CONSAPEVOLEZZA: una parola ed un concetto che molti pensano di conoscere ma la cui vera natura non è così chiara, poiché questo termine viene spesso utilizzato in maniera impropria.
Nella sua accezione psicologia, ad esempio, con il termine consapevolezza si intende la “capacità di essere a conoscenza di ciò che viene percepito e delle proprie risposte comportamentali. Si tratta di un processo cognitivo distinto da sensazione e percezione”. (Wikipedia)
Ciò che possiamo notare è che questa particolare visione è completamente slegata dal nostro IO profondo: la consapevolezza viene percepita come una sorta di “osservatorio“ esterno che ha lo scopo di descrivere in maniera razionale tutto ciò che accade intorno a noi.
In realtà essa è qualcosa di ben più profondo…. talmente profondo da essere TUTT’UNO con la nostra essenza.
La consapevolezza è propria dell’essere umano ed è ciò che lo distingue da qualunque altro tipo di essere vivente, che sia di questo pianeta o no.
È un qualcosa di potenzialmente innato anche se non tutti i suoi detentori la sviluppano in egual misura: ad alcuni occorrono più vite per scoprirla e liberarla.
Consapevolezza e vita, infatti, sono intimamente legate. Perché?
Perché consapevolezza è ESISTERE, ed esistere significa poter dire in tutta sincerità: IO SONO.
Dio stesso si presentò così a Mosè nel racconto biblico dell’Esodo.
Fu una rivelazione allora è lo è anche oggi: IO SONO è il nostro nome, è ciò che ci definisce come esseri umani… come esseri consapevoli.
Quando il bambino viene al mondo, il suo bagaglio genetico e spirituale è completo e perfetto. Ma poi accade che le persone e le situazioni che incrocerà durante il suo percorso terreno, andranno a mettere mano al suo “archivio coscenziale”, modificando – se non addirittura eliminando – i “files” originali per rimpiazzarli con quelli preconfezionati della cultura ambiente, dalla cosiddetta istruzione e dalla cecità collettiva.
Il bambino, ormai adulto, diventerà da consapevole a conformista.
E così può rimanere tutta la vita se non si produce in lui un mutamento fondamentale: deve iniziare a PENSARE.
Pensare non equivale a fantasticare, sognare o riflettere: nel nostro caso, pensare significa ascoltare quella voce che, dentro di noi, ci chiama e che ripetutamente ci chiede: Chi sei tu? Da dove vieni? Dove vai? Perché sei qui? Quale è lo scopo della tua esistenza?
È assolutamente fondamentale affrontare questi interrogativi e rispondervi: ne va del senso della nostra esistenza e nella sua effettiva realizzazione.
Diversamente, entreremo in un loop che potrebbe durare più di una vita.
Pensare è pericoloso perché è destabilizzante, scardina le nostre precedenti (ed acquisite) convinzioni per proiettarci in un mondo i cui confini sono estremamente duttili. La nostra mente si apre e finalmente vediamo; vediamo noi stessi come eravamo al momento della nostra creazione. Ci restituisce a noi stessi.
Consapevolezza è quindi LIBERTÀ, è non essere più soggetti all’identità collettiva ma rispondere finalmente alla propria, unica ed irripetibile.
Ecco che allora cadono anche le armi – fisiche e non – perché chi è consapevole non ha più paura di nulla e non ha bisogno di identificarsi né in ciò che possiede né nel denaro.
Raccogliti in te stesso e ascolta: inizia il viaggio alla ricerca di te stesso.