“L’introduzione dei vini dealcolati o low alcool nel nostro ordinamento consentirà di valorizzare tecniche e impianti delle aziende di distillazione che nel territorio veneto sono particolarmente presenti con elevati livelli di eccellenza. La dealcolazione può diventare una opportunità per il nostro territorio, in quanto partendo da un’unica materia prima (l’uva), si crea una sinergia virtuosa tra il mondo del vino e quello della distillazione. Diventa perciò utile avviare una collaborazione tra vignaioli e distillatori. I primi hanno la possibilità di destinare una piccola parte della loro produzione a una nicchia di mercato in crescita costante. I secondi possono mettere a punto impianti di dealcolazione e sperimentare tecniche di distillazione ad hoc per questa tipologia di prodotti.”, è il commento di Stefano Bottega, Presidente del Gruppo Vinicolo di Confindustria Veneto Est. E aggiunge: “Considerando che sono esclusi dalla dealcolazione i vini Dop e Igp, si ritiene che il mercato abbia comunque notevoli potenzialità nei prossimi anni. Nel Veneto si stima un fatturato compreso tra 30 e 50 milioni di euro (circa il 2% o 3% dell’attuale giro d’affari del vino).”
Proprio in queste settimane, dopo l’approvazione del Decreto Ministeriale n. 672816 del 20/12/2024, ad opera del Ministro Lollobrigida, vi è grande attenzione al tema dei vini a basso o zero livello alcoolico. Nel dettaglio, è possibile ridurre parzialmente o totalmente il tenore alcolico dei vini, con la possibilità di utilizzare la denominazione “vino”. Si potranno definire in etichetta come “dealcolati” i prodotti il cui titolo alcolometrico non sia superiore allo 0,5% e “parzialmente dealcolati” quelli compresi tra lo 0,5% e inferiore al titolo alcolometrico effettivo minimo della categoria che precede la dealcolazione (normalmente compreso tra 8,5% e 9% vol.).
La normativa ha introdotto la possibilità di poter produrre e dealcolare i vini nello stesso stabilimento, pur se in ambienti separati e non comunicanti, anche attraverso cortili con stabilimenti e locali adibiti alla produzione e alla detenzione di prodotti vitivinicoli. Il procedimento di dealcolazione prevede l’impiego di una tecnica multistadio. In breve, nella fase iniziale mediante una membrana l’acqua e l’alcool vengono separati dalle parti aromatiche del vino. Successivamente, attraverso una colonna di distillazione sottovuoto, l’alcool viene fatto evaporare e l’acqua viene ricongiunta parti aromatiche del vino. Restano esclusi dalla possibilità di essere sottoposti a processo di dealcolazione i vini Dop e Igp.
Per Stefano Bottega: “La normativa era attesa da almeno un anno e dai dati elaborati da Nomisma e divulgati da Federvini, oltre ai No Alcohol si delinea uno spazio ben definito anche per i Low Alcohol, che l’analisi suddivide in 2 categorie: da 0,5° a 6,9°; da 7° a 10°. Molte cantine in Veneto hanno espresso interesse ad approcciare questo mercato e ad investire in impianti più o meno grandi, a seconda delle relative potenzialità commerciali. A questo proposito si stimano investimenti vicini al milione di euro per ogni impianto. Il nostro territorio è il più interessato, perché i nostri imprenditori sono i più innovativi e perché la nostra regione dispone di un patrimonio di uve aromatiche e semiaromatiche che meglio si prestano al processo di dealcolazione del vino. Inoltre, la tecnologia presente in cantina rende le aziende venete particolarmente ad approcciare le tecniche di dealcolazione, nel pieno rispetto della sostenibilità e della qualità dei prodotti”.