Chiesta estradizione per tutti i latitanti in Francia
“Alla Francia sono state trasmesse richieste di estradizione per tutti i latitanti localizzati nel Paese. Non risponde al vero, quindi, quanto – secondo fonti di stampa – avrebbe dichiarato la ministra francese, Nicole Belloubet, a proposito dell’assenza di istanze da parte delle autorità italiane”. E’ quanto precisa in una nota il ministero della Giustizia, ricordando che “già nella seconda metà degli anni ’80, l’Italia ha presentato numerose domande di estradizione, su cui le autorità francesi non si sono mai pronunciate. Richieste che sono state reiterate nell’ottobre del 2002, corredate da copiosa documentazione, e che risultano tutt’ora pendenti”.
“Fra queste, anche la domanda di estradizione nei confronti di Marina Petrella, accolta nel 2008 e successivamente sospesa dalla Francia per motivi di salute. Mentre le domande di estradizione nei confronti di Paolo Ceriani Sebregondie Sergio Tornaghi sono state rigettate”, spiega ancora il ministero, e chiarisce infine che “tutti i soggetti per cui è stata richiesta l’estradizione, sono inseriti nelle banche dati del sistema informativo Schengen e dell’Interpol e che la cosiddetta ‘Red Notice’ dell’Interpol equivale ad una richiesta di arresto provvisorio”.
Salvini: “Evidenze di contatti tra Ong e trafficanti
“Ci sono anche evidenze investigative di contatti telefonici tra persone a bordo delle navi delle Ong e alcuni trafficanti a terra. Ma questo riguarderà l’autorità giudiziaria e non il ministro dell’Interno”. Lo ha detto Matteo Salvini, parlando in conferenza stampa al Viminale per illustrare i dati sull’immigrazione.
“Questo – ha sottolineato il ministro dell’Interno – è il primo anno in cui a oggi in Italia si registrano più espulsioni che arrivi: a fronte di 155 sbarchi i rimpatri già effettuati sono stati 221 a cui si possono aggiungere 368 respingimenti alla frontiera. Abbiamo cominciato con il piede giusto”.
Per quanto riguarda “le presenze dei richiedenti asilo ospiti delle strutture italiane, ovviamente a pagamento dei cittadini italiani, il confronto tra il 1 gennaio 2018 e il 1 gennaio 2019 vede un meno 50mila”. “Al 1 gennaio 2018 – ha chiarito – le presenze sul territorio italiano nelle varie strutture erano 183mila, ad oggi sono 133mila, quindi meno 50mila. Diminuiscono le domande di asilo che vengono analizzate con scrupolo e i dinieghi sono passati dal 57 al 78 per cento”.
Trivelle, spunta ipotesi decreto ad hoc
“Non c’è stato nulla da fare, restiamo lontani dall’accordo“. A fine giornata, dopo una trattativa estenuante sul tema trivelle, alla Lega non resta che prendere atto di quello che i big del Carroccio, che lavorano sul dossier energetico, definiscono un “irrigidimento dei Cinque Stelle incomprensibile”. Un nulla di fatto, dopo aver cercato l’intesa sulle trivellazioni, su cui pesano le parole del ministro Costa che ha puntato i piedi, facendo sapere che lui non firmerà per il via libera alle perforazioni. Non è bastato, spiegano fonti parlamentari della Lega, proporre una “rivisitazione dei canoni, facendo notare come bisogna innanzi tutto garantire la tenuta delle aziende”. Dallo stallo, ragionano i leghisti si deve uscire. Tra le possibilità da valutare, a quanto apprende l’AdnKronos quella di stralciare dal dl semplificazione la questione delle trivelle, pensando a un decreto energetico ad hoc, in cui sia possibile fare una sintesi di maggioranza che riesca a tenere insieme le esigenze ambientali e quelle produttive e energetiche. Stralcio che ha chiesto lo stesso Pd in serata, per consentire l’esame del dl semplificazioni che cancella la tassa sul no profit. Il ministro delle Infrastrutture e trasporti, Danilo Toninelli, intervistato a ’Stasera Italia’, ha parlato tuttavia di accordo in serata: “Le trivelle direi proprio di no. C’è una proroga, un blocco di 18 mesi, la Lega è d’accordo. Penso che stanotte stessa troviamo una soluzione, come sempre si fa sintesi, accordo”.
Intanto la difficile trattativa tra Lega e Movimento 5 stelle è ancora in corso. A quanto si apprende da fonti di governo M5S, il Movimento 5 Stelle non arretrerà di un centimetro sulla questione. E oltre a sospendere le nuove prospezioni e ricerche di idrocarburi, fino all’approvazione del Piano per la transazione energetica sostenibile nelle aree idonee, il M5S è anche per rideterminare i canoni di coltivazione e stoccaggio degli idrocarburi. Infatti, riferiscono le stesse fonti, è essenziale smettere di fare regalie economiche alle compagnie petrolifere che, ad oggi, pagano circa 40 euro per chilometro quadrato di suolo a fronte di fatturati di miliardi di euro annui. ’Sostanzialmente -spiegano -, le multinazionali vengono a prendersi il nostro petrolio devastando il territorio italiano e lo rivendono all’estero lasciando solo danni al nostro Paese. L’Italia deve riprendersi la sovranità delle proprie fonti energetiche, delle proprie coste, del proprio mare, della propria terra’, sostengono le fonti.
LO SCONTRO – Nel corso della giornata il governo non ha mai sciolto il nodo sulle proposte di modifica da inserire nel dl semplificazioni che riguardano le trivelle. Per questo il decreto, spiegava all’Adnkronos un esponente di peso del M5S, “potrebbe saltare”. La trattativa tra M5S e Lega comunque continua: secondo quanto apprende l’Adnkronos il tema sarebbe la percentuale dell’aumento degli oneri concessori. Le Commissioni Affari costituzionali e Lavori pubblici del Senato sono quindi bloccate nell’attesa che la maggioranza trovi un’intesa.
Stamattina il ministro Costa era stato netto: “La Via (Valutazione di impatto ambientale, ndr) si compone da una commissione autonoma che rilascia un parere che va sul tavolo politico, non è un obbligo firmarlo, è una valutazione. Lo dico – aveva spiegato – perché io sono per il no alle trivelle e le trivelle passano per la Via che arriva sul tavolo del ministero dell’Ambiente: io non le firmo. Mi sfiduceranno per questo come ministro? Vabbè, tornerò a fare il generale dei Carabinieri, è la libertà di chi ha un altro lavoro”.
A replicare al ministro attraverso l’Adnkronos, il viceministro per l’Economia, il leghista Massimo Garavaglia: sulle trivellazioni “Costa deve fare il ministro, non quello che vuole lui” visto che ci sono “atti obbligatori e c’è un iter in corso”. Sulla vicenda delle trivelle, ha poi aggiunto Garavaglia, “ci sono atti obbligatori, è una questione amministrativa, non di scelta politica”.
Costa ha invece incassato l’approvazione del presidente della Camera Roberto Fico: “Non si può pensare – ha dichiarato – di vivere il presente e progettare il futuro restando ancorati a modelli del passato. Viviamo un’epoca di transizione energetica che può solo andare avanti e non ammette passi indietro. Un momento di evoluzione e trasformazione che riguarda l’energia e i modelli di sviluppo e che detta la strada da seguire, quella delle fonti rinnovabili, con l’abbandono progressivo delle fonti fossili. In questo quadro di rivoluzione economica ed energetica vanno sospese le ricerche di nuovi giacimenti di idrocarburi, a partire dalle trivellazioni in Italia”.”Dobbiamo investire nelle rinnovabili, nel futuro. Il passato e le tecnologie obsolete, lasciamoceli alle spalle”, conclude la terza carica dello Stato.
A confidare in una comunione di intenti era invece è Mauro Coltorti, presidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato ed esponente del M5S: “E’ chiaro che siamo due forze politiche che su alcuni argomenti hanno idee diverse, si sapeva che c’erano pareri discordanti” ma “confido in una ricomposizione”, ha commentato all’Adnkronos. “Ma – precisa Coltorti – c’è anche il fatto che la quinta Commissione deve terminare di esprimere i pareri. E’ un procedimento complesso, ci sono varie questioni. Le trivelle sono uno di questi argomenti. Le opposizioni vogliono essere rese partecipi su questi temi, quindi si rinvia, in attesa che sia tutto ben definito. Aspettiamo il parere della Commissione, spero in giornata di riunire la Commissione e andare a chiudere”.
EMENDAMENTO ’BOLLINATO’ – ’’Entro diciotto mesi’’ dalla data di entrata in vigore del decreto legge semplificazioni dovrà essere approvato il ’piano per la Transizione energetica sostenibile delle aree idonee’ che dovrà individuare ’’un quadro definitivo di riferimento delle aree’’ dove sarà consentito utilizzare le trivelle. Il ’Pitesai’ è contenuto in un emendamento, che ha ottenuto la bollinatura della Ragioneria generale dello Stato, ma su cui ancora non c’è l’accordo politico.
Il Pitesai dovrà tenere conto di ’’tutte le caratteristiche del territorio, sociali, industriali, urbanistiche e morfologiche’’ e sarà adottato ’’previa valutazione ambientale e strategica’’. Il piano, inoltre, per ottenre il via libera sulla terraferma, dovrà ottenere l’ok della Conferenza unificata.
La proposta di modifica stabilisce che, con un decreto del Mise e del ministero dell’Ambiente, dovrà essere approvato il piano che fisserà i paletti per lo svolgimento delle ’’attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale, volto a valorizzare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica delle stesse’’, si legge. Fino all’approvazione del Pitesai, ’’al fine della salvaguardia e del miglioramento della sostenibilità ambientale e sociale’’, sono sospesi i procedimenti amministrativi, ’’ivi inclusi quelli di valutazione di impatto ambientale relativi al conferimento di nuovi permessi’’.
Bufera su ’Libero’, Feltri: “Chi ci spara addosso ha letto solo il titolo”
“L’omofobia ce l’ha in testa chi ci critica“. Il direttore di ’Libero’ Vittorio Feltri replica così alle polemiche suscitate dal titolo di oggi del quotidiano (’Calano fatturato e Pil ma aumentano i gay’). “Chi ci spara addosso – dice all’Adnkronos – ha letto solo il titolo ma non il testo, in caso contrario avrebbe scoperto che quei dati ci sono stati forniti dalle stesse associazioni gay. Di cosa ci si offende? Se calano fatturato e Pil c’è qualcuno che se ne rallegra? E’ un titolo fattuale, come direbbe Crozza”. “E’ un dato di fatto – sottolinea – abbiamo citato delle cifre, cosa c’è da indignarsi? Dov’è il problema, non si può dire che aumentano i gay? Siamo forse in Iran?”.
Quanto alla notizia dell’avvio della procedura interna per vagliare la possibilità di bloccare l’erogazione dei fondi residui spettanti al quotidiano, come annunciato dal sottosegretario con delega all’editoria Vito Crimi, Feltri dichiara: “Si parla da mesi del blocco dei fondi, chiamano i giornalisti ’puttane’ e nessuno si scandalizza. Danno soldi a cani e porci e poi – conclude – dicono che siamo noi a uccidere la democrazia”.
’’Il titolo sui Gay? Sono gli unici che non sentono la crisi, Non si può dire? Secondo me invece il governo non si può permettere di censurare un giornale. Ci chiudesse allora, non capisco cosa voglia da noi’’. Nessun dubbio nel difendere la prima pagina nemmeno per Pietro Senaldi, direttore editoriale del quotidiano. ’’Noi facciamo dei titoli normali – dice – quello di oggi non offende nessuno e in futuro continueremo a fare titoli così, comprensibili e normali. E su questo diritto si è pronunciata anche la Federazione della Stampa’’.
Senaldi invita a leggere titolo e articolo: ’’Dire che aumentano i gay è irriguardoso? A me non sembra. Non c’e’ alcun giudizio di merito. Non apre contro i gay. Se si legge l’articolo si capisce che il paese è in crisi e gli unici a non sentirla sono gli omosessuali che aumentano. Dire che aumentano i cinesi è irriguardoso? Non si può scrivere? Forse il fatto che aumentano è un problema per qualcuno, ma non per noi’’.
Il direttore invita a leggere anche gli altri giornali: ’’Tutti aprono sul fatto che la Germania non manda una nave nell’operazione Sophia e i cattivi sono gli italiani. Ma siamo impazziti? Calano fatturato e Pil e la gente si preoccupa che aumentano gli omosessuali. Sinceramente non capisco’’.
Crimi: “Libero? Titoli possono avere effetti devastanti”
“Quando parliamo di prodotti giornalistici il titolo è un elemento a se’ stante, il titolo in prima pagina ha un valore che può andare al di là dei contenuti”. Ad affermarlo, parlando con l’AdnKronos, è il Sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, Vito Crimi, commentando la bufera scatenata dalla prima pagina del quotidiano ’Libero’ . “Il titolo di un quotidiano in prima pagina ha un valore che va anche al di là dei contenuti, ha un impatto che può anche avere effetti devastanti” ha continuato Crimi ricordando che “la responsabilità di un direttore è anche nel titolo, anzi è la prima responsabilità “.
Prodi: “A sinistra mancano idee e prospettive”
Il j’accuse è pesante. “In politica i cambiamenti avvengono spesso più velocemente di quanto non si creda” dice l’ex presidente del Consiglio e della Commissione europea Romano Prodi a margine di un incontro pubblico al Press Club di Bruxelles. “Non avevo mai pensato di vincere le elezioni, mentre in un anno abbiamo organizzato tutto ed è andata bene. Il problema è di avere un’idea e una prospettiva, che è quello che manca oggi”. In Italia “chiaramente in questo momento abbiamo un’opposizione, ma nessuna alternativa. Perché un’alternativa vuol dire un numero che possa visibilmente sostituire nel breve termine” la maggioranza di governo. “A meno che non venga data forma ad un’alternativa di governo, sarà difficile avere un cambiamento”.
ITALIA-FRANCIA – Gli esponenti del governo che hanno attaccato la Francia in questi giorni lo hanno fatto con “superficiale brutalità”, inadatta alle questioni “complesse” e “raffinate” che sono sul tappeto. “Io quando vedo ’sta roba – commenta Prodi – non riesco neanche a capacitarmi. Anche se ci fossero dei problemi, il modo di affrontarli, con una superficiale brutalità, di fronte ai problemi che sono così complessi e raffinati…ma siamo in un’epoca in cui si pensa che si possa sempre agire con il sì o con il no, con i referendum. Appartiene, anche questo episodio, alla crisi della democrazia di oggi”.
MIGRANTI – ’La soluzione ai flussi migratori nel Mediterraneo Centrale “passa dalla pace in Libia, che non può essere fatta fuori dalla Libia”. “Su questo – dice Prodi – la soluzione è ovvia: se non ci si mette insieme, non c’è soluzione. Ma l’immigrazione era più forte qualche anno fa di oggi, anche prima della crisi. Il problema è nato con i due grandi conflitti, la Siria e la Libia. L’unico vero rimedio, stabile e definitivo, è la fine di questa sciagurata guerra di Libia. Noi non abbiamo lo Stato-cuscinetto Turchia”. “Quante volte – continua Prodi – Muhammar Gheddafi ha minacciato di usare lo strumento delle migrazioni come strumento politico, ma non lo ha mai fatto perché c’era un rapporto di autorità con autorità, mentre oggi, finché la Libia resta un Paese totalmente anarchico, è impossibile avere una soluzione definitiva, perché ci sarà sempre qualche ramo interessato a esasperare il problema”.
REDDITO CITTADINANZA– “Il bisogno di aiutare i più poveri esiste in ogni società democratica, quindi come faccio a dire che il reddito di cittadinanza…lo chiamavamo con un altro nome, ma è cominciato prima” dice Prodi a chi gli chiede se il reddito di cittadinanza risponda a una finalità di sinistra o meno. “Il problema è di vedere le modalità e gli strumenti e le priorità con cui viene adottato. E qui riserve ci sono”.
L’EUROPA – L’Ue “soprattutto, ha perso potere. Nelle grandi tensioni commerciali del mondo, sentiamo che il gioco è tra Usa e Cina, ma il numero uno nel commercio è ancora l’Europa – aggiunge -. Questa frammentazione dell’Europa è il grande errore, essere un pane mezzo cotto e mezzo crudo”. “Non è mangiando il pane crudo, ma cuocendolo, che si va avanti. E’ un errore di questo periodo aver passato l’autorità al Consiglio, dove gli interessi sono gli interessi legittimi degli Stati, ma non la sintesi degli interessi europei”, continua Prodi. Il politico emiliano ha comunque sottolineato che un cambiamento come quello che serve, cioè una maggiore unità dell’Europa, non si è mai realizzato nella storia senza “una guerra”, per cui per realizzarlo pacificamente è inevitabile che occorra “tempo”.
Oggi “l’Europa è irreversibile. Anche chi vuole riportare maggiori poteri alle nazioni non dice, quasi nessuno lo dice, ’usciamo’” dall’Ue. “Il numero delle persone che pensano che un’Europa unita è indispensabile sta aumentando”, sottolinea ancora l’ex presidente del Consiglio. “La situazione – continua – è come quella degli Stati italiani nel Rinascimento: erano gli Stati guida del mondo, nella finanza e nella tecnologia. Poi è arrivata la prima globalizzazione, con la scoperta dell’America; non sono stati in grado di unirsi e l’Italia è scomparsa dalla carta geografica del mondo per quattro secoli. E ora, nella seconda globalizzazione, le nuove caravelle” sono i colossi dell’hi-tech “americani e cinesi”, come Google e Alibaba.
Nell’Ue oggi – spiega ancora prodi – non c’è un vero e proprio “motore francotedesco”, ma due motori “con un pistone ciascuno”, con la Francia che conduce in proprio la sua politica estera e la Germania che fa la sua politica economica. E in queste condizioni “l’automobile non va molto bene”. “Senza il motore franco-tedesco non si va avanti – afferma Prodi – ma non è certo sufficiente, soprattutto dopo gli ultimi tempi, in cui c’è stata una politica un po’ radicale. Ma quando è stato eletto Emmanuel Macron con l’inno europeo, io pensavo veramente all’inizio di una politica”.
“Rimanendo la Francia, con la Brexit, l’ultimo Paese europeo con il diritto di veto” nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu “e l’arma nucleare, io pensavo immediatamente, non a che la Francia cedesse il suo diritto di veto, ma che lo mettesse a disposizione degli altri Paesi europei”. “Per me – continua Prodi – era un fatto naturale: con delle regole, magari che l’ambasciatore all’Onu fosse sempre francese. Poi invece la Francia ha fatto una politica nazionale, in Siria e altrove, spesso anche in contrasto con la Germania, come in Siria, appunto”. Insomma, prosegue il politico emiliano, mentre la Francia ha “la politica estera”, la Germania ha “quella economica: invece di quello che ci vuole in Europa, un motore a due pistoni, abbiamo avuto due motori con un pistone ciascuno. E allora l’automobile non è che vada molto bene, in questa situazione”.
Nell’incontro di Aquisgrana “vedo qualcosa di positivo, un inizio, ma guai se è un motore esclusivo, perché l’Europa è a 28”. Ma l’Ue è stata molto lontana dai cittadini: “Per forza, quando il potere passa ai singoli Paesi, la mediazione europea e la vicinanza diventano difficili”, conclude Prodi.
BREXIT – Sul destino dell’Ue, dice l’ex presidente del consiglio, “non sono pessimista in questo momento. Le difficoltà sono tante, ma il bisogno di Europa è ancora più forte. Ironicamente, il dramma della Brexit e i problemi che porta fanno capire quanto il legame europeo fosse forte e indispensabile, anche per un Paese come la Gran Bretagna”. “Pensavo – continua – sarebbe stato un ’United Kingdom’ di fronte ad una ’disunited Europe’, ma abbiamo avuto un ’disunited Kingdom’ di fronte ad una ’United Europe’, ma proprio per il senso che l’Europa aveva costituito una realtà sua, dalla quale è difficile togliersi, perché quello è il nostro futuro”. Certo, l’Ue ha fatto sbagli: “Per forza – dice Prodi – anche io devo farmi perdonare tanti errori, nella mia vita. Ma l’indispensabilità esiste ancora, anzi più che mai. Di fronte agli Usa e alla Cina, non c’è possibilità di operare con i Paesi divisi. Faccio sempre il paragone: l’Europa è sempre come sono stati gli Stati italiani nel Rinascimento. Con la prima globalizzazione, la scoperta dell’America, non ci siamo uniti e siamo scomparsi dalla carta geografica. Adesso c’è la seconda globalizzazione: neanche la grande Germania è in grado di affrontare il mondo da sola”.
LA POLITICA – Come dice Arturo Parisi, conclude Prodi, la politica non si fa col ’che’, ma col ’chi’. Discutevo” prima di “un dibattito, mi guarda e dice: ’Tu hai ragione Romano, ma la politica non si fa col che, si fa col ’chi’”. I nostri “partiti sovranisti”, aggiunge poi Prodi, sono “in teoria popolari, ma in realtà con un’autorità verticale fortissima”. “Tutto il mondo è alla ricerca di autorità: pensate alle Filippine, alla Cina stessa che era già così concentrata, la Russia, la Turchia e il Pakistan… poi veniamo all’Ungheria, all’Italia, agli Usa, con l’elezione di Donald Trump, e finiamo con il Brasile – conclude -. Ma tutto in poco tempo: la paura e il disordine mondiale stanno provocando questa specie di grande desiderio”.