Vi presento «Chiamata dei figli di Zebedeo» del pittore Marco Basaiti, di origine greca ma operante in ambito veneziano.
L’opera del 1510 si trova nella Galleria dell’Accademia a Venezia. La pala era stata commissionata per la Certosa di Sant’Andrea, oggi non più esistente, e viene considerata la prima nell’arte veneziana a riportare un soggetto narrativo.
È evocato l’ambiente veneto dell’entroterra con un caratteristico lago di montagna: le borgate fortificate che si incastonano nel paesaggio somigliano più a piazzeforti veneziane che alle città della Galilea.
Questo è un espediente per ricordare i luoghi da cui provenivano i giovani che avevano abbandonato tutto per farsi monaci certosini avendo prestato ascolto all’invito di Gesù che ancora chiama oggi, interpellando ciascuno a diventare suo discepolo.
Basaiti si rifà al racconto dell’evangelista Marco, che inizia con: «mentre camminava lungo il mare di Galilea».
È l’ambiente naturale in cui Gesù si muoveva solitamente quello che l’artista rappresenta: la natura offre i primi elementi della conoscenza di Dio e, per di più, proprio i dipinti veneziani sono noti per la bellezza dei loro paesaggi. «Gesù vide Giacomo figlio di Zebedeo e Giovanni suo fratello, anch’essi nella barca a sistemare le reti».
La vocazione nasce sempre dallo sguardo di Gesù perché è lui a scegliere i discepoli e non viceversa, è lui che è capace di uno sguardo che pervade e che sconvolge l’anima fino al punto di compiere scelte radicali.
Questi uomini hanno permesso a Dio di entrare nella loro vita per realizzare il progetto del suo amore che non è altro che la loro felicità: Gesù li chiama nonostante le loro debolezze, i loro fallimenti ed i loro tradimenti, non guarda a ciò che sono ma a quello che potrebbero diventare con il suo aiuto.
Inaugura il ministero pubblico associando a sé dei collaboratori: non è un solista!
Non li cerca tra le persone in vista ma tra la gente comune: Gesù si rivolge ai figli di Zebedeo appena dopo aver chiamato altri due fratelli, Simone ed Andrea.
I primi due discepoli stanno alla sua destra e alla sua sinistra.
Simone, colui che sarà chiamato Pietro, imita il gesto di Gesù: con la mano destra indica Giacomo e Giovanni e con la sinistra stringe la cintura, evocando profeticamente il dialogo tra Pietro ed il Risorto riportato dall’evangelista Giovanni, in cui si allude al martirio dell’apostolo. La mano sinistra di Gesù indica il gesto di Pietro: il dipinto parla non solo dell’inizio, ma anche del compimento del cammino dei discepoli, chiamati a seguire Gesù fino alla fine!
Il colore scuro della pelle di Pietro ricorda che era pescatore, dedito alla fatica e abituato a stare sotto il sole: Gesù sceglie proprio lui ad essere guida e roccia per la sua chiesa. Dall’altra parte Andrea, con lo sguardo rivolto allo spettatore, è messo in evidenza in quanto titolare della Certosa per la quale era stato commissionato il quadro.
Con la sinistra sembra quasi voler arrestare l’arrivo dei figli di Zebedeo e con la destra indica se stesso, alludendo alla polemica circa la ricerca dei posti d’onore: i due fratelli chiederanno a Cristo di sedere uno alla sua destra ed uno alla sua sinistra all’avvento del suo Regno, suscitando lo sdegno degli altri dodici.
Andrea sembra voler ammonire fin da subito i due nuovi arrivati, i monaci del ’500 e tutti coloro che ancora oggi contemplano l’opera. I figli di Zebedeo hanno gli occhi fissi su Gesù: Giacomo è davanti e Giovanni è dietro, sia per rispetto dell’anzianità sia per l’ordine di chiamata da parte del Maestro.
La mano destra di Giacomo è rivolta ai piedi di Gesù per manifestare la disponibilità a seguirlo, mentre la sinistra di Giovanni indica il padre che viene lasciato alle loro spalle; entrambi i fratelli portano una mano al petto a segnalare la disposizione interiore per rispondere alla vocazione.
All’estremità destra il vecchio Zebedeo osserva i figli che rispondono alla chiamata di questo misterioso rabbi itinerante ed il colore rosso del suo abito indica il martirio del cuore per la partenza dei figli.
Giacomo, patrono dei pellegrini, s’inginocchia davanti a Gesù: sarà il primo apostolo a dare la vita per il maestro.
Sullo specchio d’acqua l’attività di altri pescatori continua: il dipinto allude all’alternanza tra vita attiva e vita contemplativa.
Nella collina alle spalle di Gesù compare un pastore, rappresentato appena sopra due altri pescatori: è un accenno alla nuova condizione di coloro che condividono con Gesù il ministero apostolico.
Il ramo secco in alto è un monito: non rispondere alla chiamata significa rimanere sterili, senza frutto.
«Immediatamente li chiamò». L’appello del Maestro è carico di esigenze, per cui i suoi discepoli devono lasciare tutto: «lasciarono il loro padre», cioè gli affetti terreni, votandosi alla castità; «la barca» cioè le cose materiali e le ricchezze, votandosi alla povertà; «e lo seguirono» dunque si votarono all’obbedienza.
Gesù chiede tutto, ma dà tutto: gli Apostoli avranno l’onore e l’onere di portare la parola di Gesù «fino ai confini della terra», ma prima devono «stare con lui» nella preghiera e nell’ascolto della sua Parola.
Molti si interessano di lui e lo strumentalizzano, ma Gesù vuole persone che vivano di lui.
La stupenda esperienza che hanno fatto gli Apostoli è aver incontrato Gesù e averlo seguito: quanti uomini nel corso della storia e ancora oggi rimangono affascinati dalla sua parola e dal suo sguardo che continua a chiamare per seguirlo. Certezza che si fonda nelle sue parole: «Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo».
In primo piano un giovane pescatore guarda la scena dalla prospettiva dello spettatore: forse si tratta di uno dei garzoni citati nel Vangelo, ma in questo caso è un invito a contemplare.
Anche tu sei invitato a fare come lui, a meditare su Gesù che di sua iniziativa si fa vicino e rivolge la sua parola.
Nella parte più bassa del quadro compaiono due barche: in quella di Zebedeo ci sono le reti, strumento di lavoro per procurarsi pane quotidiano, mentre nell’altra barca sotto Gesù sono raffigurati il pane spezzato ed una brocca di vino, segni dell’Eucaristia.
Non a caso, la tela nasce come una pala d’altare, che dunque stava appena sopra la mensa su cui si celebrava il rito della Messa.
Sarà proprio l’Eucarestia il nutrimento fondamentale con cui i discepoli potranno sostenere la loro fede lungo il cammino della vita.