Pubblico e promuovo questa opera, cui partecipa anche la condirettrice Antonella Giordano con un suo scritto, nella finalità di dare anche un suo contributo, attraverso il ricavato dalle vendite, al Laboratorio di Genomica del Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie dell’Alma Mater Studiorum – Università degli Studi di Bologna. Vorrei esprimere il mio più sentito ringraziamento alla collega che scrive anche per la testata che mi onoro dirigere, International Web Post. (Attilio miani)
Il diverso, il disabile, lo straniero, e, in ultima analisi, l’altro da sé, costituiscono da sempre termini di paragone per affermare presunte superiorità razziali o di civiltà, stigmatizzare manchevolezze nel prossimo (il più delle volte per celare le proprie), tracciare dei confini geografici e politici per separare i “nostri” dai “loro”.
Questa non è certo una caratteristica esclusiva della nostra epoca: da che mondo è mondo coloro che stimavano se stessi “normali” hanno cercato di ostracizzare dalla collettività quanti, per ragioni fisiche o mentali, non rientravano nel canone dettato dagli stessi “normali”. Basti pensare che per gli antichi romani i monstra vel prodigia non rientravano, al pari degli dei, nel novero dei soggetti di diritto: erano extra ordinem. E le epoche del recente passato ci hanno mostrato tutta la brutalità dell’eugenetica, tanto cara al regime nazista.
Tuttavia, se da sempre ci sono state resistenze culturali ad riconoscere pari dignità al “diverso”, altrettanto da sempre illuminati pensatori, scienziati, uomini di lettere, si sono invece opposti e battuti, cercando di rendere la diversità una ragione di ricchezza reciproca, piuttosto che un ostacolo, elaborando percorsi di inclusione, quest’ultima da intendersi non come ipocrita negazione della diversità o come patetica commiserazione.
Come fiori in un prato si pone proprio su quest’ultima scia: un gruppo di scrittori per passione, ciascuno dei quali ha contribuito con un proprio testo all’antologia, ha inteso portare una testimonianza, in forma poetica o narrativa, di un impegno sociale e civile a favore dell’inclusione e dell’accettazione dell’altro da sé.
Come scrivono i curatori: «L’idea di questa raccolta nasce da un incontro che il Prof. Pierluigi Strippoli ha tenuto a Roma nel novembre 2023 per far conoscere le ricerche che, da vari anni, conduce intorno alla Sindrome di Down nel Laboratorio di Genomica del Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie dell’Università di Bologna».
L’equipe del professor Strippoli è animata dall’intenzione – altamente meritoria – di sperimentare non più soltanto interventi riabilitativi, bensì un più efficace sistema per limitare l’incidenza dell’anomalia genetica che determina la Sindrome, cercando di arginare il ritardo cognitivo, che sostanzialmente è il principale ostacolo alla loro integrazione sociale e realizzazione umana.
Perciò, da tempo il gruppo di ricercatori bolognesi conduce, lontano dai riflettori e con l’acribia di chi crede fermamente nella possibilità di risultati incoraggianti, una serie di ricerche. Tuttavia, com’è facile immaginare, la necessità di mantenersi indipendenti da quanti vorrebbero “tirarli per la manica della giacca”, espone anche al rischio di un ulteriore restringimento dei budget, già notoriamente inadeguati per la ricerca scientifica in ambito universitario.
Ecco allora il senso di questo libro: esso si propone quale veicolo per raccogliere fondi da destinare al prof. Strippoli e ai suoi collaboratori. Ragion per la quale l’intero ricavato verrà devoluto proprio a loro e per le finalità della loro encomiabile ricerca.
È in ogni caso un libro, che, pur senza cedere a facili entusiasmi o alle lusinghe di un “buonismo” di facciata, pone interrogativi e propone delle prospettive alternative di lettura della diversità, della disabilità e dell’inclusione. E, nonostante che, come ogni lavoro antologico, i diciotto testi – ordinati secondo un criterio alfabetico per autore – siano molto eterogenei per stile e contenuto, essi propongono uno spettro largo di riflessioni ed indagini sui temi della disabilità e dell’inclusione, bensì come reale condizione culturale prima ancora che sociale.
In questi scritti, la disabilità, la diversità o gli sforzi inclusivi che vengono fatti nei confronti del disabile o del diverso, sono declinati in modo da abbracciare una casistica molto larga di “casi” e tipologie.
Vi sono, in primo luogo, accanto a lavori narrativi, tre prove poetiche (Barbieri, Mandorlo e Russo), che con il ritmo proprio dei versi scandiscono con accuratezza la dimensione esistenziale delle scandalose vite “imperfette”.
Tra i racconti, due raccontano di storie “vere”, nel senso che i loro protagonisti, ancorché trasfigurati dalla narrazione delle autrici, sono persone realmente esistenti e i fatti in essi raccontati sono realmente accaduti (Bafundi e Rossi).
Altre prove appartengono ad uno spettro molto ampio di narratività, spaziando tra un’impostazione più realistica (Garzia, Gavioso, Lo Conte, Modica, S. Ruggiero Perrino, e Simone), ad una più “fantastica” (Caivano, Franceschini, Giordano, Sartoni, e Solarino).
Per chi volesse acquistare il libro, guadagnandosi così un’antologia il cui contenuto è senza dubbio valido e piacevole, e contribuendo ad una “giusta causa”, può farlo attraverso i maggiori stores (Amazon, IBS, Mondadori, La Feltrinelli, Libreria Universitaria, ecc.)