L’aggressività cinese all’interno ed all’esterno del proprio territorio, è ormai un dato di fatto innegabile. Dopo aver riconquistato con la forza la città-stato di Hong Kong, un’ormai ex-democrazia compiuta, soggiogata a suon di editti e manganelli dal governo centrale di Pechino, è arrivato anche il turno di Taiwan, Stato molto meno capace di resistere rispetto ad Hong Kong, in quanto non riconosciuto ufficialmente (pur con la presenza di importanti rapporti, soprattutto commerciali) dalle potenze mondiali. La Repubblica di Cina, anch’essa una democrazia piuttosto avanzata per gli standard asiatici, sarà molto presto soggiogata dal Partito Comunista cinese, che non intende più tollerare l’indipendenza di Formosa, e si infuria con qualunque governo osi anche soltanto partecipare a meeting con il governo “ribelle” di Taipei, giungendo persino a pesantissime minacce verso singoli individui e a misure come il divieto assoluto di ingresso nel Paese. In aggiunta a tutto questo, proseguono il genocidio degli uiguri nella regione dello Xinjiang (che la Cina continua a negare, pur ammettendo l’esistenza di campi di concentramento, che il governo definisce “di rieducazione”) e l’annosa questione tibetana.
La Cina ha inoltre diversi interessi nell’influenzare la politica di vari Stati, come ad esempio la Birmania, dove la dittatura militare che ha rovesciato il governo legittimo di Aung San Suu Kyi continua ad agire indisturbata per via del veto posto da Pechino nel Consiglio di Sicurezza ONU contro qualsiasi intervento volto a ristabilire la democrazia in Myanmar. Questo novello spirito imperialistico dell’amministrazione di Xi Jinping, che, complice la crisi da coronavirus, si appresta a festeggiare il sorpasso ai danni degli Stati Uniti come prima potenza economica mondiale, ha allarmato i Paesi Occidentali, ed ovviamente anche l’Unione Europea. Così, la Presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, ha ritenuto opportuno scrivere, congiuntamente all’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri Josep Borrell, ai leader europei, per esprimere la preoccupazione dell’UE e la sua posizione a tal proposito.
“UE e Cina hanno divergenze fondamentali, che sono destinate a permanere nell’immediato futuro e non vanno nascoste”, si legge nella lettera, dove si spiega che Pechino “ha proseguito la svolta autoritaria con un’ulteriore chiusura allo spazio politico interno, ha aumentato i controlli sociali e la repressione nello Xinjiang e in Tibet. La Cina ha inoltre represso libertà fondamentali a Hong Kong”.Per fronteggiare la minaccia proveniente da Oriente, l’Europa è pronta ad una massima collaborazione con gli storici alleati atlantici, gli Stati Uniti: “Gli Usa hanno confermato l’intenzione di impegnarsi di nuovo nelle istituzioni multilaterali e lavorare da vicino con alleati e partner, anche riguardo la Cina”, hanno aggiunto Von der Leyen e Borrell. “Quella mano tesa va raccolta”.Una presa di posizione forte, che delinea in maniera chiara l’indirizzo in politica estera dell’Unione nel futuro prossimo ed anteriore, e che potrebbe fare infuriare ulteriormente un’amministrazione cinese che mai era stata così tanto ostile.