“Conte riferirà al Copasir su Barr-intelligence”
Nessuna preoccupazione da parte del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, rispetto alla vicenda Barr-intelligence. A quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi, al premier non risulta alcuna anomalia di comportamento da parte dei vertici dei nostri servizi. Ovviamente Conte, prima di esprimersi pubblicamente su tale vicenda, si riserva di riferire al Copasir per correttezza istituzionale.
Migranti, Di Maio: “In 4 mesi si capirà chi può stare qui o no”
“Per me la soluzione non è accogliamo tutti. Per me la soluzione, per i richiedenti asilo è che non possiamo aspettare 2 anni per capire se uno può stare qui o no. Domani mattina firmo un decreto che ci permetterà in 4 mesi e non più in 2 anni, di capire se possono stare qui e possono essere rimpatriati”. Lo ha detto Luigi Di Maio a Dritto e Rovescio su Rete4 sottolineando che “Sui rimpatri siamo fermi all’anno zero”. “Domattina iniziamo con la firma di questo decreto e il messaggio che mandiamo è questo: è inutile che venite, se non avete i requisiti per la domanda di asilo” perché altrimenti scattano i rimpatri.
“Questo decreto” sui migranti “nasce di concerto con il premier, con il ministro dell’Interno, è un lavoro di squadra” e poi il punto dei rimpatri “fa parte del programma di governo”, ha detto ancora Di Maio.
Fioramonti sceglie scuola inglese per figlio: niente test in italiano
(Silvia Mancinelli) – Lui è il ministro dell’Istruzione del governo italiano, per il figlio ha scelto la scuola inglese e quando si è trattato di decidere se fargli fare l’esame di italiano, il papà Lorenzo Fioramonti ha detto no: niente italiano. La notizia rimbalza da giorni su alcune chat di genitori. Vero? Falso? Come stanno le cose? Siamo andati a chiederlo ai vertici dell’istituto scolastico. La vicepreside conferma all’Adnkronos quanto sostenuto nel tam tam sulle chat e la mette così: “La storia del test del figlio del ministro è la seguente: in prima e seconda elementare i bambini, il 30-40% dei quali sono stranieri, fanno il programma esclusivamente in inglese. L’ora di italiano scatta, solo per chi vuole, a partire dalla terza. Non facciamo gli esami di italiano in sede, ma in un’altra struttura e l’anno scorso Fioramonti, che non era ministro (era viceministro all’Istruzione, ndr) – tiene a precisare la dirigente scolastica – insieme alla moglie straniera ha scelto di non far fare il test in italiano al figlio perché preferiva si concentrasse sull’inglese. Il bimbo, venendo dal Sudafrica, non parla bene l’italiano. Oggi quel bambino frequenta un’altra scuola”.
In ogni caso, aggiunge la vicepreside, il bambino “ha frequentato la lezione di italiano per un certo numero di ore con una maestra che è andata in pensione quest’anno. Poi, siccome aveva un po’ di difficoltà, è stato scelto di non fargli fare l’esame, che del resto non è obbligatorio”. Contattato dall’Adnkronos per un commento, il ministro non ha ritenuto di rispondere.
FIORAMONTI SU FACEBOOK
“Non pensavo che vivere molti anni all’estero lavorando duro potesse essere usato contro di me. Oggi non si attacca il mio lavoro, fatto di intese coi sindacati per garantire la didattica, ridurre il precariato, rilanciare l’edilizia scolastica e battersi per maggiori risorse in un settore bistrattato da decenni, ma le mie opinioni di anni fa, scritte sulla mia pagina privata, di getto, e con toni di cui ovviamente non vado fiero (e per cui ho già chiesto scusa alla diretta interessata in forma personale). Essere oggetto di pressione mediatica fa parte del ruolo, e lo capisco. C’è però un limite da non valicare”. Così su Facebook il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, finito al centro delle polemiche per alcuni suoi vecchi post rilanciati dal Giornale e per la notizia che suo figlio frequenta la scuola internazionale. Proprio su questo punto il ministro annuncia un “esposto al garante della privacy”, dicendosi “turbato da padre e da cittadino”. “Giorni fa – scrive Fioramonti – alcuni giornalisti sono andati a scuola di mio figlio chiedendo informazioni sui suoi voti, sul suo comportamento e sugli esami. Difendo e difenderò sempre il diritto alla libera informazione, accetto in silenzio tutte le critiche, in taluni casi anche molto dure, che mi vengono rivolte. A tutti può capitare di incorrere in errori, anche a me, come nel caso dei toni usati nelle affermazioni rilanciate dal tritacarne mediatico, pur vecchie di anni e fatte quando ero un semplice cittadino. Ma recarsi in una scuola elementare per mettere sotto le luci dei riflettori un bambino di 8 anni è un atto di violenza”.
“Mio figlio – spiega Fioramonti – ha sempre frequentato scuole internazionali perché è nato e cresciuto all’estero. Queste scuole sono le uniche che garantiscono continuità curricolare ai bambini che cambiano spesso paese di residenza. Mio figlio, figlio di un italiano e di una donna tedesca, parla 4 lingue (tra cui l’italiano), ma al tempo dell’iscrizione aveva ancora difficoltà a scriverlo, ragion per cui – anche su suggerimento della scuola – abbiamo deciso di non registrarlo per l’esame facoltativo d’italiano. E comunque, queste sono questioni che attengono alla sua vita privata. Di questo, gli altri non dovrebbero interessarsi. Ha il diritto ad una vita serena al riparo dalle polemiche pubbliche che da Ministro sono chiamato ad affrontare. Tale ingerenza nei confronti della mia famiglia e della comunità scolastica è avvenuta in spregio di ogni tutela della privacy, nonché delle più elementari regole di deontologia professionale”. “Sono turbato da padre e da cittadino. Tra l’altro mi domando come sia possibile che dati sensibili rispetto alla presenza di un minore in una scuola siano reperibili. Formulerò un esposto al garante della privacy, da privato cittadino e non da Ministro, per tutelare non solo il diritto alla riservatezza di mio figlio ma quello di ogni genitore a poter crescere ed educare i propri figli senza che la loro vita venga gettata in pasto ai giornali. Se questi metodi sono pensati per spaventarmi, dico solo che io andrò avanti nel mio lavoro per trovare più risorse per la scuola e l’università e operare concretamente, come abbiamo fatto pochi giorni fa con l’accordo sugli insegnanti precari, per risolvere i problemi della scuola e della ricerca, che hanno radici antiche, affinché questo sia un Paese migliore”, conclude il ministro.
Parlamentari M5S scrivono a Di Maio: no ad accordo con Pd in Calabria
(Ileana Sciarra) – Niente accordo con il Pd e con altri partiti politici in Calabria. A quanto apprende l’Adnkronos, è la richiesta che ieri deputati e senatori M5S eletti sul territorio hanno messo nero su bianco in una lettera indirizzata al loro capo politico, Luigi Di Maio, certi di dar voce al malumore che un accordo coi dem, sulla scia di quello stretto in Umbria, genererebbe tra gli attivisti calabresi.
Ieri un gruppo nutrito di parlamentari 5S si è incontrato nella Capitale per lavorare a un documento ad hoc. L’’ambasciatore’ chiamato a consegnarlo a Di Maio è Pietro Dettori, al quale ieri stesso sarebbe stata affidata la lettera in questione. Che, di fatto, chiude ad alleanze con il Pd e con altre forze politiche, ma lascia aperta la porta alle alleanze civiche. L’ultima parola spetterà comunque al capo politico, ma obiettivo dei parlamentari, viene spiegato, è fare arrivare il loro ’niet’ forte e chiaro a Di Maio.
Meloni-Gruber, scintille a ’Otto e mezzo’
“Non dica sciocchezze”, “Non si permetta”, “Guardi io non mi metto a litigare con lei”, “Eh no, deve argomentare, sono stufa di sentirmi dire che dico sciocchezze”. Acceso botta e risposta tra Lilli Gruber e Giorgia Meloni, ospite di ’Otto e mezzo’. Gli animi si sono scaldati sui rapporti dell’Italia con l’Unione europea e poi sulla differenza di trattamento dei vari governi in occasione della presentazione delle Manovre.
“Onorevole Meloni, mi scusi sta dicendo una sciocchezza”, dice Gruber alla leader di Fdi che replica: “Sono stufa di questo atteggiamento, di sentirmi dire che dico delle sciocchezze. Non si permetta di dire che dico sciocchezze, perché io sono abituata ad argomentare e lei mi deve rispondere nel merito”. “Guardi io non mi metto a litigare con lei”, cerca di tagliare corto la giornalista alla quale Meloni replica: “Se non vuole litigare con me non deve dire che dico sciocchezze”.
#Raggidimettiti, domani sit-in di Salvini in Campidoglio
Domani dalle 11 sit-in Lega in piazza del Campidoglio. Partecipa anche Matteo Salvini. Lo rende noto la Lega, lanciando l’hashtag #Raggidimettiti.
Virginia Raggi “ha sbagliato mestiere, può tornare a fare l’avvocato, può far la mamma, avrà tante doti ma non quella di fare il sindaco di Roma. Prima si farà da parte e meglio sarà per i romani”, aveva detto in mattinata Salvini, ospite di ’Agorà su Raitre.
“Parlano i fatti. Il ministro Matteo Salvini ha lasciato in eredità per Roma l’8,6% in meno di reati, il -26,64% di stranieri in accoglienza, un piano di potenziamento 2019-2020 della questura con l’arrivo di 140 nuovi agenti. Il tutto senza dimenticare i finanziamenti per Scuole sicure o per la video sorveglianza, i militari in più per Strade sicure e la possibilità di assumere dei vigili grazie al decreto sicurezza”, affermano i leghisti Stefano Candiani e Nicola Molteni, sottosegretari all’Interno col ministro Matteo Salvini. “La Raggi – aggiungono – ha regalato alla città lo stop agli sgomberi, l’emergenza rifiuti, il caos trasporti e le buche. Mentre il governo fa moltiplicare gli sbarchi, il ministro Lamorgese ha dubbi sull’operato della Polizia a Roma e si consuma l’inciucio M5S-Pd”.