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CHI CANTA PREGA DUE VOLTE

Quando pensiamo al destino, ci precludiamo la possibilità di cambiare le cose: attribuiamo ad esso le sembianze di una presenza malevola, che offre alla vita un percorso già scritto, con un finale prestabilito. Ma, connettendoci all’universo, possiamo appurare che la realtà è molto semplice.

L’universo, che è energia, ci consente di modificare il futuro mediante la preghiera. Il conflitto di interesse si innesca quando gli uomini combattono tra loro, ognuno pregando il proprio dio. Così, è possibile cambiare il corso della storia. Siamo sempre noi a stabilire quello che diverremo. L’universo sa esattamente cosa pensiamo, perché i nostri cuori sono collegati ad esso. Questo è il miracolo ed è anche la magia della vita.

La preghiera è un canto che parte dal cuore. Va espressa all’universo con infinita gratitudine, e non deve essere una supplica.

La passione è un sentimento legato alla pancia. Utilizza una efficace metafora ed una parziale aggregante, equiparante, al contrario della ragione che è analitica, distinguente e distributiva. Sicché è possibile soffrire, uccidere e morire per una passione, per la guerra o per l’amore, rendendo tuttavia ai nostri occhi ogni impresa ad essa legata epica, mitica, fattibile, plausibile.

E può succedere che, preda delle passioni, si ricorra ad operai dell’occulto per ottenere una vittoria in guerra, o conquistare un’amante perduto.

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Le nostre nonne innamorate realizzavano il legamento d’amore unendo due fazzoletti, uno di colore bianco e uno rosso, riposto ben nascosto in un cassetto, confidando che l’amato non scoprisse mai il malfatto. Talismano principe di continuità e d’amore di tutti tempi resta il diamante che, a detta delle nonne e delle mamme, “è per sempre”. Anche il corallo rosso simboleggia il legame d’amore, e si regala per stabilire l’idea di un rapporto inesauribile. Nella Madonna di Cascano, un olio del Quattrocento, è rappresentato un Gesù bambino adornato con braccialetti di corallo rosso.

Per ricordare un evento, in genere siamo soliti fare un nodo al fazzoletto e, se subiamo un torto, ce lo leghiamo al dito. Pare che il nodo sia di origine antichissima. Il nodo celtico triangolare, un tempo, era utilizzato a difesa dei druidi e delle streghe, il cui mestiere precipuo consisteva proprio nel fare i nodi ai venti, utili ai marinai, per essere spesi durante le tempeste in mare. Il nodo è preso in considerazione nella Commedia dantesca, assumendo il significato di debito contratto con il Divino, che rappresenta talvolta un ostacolo. Alcuni di noi, quando sono perseguitati dalla cattiva sorte (ma anche gli indolenti a cui piace poco lavorare), dicono di aver contratto un nodo, o di aver subito una fattura. E’ possibile (ma non auspicabile), recarsi da un venditore di pozioni magiche, o affidarsi alla protezione di uno sciamano, oppure mettersi nelle mani della Madonna dei nodi recitando le novene. Questo aiuto, che confida nella recitazione del rosario (ed è anche il più sano), è costituito da una semplice cordicella annodata, che simboleggia il legame della fede cristiana. Spesso, per migliorare la vita, si ricorre ai santi con offerte e sacrifici. Ma se ci sembra che questi santi rispondano alle nostre richieste, siamo entrati in contatto di entità poco serie.

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I nodi rappresentano lo scorrere infinito dell’energia divina, e il ciclo della vita che non ha mai fine. Quelli più tenaci si sciolgono da soli, perché la corda si consuma.

Possiamo cantare per mandare via la tristezza o per farci coraggio. “Chi canta prega due volte”: pare che questa frase sia stata attribuita (ma non v’è certezza) a Sant’Agostino, a cui revochiamo i diritti d’autore di cui ha beneficiato sino ad oggi. E allora, chi ha patrocinato questo detto? Forse un avo di Mogol, il cui intendimento era quello di alzare l’audience nelle chiese, con una forte spinta ai gospel, ai canti gregoriani e alle messe cantate.

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Data:

15 Giugno 2018