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Consulta:”Illegittima retroattività Spazzacorrotti”(Altre News)

Consulta: “Illegittima retroattività Spazzacorrotti”

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Non si può applicare retroattivamente la legge anticorruzione, con effetti diretti sull’accesso ai benefici penitenziari per i cosiddetti reati ostativi, previsti dalla ’Spazzacorrotti’. Al palazzo della Consulta sono state depositate oggi le motivazioni della sentenza emessa dalla Corte Costituzionale, anticipata dalla nota dello scorso 12 febbraio.

“Se al momento del reato è prevista una pena che può essere scontata fuori dal carcere, ma una legge successiva la trasforma in una pena da eseguire dentro il carcere, quella legge non può avere effetto retroattivo”, è la motivazione di fondo che ha guidato i giudici costituzionali. Infatti, si spiega, “tra il ’fuori’ e il ’dentro’ vi è una differenza radicale: qualitativa, prima ancora che quantitativa, perché è profondamente diversa l’incidenza della pena sulla libertà personale”.

Sul filo di questo ragionamento, con la sentenza numero 32 del 2020 depositata oggi, relatore Francesco Viganò, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima l’applicazione retroattiva della legge numero 3 del 2019, la cosiddetta ’Spazzacorrotti’, “là dove estende alla maggior parte dei reati contro la pubblica amministrazione le preclusioni alle misure alternative alla detenzione, già previste dall’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario per i reati di criminalità organizzata”.

La decisione della Corte Costituzionale rivede in qualche modo il tradizionale orientamento, espresso sia dalla Cassazione che dalla stessa Consulta, secondo il quale “le pene devono essere eseguite in base alla legge in vigore al momento dell’esecuzione della pena e non a quella in vigore al momento del fatto commesso”. Nelle motivazioni della sentenza si premette che “il principio sancito dall’articolo 25 della Costituzione, secondo cui nessuno può essere punito con una pena non prevista al momento del fatto o con una pena più grave di quella allora prevista, opera come uno dei limiti al legittimo esercizio del potere politico, che stanno al cuore stesso del concetto dello Stato di diritto”.

Quindi, “se di regola è legittimo che le modalità esecutive della pena siano disciplinate dalla legge in vigore al momento dell’esecuzione e non da quella in vigore al momento del fatto, anche per assicurare uniformità di trattamento tra i detenuti”, ciò non può però valere “allorché la normativa sopravvenuta non comporti mere modifiche delle modalità esecutive della pena prevista dalla legge al momento del reato, bensì una trasformazione della natura della pena e della sua concreta incidenza sulla libertà personale del condannato”.

La legge anticorruzione ’Spazzacorrotti’ ha reso “assai più gravose le condizioni di accesso alle misure alternative alla detenzione e alla liberazione condizionale, sicché non può essere applicata retroattivamente dai giudici”. Identiche considerazioni valgono per il meccanismo processuale della sospensione dell’ordine di esecuzione della pena in caso di condanna a non più di quattro anni per chiedere al tribunale di sorveglianza l’ammissione a una misura alternativa alla detenzione.

Dopo aver rilevato che la legge ’Spazzacorrotti’ “non contiene alcuna disciplina transitoria”, la Consulta ha dichiarato incostituzionale la norma “in quanto interpretata nel senso che le modificazioni da essa introdotte si applichino anche ai condannati per fatti commessi prima della sua entrata in vigore, con riferimento alle misure alternative alla detenzione, alla liberazione condizionale e al divieto di sospensione dell’ordine di esecuzione della pena”.

I principi sanciti “non riguardano i permessi premio e il lavoro all’esterno, che quindi continuano ad essere regolati dalla legge in vigore al momento dell’esecuzione della pena”. Tuttavia, la Corte Costituzionale ha chiarito che “questi benefici non possono essere negati ai detenuti che abbiano già svolto un proficuo percorso rieducativo”.

AVVOCATURA STATO A CONSULTA: PENE CONGRUE IN LEGGE SPAZZACORROTTI – La legge anticorruzione ’Spazzacorrotti’ “è assolutamente congrua nel merito”. L’Avvocatura dello Stato, con l’intervento dell’avvocato Maurizio Greco davanti alla Corte Costituzionale, difende la norma fortemente voluta dal Governo Conte 1 e difesa ora dal Governo Conte 2, per quanto riguarda la sostanza delle pene inflitte dalla legge. Per l’Avvocato dello Stato, infatti, “occorre guardare anche al fine protetto dalla norma, ovvero perseguire i reati di corruzione in quanto pericolo percepito dai cittadini e anche dalla comunità internazionale”, che ha permesso dalla sua introduzione di far scalare all’Italia le classifiche sul grado di corruzione nella pubblica amministrazione.

Quanto alla sua previsione indiretta di retroattività della pena, con riguardo in particolare ai cosiddetti reati ostativi che pregiudicano la concessione dei benefici penitenziari, per cui non è stato previsto un regime transitorio, Greco si limita a fare riferimento “dal punto di vista sostanziale se non formale” all’incidenza della sentenza della Corte Costituzionale, nota al momento dell’udienza pubblica della mattinata soltanto attraverso un comunicato ufficiale dello scorso 12 febbraio, le cui motivazioni sono state poi depositate al palazzo della Consulta.

Sea Watch verso Messina. La Regione: “Quarantena a bordo”

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“Sea Watch ha finalmente un Pos. Navighiamo ora verso Messina, felici di portare le persone soccorse a terra”. Lo scrive su Twitter Sea Watch, che nei giorni aveva soccorso 194 persone al largo della Libia. Ieri avevano anche fatto appello all’Unione europea. Nella tarda serata di ieri è stato assegnato, dunque, Messina come porto sicuro.

“Faccio appello al presidente Conte”, ha detto il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci. “Dal governo regionale siciliano è arrivato finora un responsabile atteggiamento rispetto alla gestione unitaria di questa emergenza. Ma serve reciprocità. Avevo chiesto ieri e ribadisco oggi: in un contesto di allarme come quello attuale, suona come una sfida al popolo siciliano pensare di fare sbarcare altri 194 migranti in Sicilia”, ha aggiunto.

“Una quarantena a bordo è indispensabile o, se le autorità ritengono che la nave non lo consenta, si interloquisca con le autorità competenti e si diriga in altri porti”.

Omicidio Cerciello, chiesta perizia dialoghi Elder in carcere

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Saranno ascoltati oltre cento testimoni al processo iniziato ieri davanti alla prima Corte di assise di Roma, contro Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjort, i due americani in carcere per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega. I due sono accusati di concorso in omicidio, lesioni, tentata estorsione e resistenza a pubblico ufficiale.

Il pm Maria Sabina Calabretta ha chiesto l’acquisizione dei colloqui in carcere di Finnegan Elder Lee con avvocati e familiari – avvenuti il 2 agosto e il 5 e 6 settembre scorsi – e la loro trascrizione attraverso una perizia. Secondo le difese, ci sarebbero presunti errori nelle traduzioni già svolte che cambierebbero totalmente il senso delle parole.

La Procura inoltre ha depositato alla corte il supporto informatico contenente due file audio relativi alle conversazioni tra Sergio Brugiatelli, ritenuto mediatore dei pusher, e Natale Hjorth la sera tra il 25 e il 26 luglio 2019. Le parti civili della famiglia Cerciello, rappresentate dagli avvocati Franco Coppi e Massimo Ferrandino, puntano a dimostrare che i due carabinieri, Cerciello e Andrea Varriale, si erano qualificati prima dell’aggressione da parte dei due americani.

La difesa di Natale Hjorth ha chiesto di sentire tra gli altri il carabiniere Fabio Manganaro, indagato per aver bendato il giovane americano in caserma prima di essere interrogato, e il militare Silvio Pellegrini, indagato per aver fotografato le foto di Hjorth bendato che sono state poi diffuse.

Le difese vogliono sentire poi l’allora comandante della stazione Farnese, Sandro Ottaviani, in relazione al fatto che Cerciello e Varriale non avevano le rispettive pistole. Chiesta anche l’acquisizione del video di Hjorth bendato, fatto da Varriale e che, secondo la difesa del giovane americano, sarebbe stato modificato. Sulle richieste di accusa e difesa la corte d’assise si esprimerà alla prossima udienza, fissata per il 9 marzo prossimo.

Mafia Capitale, Buzzi nel suo libro: “Meritavo una medaglia”

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“Tra i tanti luoghi comuni che questa inchiesta mi ha cucito addosso c’è quello che Buzzi e Carminati abbiano speculato sulla pelle dei poveri nomadi. Niente di più falso. Come più volte ho detto durante il dibattimento, mi aspettavo una medaglia per quel che avevo fatto e certamente tutto pensavo tranne che di essere accusato di questo. Anche per la costruzione e la realizzazione del campo nomadi la Procura non ha contestato nessun capo di accusa e penso che avrà analizzato ai raggi x tutti i nostri atti, quelli di Alemanno e di Scozzafava nella sua duplice funzione: niente, tutto regolare”. Lo dice Salvatore Buzzi in un passaggio del suo libro ’Se questa è mafia’, pubblicato da Mincione Editore, curato da Stefano Liburdi, che verrà presentato nella sede del partito radicale l’8 marzo.

A proposito del processo Buzzi, condannato al processo Mafia capitale, nel suo libro racconta così le fasi iniziali del processo: “Il mio avvocato mi ha dissuaso dai propositi e mi ha invitato a studiare a fondo il processo e tutto il materiale probatorio, perché secondo lui riusciremo a smontare un’accusa costruita sul nulla e per questo portata avanti con molta forza sui media. Mi sento come un calciatore del Frosinone o del Latina (per restare nel Lazio) che va a Madrid ad affrontare il Real Madrid in una partita decisiva, con una cornice di pubblico ostile (i media), contro una squadra che dispone di un budget straordinario, con mezzi quasi illimitati (pm) “. E ancora: “I tuoi pochissimi supporter sono quasi afoni, nessuno li sente mentre, ovviamente, il pubblico del Real plaude sempre e comunque la sua squadra, di certo non contesta l’arbitro che fischia sempre a suo favore. Questa è la mia situazione e lo è sempre stata – spiega Buzzi – affrontare il processo in una condizione di manifesta inferiorità, con le regole procedurali sistematicamente calpestate. Ma come dice il mio avvocato, andiamo avanti contro qualunque logica e faccio mio il motto di San Paolo, sperare contro ogni speranza”.

“Mi è capitato di ripensare spesso all’ultimo fine settimana trascorso da libero e mi sono venute in mente sempre le solite cose. Venerdì 28 novembre ero passato al teatro Quirino dove iniziava la conferenza di organizzazione del Pd romano, organizzata dal segretario Lionello Cosentino per rilanciare il partito cittadino che non si trovava proprio in sintonia col sindaco Marino”, dice ancora Buzzi in un passaggio del suo libro aggiungendo: “Viste le dimensioni occupazionali che ormai aveva raggiunto la cooperativa spesso ricevevo da tanti consiglieri segnalazioni per assunzioni o per l’erogazione di contributi ad associazioni o per lavori di utilità sociale da svolgere senza essere remunerati. È corruzione questa?”.

“Cosa incredibilmente sostenuta nel processo è che Alemanno fosse stato aiutato dalla ’ndrangheta per le elezioni europee del 2014 grazie ai miei contatti con i Mancuso. Alemanno del 2014 si era candidato alle elezioni europee con Fratelli d’Italia nella circoscrizione sud, che comprende anche la Calabria. Avendo rapporti con me da anni, mi chiamò per chiedermi un aiuto. Allora pensai a Giovanni e ad altri soci ex detenuti residenti al Sud. Chiamai Giovanni dicendo se poteva votare Alemanno, un aiuto a un candidato amico, che aveva anche conosciuto le durezza del carcere, senza avere nulla in cambio. Giovanni mi diede la sua disponibilità e io segnalai il suo nome alla segreteria di Alemanno che poi ha provveduto a chiamarlo per inviargli del materiale elettronico: tutto qui”, scrive ancora Buzzi il quale dedica ampio spazio alle accuse mosse ad Alemanno per i suoi presunti legami con la ndrangheta e per il suo successo elettorale in Calabria: “Alemanno non fu eletto solo perché Fratelli d’Italia non riuscì ad avere il quorum e fu il primo dei non eletti), avendo avuto complessivamente 44.831 voti di cui ben 1.095 nella provincia di Vibo Valentia” continua Buzzi osservando come si fecero delle “suggestioni nei confronti della Corte e della stampa: se Alemanno aveva preso 1.095 voti nella provincia di Vibo Valentia era perché Buzzi aveva contattato Giovanni Campennì, uomo contiguo alla potente cosca dei Mancuso di Limbadi in provincia di Vibo.

E del Partito democratico dice: “Un quadro desolante quello del Pd che addirittura si è costituito, con una faccia di bronzo, parte civile contro me e i collaboratori di 29 Giugno iscritti al partito. Forse perché a volte ho pagato gli stipendi degli impiegati della federazione romana? Ho sponsorizzato la campagna elettorale di decine di candidati? O perché ho assunto centinaia di persone segnalate? O perché ho fatto votare alle primarie per eleggere il segretario cittadino, nell’ottobre 2013 ben 220 persone? Eh sì, le famose truppe cammellate che si vedono alle primarie del Pd. Erano in ballo Giuntella, sostenuto dall’area di Bersani contro Cosentino, sostenuto da Bettini e Zingaretti. Io nel mezzo, sollecitato da entrambi e alla fine metto in campo 220 votanti, 140 per Giuntella e 80 per Cosentino”.

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27 Febbraio 2020