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CHIAMATA DEI PRIMI APOSTOLI – Domenico Ghirlandaio

Vi presento la «Chiamata dei primi apostoli», affresco realizzato da Domenico Ghirlandaio tra il 1481 e il 1482 per la Cappella Sistina.

La decorazione, commissionata da Sisto IV, è uno dei capolavori del Quattrocento e fu realizzata da artisti fiorentini tra cui Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio, Cosimo Rosselli e Pietro Perugino, inviati da Lorenzo il Magnifico.

I dodici affreschi, sei per lato, narrano in due cicli paralleli la vita di Mosè e di Gesù, con lo scopo di affermare la legittimità e l’autorità papale, collegandola direttamente alla tradizione biblica e alla figura di Pietro, primo papa e discepolo di Gesù.

Gli artisti, pur con stili diversi, condivisero una visione comune e un linguaggio figurativo basato sulla monumentalità delle figure, sulla chiarezza compositiva e sulla prospettiva rinascimentale: l’obiettivo era creare scene chiare e leggibili per comunicare ai fedeli i messaggi religiosi e morali delle Scritture.

La «Chiamata dei primi apostoli» si svolge in un paesaggio ordinato e dettagliato, con un lago al centro di un’ampia vallata montuosa. Colline, alberi e costruzioni classicheggianti richiamano la storia sacra e allo stesso tempo radicano l’episodio evangelico nel mondo reale ed umano. A destra si distingue Firenze, con il Battistero di San Giovanni e palazzo Vecchio. I personaggi, in particolare Cristo, sono imponenti e dignitosi, con una solida presenza fisica tipica del Rinascimento fiorentino. Sulla riva sinistra Gesù, vestito con i tradizionali colori rosso e blu, chiama i due fratelli Simon Pietro e Andrea intenti a pescare dalla barca, «ed essi, lasciate subito le reti, lo seguirono» (Mc 1,18). Sulla riva opposta, a destra, la stessa coppia è dietro al Cristo che chiama altri due fratelli, Giacomo e Giovanni, impegnati a rammendare le reti sulla barca del padre Zebedeo.

In primo piano al centro, Pietro con un mantello giallo e Andrea con uno verde sono inginocchiati davanti al Cristo che li benedice dando inizio alla loro missione di diffusione del messaggio evangelico. Il gesto di Gesù simboleggia non solo un invito a un cammino fisico, ma soprattutto a un percorso spirituale. Il contrasto tra la fermezza divina di Cristo e l’umiltà e la sorpresa dei pescatori evidenzia la trasformazione interiore che sta per compiersi: l’uomo comune, preso dalle sue occupazioni quotidiane, è chiamato a un compito superiore che trascende il mondo materiale. I due apostoli non sono più giovani: ciò indica che la sequela di Cristo, pur appena iniziata, rappresenta la vocazione per l’intera vita di Pietro e Andrea. Commuove come gli occhi dei due pescatori, ormai anziani, siano ancora, oggi come allora, fissi su Gesù.

Molti spettatori in abiti moderni assistono alla scena, come in una grande platea ai lati di un palcoscenico. Diversi personaggi sono ritratti dal vero e appartengono alla comunità fiorentina presente in quel periodo a Roma. Dietro a Gesù si trova Diotisalvi Neroni, amico di Cosimo dè Medici, ma poi cospiratore contro suo figlio Piero; scappato da Firenze per l’insuccesso delle sue trame, si rifugiò a Roma, vivendo isolato, come indicato dalla sua posizione defilata dal gruppo degli altri fiorentini sulla destra. A sinistra si nota un gruppo di donne, tra cui spicca una dama di spalle con mantello blu, intenta a conversare con le altre; accanto a lei c’è un uomo dalle mani particolarmente espressive con mantello giallo e con un mazzocchio bianco annodato in testa; seguono un anziano calvo con sciarpa a righe e un uomo con lunga barba bianca, probabilmente un erudito orientale. I giovani dietro di loro, impegnati nelle loro conversazioni piuttosto che attirati dall’evento principale, potrebbero rappresentare i quattro pittori che lavoravano nella Sistina: Perugino con la veste rossa, Botticelli con la veste nera e il cappello, Domenico Bigordi, soprannominato Ghirlandaio, raffigurato infatti con la ghirlanda in testa, ed il Pinturicchio, con decorazioni piumate su un copricapo rosso.

Nel gruppo di destra si vede una raffigurazione della comunità fiorentina a Roma che accolse gli artisti, ritratti da Ghirlandaio nei loro abiti eleganti. In primo piano spicca Gianfrancesco Tornabuoni vestito con elegante abito rosso, sciarpa rigata calata sulla schiena e la berretta dello stesso colore; dietro di lui ci sono un giovane biondo di profilo e, a sinistra, un uomo in nero, presumibilmente Giovanni Tornabuoni, responsabile del Banco Medici a Roma e futuro tesoriere di Sisto IV; il successivo giovane dal profilo affilato e ben illuminato è probabilmente Giovanni Antonio Vespucci.

Nella fila antistante c’è un uomo fiero in un manto violaceo e caschetto grigio, forse Francesco Soderini o Raimondo Orsini; accanto a lui, l’anziano con corta barba bianca, borse agli occhi e un curioso cappello rigido, è Giovanni Argiropulo, maestro di greco a Firenze, fuggito da Costantinopoli dopo la caduta della città in mano ai Turchi nel 1453. Il bambino che guarda verso lo spettatore potrebbe essere Lorenzo Tornabuoni, figlio di Giovanni, che subì la perdita del padre, problemi finanziari e la morte della giovane moglie.

Nel cielo volano vari uccelli, tra cui pavoncelle, anatre, un falco e un martin pescatore: elementi naturalistici che spesso rimandano a significati simbolici. Il Ghirlandaio amava molto la raffigurazione degli uccelli e di loro ci offre alcune immagini precisissime. Si nota un falcone che caccia un’anatra: secondo un testo di Ugo di san Vittore, il falco rappresenta la nobiltà, il maestro dello spirito, mentre l’anatra è l’immagine bassa dell’umanità viziosa; dare la caccia all’anatra era simbolo del maestro dello spirito che domina e aiuta a vincere le passioni.

Data:

15 Febbraio 2025