E’ necessario dire “Basta” alla segregazione legale e la repressione dei diritti fondamentali . Era prima mio padre e con lui i miei fratelli, ora è mio marito: alla loro volontà è piegata la mia esistenza, a loro è dovuta obbedienza! Sono una loro cosa, un schiava, ma io vorrei vivere, gioire, ridere, studiare, queste le mie aspirazioni! Sogno di essere altro, perché io sono!
L’essere donna costituisce ancora discriminazione! In molti Paesi arabi e nelle società islamiche, la cultura maschilista a cui sono sottomesse, genera violenze e soprusi giustificati da usanze religiose o “valori” delle società di appartenenza. Nei regimi totalitari o integralisti fondati su culture primitive, il ruolo della donna di totale sudditanza all’uomo, le sottopone a comportamenti aberranti che ne offendono la dignità e le mortificano nella mente e nel corpo: ingiustizie così palesi, legate ad abitudini culturali in contrasto con i diritti individuali.
A questi si vanno ad aggiungere, le violenze domestiche, l’imposizione di chador, burqa e neqab, a coprirle totalmente, a nasconderle agli occhi degli altri! Sotto quella copertura, in molte di esse c’è la consapevole volontà di liberarsi da questa schiavitù millenaria esercitata dagli uomini. Una schiavitù, che sembrava essersi allentata agli inizi del secolo scorso e “durata” sino agli anni Settanta quando le donne erano state ricacciate nel loro ruolo secondario.
Oppresse dal rifiuto dei maschi, non disposti rinunciare a un diritto ritenuto legittimo, solo perché è esercitato dal genere maschile, un diritto arrogato e trasmesso. di generazione in generazione in un mondo fatto da gli uomini per gli uomini. Fino a quando esse saranno considerate solo di “proprietà” non vi sarà mai emancipazione, allo stesso modo il potere maschile esercitato su loro scomparirà quando vi sarà la possibilità di attribuire loro tutti i diritti e i riconoscimenti spettanti.
La questione deve essere affrontata sia su un piano giuridico che etico, perché la segregazione legale e la repressione dei diritti fondamentali delle libertà e partecipazione alla vita pubblica e sociale abbiano fine. E’ necessario liberare da tutti i dettami maschilisti l’applicazione di leggi offensive per tutte le donne, sostenere un percorso di riabilitazione attraverso proposte concrete per promuovere il rafforzamento dello status femminile, per combattere in modo sempre più efficace ogni discriminazione sostenendo la piena attuazione del principio di eguaglianza: è giunta l’ora di “spezzare” le catene.