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CON LA LEGGE DELEGA AI BLOCCHI DI PARTENZA IL FISCO CHE VERRA’

Tocca ora ai decreti legislativi collegati che il Governo, sulla base della delega, dovrà adottare entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore del provvedimento.

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A distanza di 50 anni dalla prima grande riforma tributaria, il Parlamento ha approvato il ddl n. 797 di delega al Governo per la riforma fiscale. Il provvedimento, 23 articoli distribuiti in cinque titoli, che la Camera, dopo il Senato, ha approvato in terza lettura con 184 voti favorevoli e 85 contrari e collegato alla manovra di finanza pubblica, è ora definitivo. Si attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Seguiranno i decreti legislativi collegati che il Governo, sulla base della legge delega, dovrà adottare entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore del provvedimento. I primi decreti attuativi della delega fiscale potrebbero arrivare già entro l’anno.

Gli obiettivi del progetto di riforma fiscale

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La riforma fiscale è una delle priorità individuate nel PNRR, Piano di ripresa e resilienza, ed è parte integrante del progetto di ripresa economica e sociale. Un obiettivo che il Governo intende portare a compimento per rispondere, come indicato nel disegno di legge presentato alla Camera il 23 marzo di quest’anno, alle esigenze strutturali del Paese. Stimolare la crescita attraverso una maggiore efficienza della struttura delle imposte e una riduzione del carico fiscale; razionalizzare e semplificare il sistema tributario, anche eliminando i micro-tributi; rivedere gli adempimenti dichiarativi e di versamento dei contribuenti; ridurre l’evasione e l’elusione fiscale, soprattutto attraverso l’utilizzo efficace dei dati disponibili e la modifica delle procedure di accertamento e riscossione; riordinare le disposizioni che regolano il sistema tributario con la redazione di testi unici. Sono i principali obiettivi di una riforma che, oltre a essere parte integrante della ripresa economica e sociale, si intende avviare anche grazie alle risorse europee.

La riforma fiscale tra precedente e successiva legislatura

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Al disegno di legge attuale, che con l’approvazione dei due rami del Parlamento è oggi legge, era stato abbinato quello presentato dal Governo nella scorsa legislatura e trasmesso alla Camera dei deputati il 29 ottobre 2021. La Camera dei Deputati aveva concluso l’esame il 22 giugno 2022, trasmettendolo al Senato ma l’iter di approvazione dell’atto non si era concluso per la fine anticipata della legislatura.

Un po’ di storia

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Il primo vero e proprio progetto di modifica del sistema tributario italiano risale al 1973. Il passaggio dal vecchio al nuovo sistema fu condensato in una legge che, fissati i capisaldi e i criteri per la sua pratica realizzazione, demandava al Governo il compito di mettere a punto i singoli decreti delegati. La legge n. 825 del 9 ottobre 1971, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 263 del 16 ottobre 1971, conferiva al Governo la delega legislativa per la riforma tributaria. Tra il 1973 e il 2015 si sono succedute diverse riforme fiscali, da quelle più famose di Ezio Vanoni e Bruno Visentini agli interventi che sono stati messi a punto dai vari governi di unità nazionale tra il 2011 e il 2015 passando per le riforme attuate dai governi di centro-sinistra tra il 1997 e il 2001 e quelli di centro-destra tra il 2001 e il 2006 e il 2008-2011.

La semplificazione tra presente e passato

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Il concetto di semplificazione del sistema fiscale, che nell’attuale legge delega costituisce uno dei principali obiettivi della riforma, ha cominciato a essere percepito in modo ancora più marcato in coincidenza di due eventi. La crisi finanziaria del 2008, nata negli Stati Uniti con evidenti ricadute anche in Europa, e l’emergenza pandemica da Covid-19. La crisi pandemica, come ha ben osservato la Commissione europea negli ultimi anni, ha prodotto un aumento significativo dei livelli di debito. Promuovere e incrementare gli investimenti pubblici, in particolare per favorire la ripresa e sostenere la duplice transizione, verde e digitale è oggi divenuta una necessità. Dal 2019 al 2022 il debito pubblico delle principali economie dell’Unione ha mostrato i trend seguenti:

Francia dal 97,4% al 111,7%

Germania dal 58,9% al 67,4%

Italia dal 134,1% al 144,6%

Spagna dal 98,2% al 114%

Due eventi che hanno messo a dura prova i sistemi fiscali contemporanei divisi come sono stati per molti anni tra le esigenze di equità, perseguite attraverso imposte progressive, e gli obiettivi di efficienza. A bene vedere, però, un sistema fiscale semplificato è sempre stato un obiettivo auspicato da più parti, anche diverse tra loro (vedasi la Riforma Visco e quella Tremonti), e che si affianca all’equità, efficienza, sostenibilità e stabilità. La motivazione poggia su due ordini di ragioni. Da un lato un sistema fiscale semplice garantisce una maggiore trasparenza e limita comportamenti abusivi da parte dei contribuenti; dall’altro stimola l’adempimento spontaneo (tax compliance) e consente di ridurre le risorse da utilizzare per prevenire e perseguire fenomeni di evasione ed elusione. Infine un terzo fattore è l’attrazione di nuove attività che favorisce la pianificazione degli investimenti laddove il sistema fiscale possa contare su regole semplici e chiare.

Diocleziano per un sistema fiscale equo e semplificato

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Διχθᾶς nell’Edictum de pretiis dioclezianeo

Il tema non è una novità e, per le sue peculiarità, sin dai tempi più antichi ha stimolato l’attenzione di politici e istituzioni. Tra i primi ad attuare forme di semplificazione del sistema tributario, ad esempio, vi è l’imperatore, Diocleziano, giurista ed economista.

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Monetazione tetrarchica dioclezianea

La famosa riforma tetrarchica prevedeva, tra i vari interventi, anche una vera e propria semplificazione tributaria che poggiava su una serie di interventi considerati per l’epoca davvero innovativi. Introduzione di una imposta personale sulle unità lavorative (capitatio), riformulazione dell’imposta fondiaria (iugatio), introduzione dei prezzi di calmiere delle merci, equa distribuzione del carico tributario su tutte le province, rinnovo del catasto e delle imposte sui terreni calibrate in funzione della loro tipologia, divisione del territorio imperiale in unità fiscali per far fronte all’eccessivo livello di tassazione e interventi sulle classi meno abbienti e, fatto unico nel suo genere, introduzione della prima forma di Agenzia fiscale che si conosca, rappresentata dalla figura e dall’operato dell’ordo decurionum, l’ordine dei Decurioni. Proprio all’ordine dei Decurioni, rappresentanti della curia locale e personalmente responsabili del gettito fiscale prefissato d’autorità nel territorio di competenza, Diocleziano affidò la riscossione dell’imposta fondiaria.

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Fonti:

“Diocleziano” di Umberto Roberto – Salerno Editrice 2014

“Crisi dell’ordine politico e riforma fiscale: la parola a Diocleziano” di Marco Sabbioneti e Marco Di Siena in Rivista Trimestrale di Diritto Tributario – 2019

“Diocleziano, semplificatore e precursore di modelli innovativi” di Gianluca Di Muro – FiscoOggi, giornale telematico dell’Agenzia delle entrate – 2005

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Data:

6 Agosto 2023