E’ stato confermato dalla Cassazione il sequestro dei 49 milioni di euro della Lega, così come deciso lo scorso 5 settembre dal Tribunale del riesame di Genova su indicazione della stessa Suprema Corte. Gli ermellini hanno respinto il ricorso dei legali del Carroccio contro il provvedimento di sequestro preventivo. Può dunque continuare l’accordo sulla “rateizzazione” del debito della Lega e, se verranno trovati, altri fondi potranno essere sequestrati ovunque rinvenuti.
Con questa decisione la sesta sezione penale della Suprema Corte ha rigettato il ricorso presentato dal leader della Lega Matteo Salvini contro l’ordinanza del Riesame.
A settembre scorso era stato dato il via libera al sequestro preventivo. Va sottolineato però che con questa sentenza resta il patto di rateizzazione che la Lega ha stipulato con la procura di Genova. Il provvedimento di sequestro era stato richiesto dalla procura di Genova in relazione alla presunta truffa ai danni dello Stato per rimborsi elettorali non dovuti dal 2008 al 2010, per cui sono stati condannati in primo grado l’ex leader del Carroccio Umberto Bossi, l’ex tesoriere Francesco Belsito e tre ex revisori dei conti.
La Cassazione si era già occupata del caso nello scorso aprile, quando la seconda sezione penale, accogliendo il ricorso della procura di Genova, aveva annullato con rinvio l’ordinanza con cui il Riesame del capoluogo ligure, nel novembre 2017, aveva respinto la richiesta dei pm di andare avanti con i sequestri sui conti della Lega. Il Riesame, applicando la linea giurisprudenziale indicata dalla Suprema Corte con le motivazioni della sentenza depositate in luglio e accogliendo il ricorso dei pm, aveva quindi dato a settembre il via libera ai sequestri. Col verdetto della Suprema Corte viene accolta la richiesta del sostituto Marco Dall’Olio che, nel corso dell’udienza a porte chiuse di venerdì mattina, aveva sollecitato il rigetto del ricorso presentato dal titolare del Viminale.
Nelle motivazioni della sua sentenza, depositate a luglio 2018, gli ermellini di “Palazzaccio” avevano rilevato che la fungibilità del denaro e la sua stessa funzione di mezzo di pagamento non impongono che il sequestro debba necessariamente colpire le medesime specie monetarie illegalmente percepite, ma persino “la somma corrispondente al loro valore nominale, ovunque venga rinvenuta, una volta accertato come nel caso in esame il rapporto pertinenziale quale relazione diretta, attuale e strumentale, fra il danaro oggetto del provvedimento di sequestro ed il reato del quale costituisce il profitto illecito“. Applicando questa sentenza interpretativa della Cassazione, il Tribunale del Riesame di Genova aveva conseguentemente concesso lo scorso settembre il via libera ai sequestri.
Il partito di Salvini, tuttavia, annuncia il ricorso alla Corte Europea, come ha dichiarato Giulio Centemero, tesoriere della Lega, secondo il quale “la Cassazione ha definitivamente avallato la possibilità di sequestrare somme totalmente lecite considerandole profitto del reato. I contributi dei cittadini, i proventi delle feste, etc., si trasformano, per sentenza, in somme da sequestrare senza che vi sia alcun legame con i fatti di reato che vengono contestati ad altri soggetti e a danno della stessa Lega. La violazione è talmente palese che si dovrà ricorrere alla Corte Europea per vedere riconosciute le ragioni che non sono solo del partito, ma di tutti i cittadini“.