Nell’ultima domenica di gennaio, ancora una volta, si sono svolte in Russia delle manifestazioni di protesta contro il governo Putin dopo l’arresto di Alexey Navalny, il maggiore oppositore dell’attuale presidente russo. La polizia ha spento le proteste con diverse manganellate; si parla, infatti, di migliaia di arresti, tra cui figurerebbero anche alcuni giornalisti. È stata multata, tra gli altri, Yulia Navalnaya, moglie dello stesso Navalny, per la sua partecipazione alla protesta.
In Russia si vive una situazione di tensione, e Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio, ha dichiarato che Navalny è “una canaglia politica, una persona che impiega tattiche sconsiderate per arrivare al potere al fine di raggiungere i propri obiettivi. A questo proposito, le azioni di Navalny sono diventate molto più ciniche e spregiudicate di quanto non fossero solo pochi anni fa”. Lo stesso, inoltre, ha accusato Twitter, la piattaforma di cui si starebbe servendo Navalny per acquisire maggiore consenso tra la popolazione e arrivare al potere.
Sembra che Navalny verrà citato in tribunale, con il rischio che la sua pena condizionale possa diventare reale e che possa scontare più di 2 anni di carcere.
L’accaduto ha scatenato reazioni in tutto il mondo, in particolare degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, per la repressione attuata dal governo russo nei confronti dei manifestanti e della libera espressione politica. Attraverso le parole di Josep Borrell, l’Ue ha condannato duramente l’atteggiamento della polizia russa contro i manifestanti. Dall’altra parte, invece, Dimitri Peskov, portavoce del governo di Mosca, giustifica la dura repressione attuata dalla polizia contro i manifestanti, assicurando che essa rientra nei limiti stabiliti dalla legge.
Gli Stati Uniti, invece, si sono scagliati contro il governo russo, che però, sempre tramite lo stesso Peskov, sembra non aver gradito il loro intervento, dichiarando di non avere alcuna intenzione di ascoltare le loro ragioni, dato che ritiene la loro un’inappropriata intromissione nella vicenda Navalny.