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CONSIDERAZIONI DA DONNA A DONNA: MATILDE SERAO

“Giornale è tutta la storia di una società. E, come la vita istessa, di cui è la immagine, ha in sé il potere di tutto il bene e di tutto il male. Il giornalista è l’apostolo del bene e il giornale è la più nobile forma del pensiero.”

Matilde Serao

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Matilde Serao: un nome che del giornalismo fece una missione quando, in questo settore, ancora si lavorava su un’etica professionale ed esistenziale che oggi appare, tragicamente, quasi scomparsa.

L’epoca storica della Serao (Patrasso 1856- Napoli 1927) fu quella dell’unificazione d’Italia, della corrente letteraria e musicale del Verismo, delle grandi invenzioni tecnologiche che portarono alla seconda rivoluzione industriale, della Belle Epoque, del Futurismo, fino ad arrivare alla prima guerra mondiale. Solo per citare quel che di più saliente avvenne in quegli anni caratterizzati da un turbinìo di accadimenti storici.

Un’epoca, quindi, di straordinarie e profonde trasformazioni sociali, di cui lei fu una delle figure femminili più particolari ed emblematiche.

Fondatrice e direttrice col marito Edoardo Scarfoglio dei quotidiani napoletani “Il mattino” e “Il giorno” (quest’ultimo lo diresse da sola), fu la prima donna a svolgere questa professione.

Brillante imprenditrice, giornalista e futura scrittrice, incredibilmente, imparò a leggere e scrivere solo dopo l’età di otto anni, a causa di una grave crisi economica familiare e di una malattia della madre. Acquisito il diploma di maestra, iniziò successivamente a collaborare con diversi giornali, anche romani, scrivendo novelle e brevi pezzi su argomenti vari.

Dotata di spiccata e forte personalità, nonostante le critiche (a volte anche grossolane) sulla sua persona e sul suo modo di scrivere, non si arrese mai. La sua determinazione e il suo coraggio, le consentirono di approdare negli anni successivi a risultati prestigiosi e non facili da ottenere per una donna di quel periodo. Basti pensare che fu candidata per ben sei volte al premio Nobel per la letteratura, pur senza mai ottenerlo, purtroppo.

Lo stile di Matilde Serao è molto personale, libero da schemi rigorosamente sintattici e per questo assai criticato dagli intellettuali suoi contemporanei. Ma questa fluidità linguistica rende il suo scrivere estremamente potente, espressivo, realista, nonchè aderente ai dettami del Verismo allora imperante. Profonda conoscitrice delle mode e degli stili di vita dell’alta società, come pure delle sofferenze e delle speranze del popolo povero, fu una fedele testimone della sua epoca.

Anche grazie agli apprezzamenti sul suo modo di scrivere da parte di personalità del calibro di Benedetto Croce e Giosuè Carducci, la Serao comprese che la sua forza e unicità risiedevano proprio in quel modo “rotto e incerto” di esprimere le realtà descritte nei suoi romanzi e nelle sue novelle.

Pur svolgendo un lavoro da uomini, si dichiarò sempre contro il femminismo, che riteneva semplicemente assurdo.

In una lettera ad Anna Maria Mozzoni, sua collega giornalista fervente sostenitrice dei diritti femminili, così scriveva:

[“…quella certa specie di donna che è l’ideale delle sue teorie, è da noi assolutamente respinta, come una figura rigida, dura, senza alcuna poesia. Anzi, per riunire tutti questi aggettivi, noi la respingiamo come antiestetica. Per la vita, per l’amore, per l’arte ci vuole la donna. Istruita, ma donna. Maestra del popolo, infermiera, scrittrice, educatrice, ma donna. Niente diritti politici, niente ingerenze elettorali, niente attribuzioni maschili, niente professioni impossibili».]…

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A questo punto mi viene da considerare – ed è per questo che ho voluto scrivere su Matilde Serao – che questo benedetto femminismo forse andrebbe un pò rivisto anche oggi.

La figura femminile è più che mai al centro di terribili ed inaccettabili tragedie, dibattiti, innumerevoli iniziative di difesa del suo “essere donna”. Secondo il mio modesto parere nonostante le lotte e le rivendicazioni, il femminismo ha fallito il suo obiettivo o comunque è ancora lontano dall’averlo raggiunto. Come mai?

Perché il cambiamento sociale auspicato da tutti transita, inesorabilmente, su un percorso di crescita profonda e solitaria all’interno di ogni donna. Da parte delle donne di tutto il mondo va prima riconquistata una coscienza di sé stesse (totale, consapevole, esigente!) e della propria, grande “intelligenza al femminile” che la Vita ha previsto e progettato. La donna, per prima, l’ha smentita, sacrificandosi in un ruolo di eterna seconda. Da sempre!

Inutile, o quantomeno insufficiente, prendersela regolarmente col mondo (che pure ha le sue innegabili colpe, per carità) !

Per cambiare fuori, bisogna prima cambiare dentro. Cambiare quel “punto” all’interno di noi che rappresenta l’aggancio alla vita.

La donna non ha mai avuto la coscienza totale della sua enorme rilevanza su questo Pianeta. Ha sempre preferito delegare l’uomo, o quanto meno “colonizzarlo” per dare un senso alla sua esistenza, recidendo così la “punta” della sua unicità. Il futuro è in buona parte nelle sue mani. Ma ci vogliono le stesse qualità che guidarono Matilde Serao: coraggio, volontà, amore per se stesse, irriducibilità negli intenti.

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Data:

13 Luglio 2023