La disinformazione è diventata un problema sempre più pressante, in particolare nell’era digitale in cui viviamo. OpenAI avrebbe recentemente smascherato e neutralizzato un’operazione di disinformazione condotta dall’Iran, che sfruttava l’intelligenza artificiale (IA) di ChatGPT per creare e diffondere notizie false e polarizzanti sui social media. Secondo quanto riportato in una nota dall’azienda, OpenAI avrebbe identificato diversi account che utilizzavano il chatbot per generare contenuti per cinque diversi siti web, redatti in inglese e spagnolo, con l’intento di alimentare divisioni su temi delicati come le elezioni presidenziali, i diritti LGBTQ+ e il conflitto a Gaza. La campagna, denominata “Storm-2035”, mirava a impersonare fonti sia conservatrici che progressiste per seminare confusione. Come riportato anche da Engadget, La strategia degli hacker iraniani comprendeva la creazione di una rete di falsi siti web e account sui social media per diffondere contenuti manipolativi. Tuttavia, i loro sforzi sono stati in gran parte vani, con la maggior parte dei post pubblicati che ha ricevuto scarsa attenzione, rivelando la fragilità dell’operazione. Per individuare questa rete, OpenAI si è avvalsa di un report di Microsoft Threat Intelligence, pubblicato la scorsa settimana. Microsoft aveva identificato il gruppo, collegandolo a un’operazione più ampia già attiva dal 2020, con l’obiettivo di influenzare le elezioni presidenziali statunitensi. Così facendo l’azienda avrebbe individuato i cinque siti associati a “Storm-2035”, con nomi di dominio e URL credibili. Il gruppo avrebbe quindi utilizzato ChatGPT per scrivere diversi articoli inventati e fuorvianti, tra cui uno che affermava “X censura i tweet di Trump”. Nonostante il limitato coinvolgimento del pubblico, il fatto che OpenAI abbia bloccato questo tentativo mostra l’attenzione della società per questi casi, ma evidenzia anche i rischi potenziali dell’uso improprio dell’intelligenza artificiale (come ChatGPT) per influenzare l’opinione pubblica. Infine, mette in luce l’importanza di educare gli utenti a riconoscere contenuti generati artificialmente, per contrastare la crescente minaccia della disinformazione digitale.
Traduci