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CONFLITTO LIBICO: TRA DRONI E MERCENARI

Continuano le operazioni del generale Haftar in Libia, ricevendo nuova linfa dai partner regionali. Lo scorso 7 ottobre raid aerei di droni emiratini sono stati effettuati a Gharyan, a sud della capitale Tripoli – già base logistica dell’LNA, conquistata nell’estate scorsa dalle milizie di Misurata che combattono per il GNA. Il giorno prima diversi velivoli dell’LNA avevano colpito con 4 incursioni una serie di siti militari nella città di Sirte – strappata all’Isis dalle stesse milizie di Misurata e ora avamposto del GNA a pochi chilometri dalle installazioni petrolifere del Golfo della Sirte. In Libia, come sappiamo, gli Emirati Arabi Uniti si contrappongono alla Turchia, che invece appoggia il Governo di Accordo Nazionale di al-Sarraj; le due potenze hanno ingaggiato tra loro una guerra di droni: di fabbricazione cinese per gli emiratini, di produzione nazionale per i turchi. Prodotti e pilotati dai tecnici della Baykar Insansiz Hava Araci Sistemleri – società del genero del presidente Erdogan – i droni Bayraktar TB2 hanno condotto da aprile numerosi raid ai danni dei ribelli. Il ruolo dei TB2 ha consentito, a fine giugno, la cacciata delle truppe di Haftar proprio da Gharyan, tanto da spingere gli emiratini ad attaccare con i propri droni Wing Loong IIs la flotta di Bayraktar schierata a Zuwarah. Il coinvolgimento turco nel conflitto non riguarderebbe solo l’attuale dozzina di droni, ma anche truppe mercenarie di terra. Parte dei 3.000 combattenti stranieri addestrati da SADAT Inc. con apposite sovvenzioni governative, avrebbero raggiunto la Libia. D’altra parte, la Turchia non è l’unica potenza che fornisce un supporto di questo tipo al conflitto. Nella squadra avversa, è la Russia a giocare un ruolo di primo piano. Il generale Haftar ha iniziato a chiedere aiuto al presidente Putin nel 2015, dopo aver attentamente osservato le operazioni della Wagner in Siria.

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Secondo la ricostruzione firmata per Meduza dalla giornalista Lilija Japparova, Haftar aveva chiesto per la prima volta aiuto a Mosca nel 2015 promettendo ai suoi interlocutori partecipazioni in “petrolio, ferrovie e autostrade, qualsiasi cosa vogliate” in cambio di uomini, armi e veto all’Onu per sostenere il suo sforzo per conquistare Tripoli. Dopo l’iniziale titubanza, dozzine di addestratori e forze speciali russe avrebbero cominciato ad affluire nel Paese, mentre i contractors a proteggere gli interessi petroliferi di Haftar – che nel gennaio 2017 firmò a bordo della portaerei Admiral Kuznetsov, in navigazione al largo delle coste della Cirenaica, un accordo di cooperazione militare con la Russia. Secondo The Times centinaia di mercenari russi sono giunti in Cirenaica a marzo, con droni, artiglieria e supporti logistici. Telegraph attesterebbe su circa 300 gli uomini della Wagner impegnati in missioni preparatorie e di difesa delle linee di rifornimento. A settembre due squadre di contractors che avrebbero dovuto guidare un assalto a Tripoli sono state attaccate dall’Aeronautica del Governo di Accordo Nazionale. I russisono stati colpiti da un attacco aereo sulla linea del fronte. Bloomberg aveva ipotizzato un attacco coi droni, parlando del supporto dell’Aeronautica turca al governo di al-Sarraj. Non un semplice raid, ma un preciso avvertimento rivolto a Mosca. Sul numero dei caduti le versioni sono state contrastanti: dai 15 indicati da fonti vicine alla Wagner e riprese da al-Jazeera, a quelle del Ministero degli Esteri che, in via anonima e confidenziale, aveva parlato di una vittima, ma causata da un incidente durante un’esercitazione. I dati più accreditati hanno indicato un numero vicino ai 35.

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Maria Zakharova, portavoce del Ministro degli Esteri russo, aveva subito negato qualunque collegamento tra i mercenari e il Cremlino. Quale che sia il reale coinvolgimento di Mosca, la contrapposizione alla Turchia sembra intensificarsi negli stessi giorni anche in Siria, rendendo sempre più incerti i confini tra i due conflitti.

Data:

11 Ottobre 2019