Conte: “Sarò l’avvocato degli italiani”
Mattarella affida l’incarico per la formazione del governo a Giuseppe Conte che accetta con riserva. “Sarò l’avvocato difensore del popolo italiano” ha detto appena uscito dall’incontro con il presidente della Repubblica al Quirinale che è durato più di un’ora. “Abbiamo parlato della fase impegnativa e delicata che stiamo vivendo e delle sfide che ci attendono e di cui sono consapevole, così come sono consapevole della necessità di confermare la collocazione europea e internazionale dell’Italia”.”Se riuscirò a portare a compimento l’incarico, esporrò alle Camere un programma basato sulle intese, intercorse tra le forze politiche di maggioranza”.
Conte – “Il mio intento è di dar vita ad un governo dalla parte dei cittadini, che tuteli i loro interessi – dice -. Sono professore e avvocato, nel corso della mia vita ho perorato le cause di tante persone. Mi accingo ora a difendere gli interessi di tutti gli italiani, in tutte le sedi, europee ed internazionali, dialogando con le istituzioni europee e con i rappresentanti di altri Paesi”. “Nei prossimi giorni tornerò dal Presidente della Repubblica per sciogliere la riserva, in caso di esito positivo per sottoporgli le proposte relative alla nomina dei ministri. Non vedo l’ora di iniziare a lavorare sul serio“.
In vista del Consiglio europeo di fine giugno e rispetto ai “negoziati in corso sul bilancio europeo, sulla riforma del diritto di asilo e sul completamento dell’unione bancaria”, aggiunge il premier incaricato, “è mio intendimento impegnare a fondo l’esecutivo su questo terreno, costruendo le alleanze opportune e operando affinché la direzione di marcia rifletta gli interessi nazionali”. Ha incontrato, poi, alla Camera il presidente Roberto Fico e, poi, spostandosi sempre in taxi, al Senato per un colloquio con la presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati. “Ho ricevuto questa sera a Montecitorio il presidente del Consiglio incaricato, Giuseppe Conte, a cui ho augurato buon lavoro” scrive su Facebook il presidente della Camera, Roberto Fico.
BEPPE GRILLO – “Saluto con grande piacere il Professor Giuseppe Conte, lo abbiamo visto attraversare una foresta di dubbi e preoccupazioni maldestre, faziose e manierate, che ha saputo superare grazie a dei requisiti fondamentali per la carica che è destinato a ricoprire: la tenuta psicologica e l’eleganza nei modi” scrive Beppe Grillo in un post, pubblicato sul suo Blog. “Abbiamo portato di fronte al Presidente della Repubblica un uomo che escludo ci farà sfigurare nel mondo. Non soltanto perché conosce le lingue ed è molto ben orientato nelle regole che governano il mondo latino ed anglosassone. Ma, e sopratutto, perché non si riconosce in lui traccia del macchiettismo compulsivo della stragrande maggioranza dei suoi predecessori”, rimarca il garante del M5S. “Anche per questo – sottolinea Grillo – non vivrà conflitti interiori ’fracchiani’ ogni qualvolta dovrà scegliere fra le ragioni delle persone e quelle delle caste che imperversano nel mondo”.
DI MAIO – “In bocca al lupo a Giuseppe Conte, l’avvocato difensore del popolo italiano” dice nel corso di una diretta Facebook Luigi Di Maio, capo politico del M5S che ringrazia Mattarella per essere “stato pienamente rispettoso della nostra Costituzione”. “Abbiamo assistito ad attacchi inimmaginabili. In un solo giorno Conte lo si voleva trasformare nel male di questo Paese. Ma abbiamo resistito”. Il presidente del Consiglio incaricato “deve sapere che tutto il M5S è con lui, dall’attivista di periferia fino a Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Siamo tutti con lui: siamo sicuri riuscirà a realizzare il cambiamento e a migliorare la qualità della vita degli italiani”. Conte, sottolinea Di Maio, “avrà la possibilità di far volare questo Paese, renderlo più leggero, più snello e con più diritti“. “Finalmente lo scudo dei cittadini, il M5S, porta al governo il vero leader, che è il programma” con “una grande persona, amica del popolo italiano“. “Sono tanto contento, oggi si realizza un sogno: ha avuto l’incarico dal Quirinale come presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte, indicato da M5S e Lega come premier di un governo del cambiamento”. “Oggi è stata una vera e propria liberazione ma non per noi. Sono momento importanti perché sta per partire la Terza Repubblica, è un momento storico“. “Conte non è una persona di sistema, non è conosciuto ai salotti romani e questa è una grande cosa”.
“Credo che un ministero dello Sviluppo Economico con dentro il Lavoro debba andare al M5S” rimarca. “Lì noi possiamo cominciare a lavorare su tanti fronti, ad esempio su una norma – che aspettiamo da tanto tempo – che impedisca alle imprese che prendono soldi dallo Stato di delocalizzare all’estero”. “Adesso ce lo dobbiamo godere questo momento”, da giovedì “ci mettiamo al lavoro sulla squadra di governo, sui ministri, e poi subito sui provvedimenti più importanti da portare in Cdm o nelle commissioni parlamentari”. Salvini al Viminale? “Se lui ci vuole andare io sono il primo sostenitore di Salvini al ministero dell’Interno” sottolinea Di Maio.”Sarà un governo politico, ma non per i profili che avrà al proprio interno. Io spero di esserci e spero ci siano quanti più esponenti del M5S in questa squadra. Sarà politico perché per la prima volta mette al centro gli obiettivi che per 30 anni la politica ha ignorato”.
“Come ha detto Conte, ci confronteremo con le altre Nazioni ma saremo i difensori degli italiani. Dopo tanto tempo di ingiustizie forse ricominciamo a fare un po’ di giustizia in questo Paese” conclude.
SALVINI – “Noi non andiamo a sfasciare niente, andiamo a ricostruire una posizione dell’Italia in Europa, con orgoglio e dignità, senza essere subalterni” ha detto il leader della Lega Matteo Salvini, lasciando la Camera, a proposito del nuovo governo.
IL NODO DELL’ECONOMIA – Il Movimento 5 Stelle spinge per portare Paolo Savona a capo del Ministero dell’Economia. “Noi e la Lega lo vogliamo fortemente”, riferiscono all’Adnkronos fonti pentastellate di primissimo piano: “Se dovessimo cambiare idea sarà per ragioni politiche e non per il Colle”. “Se non dovesse essere confermato Savona – spiegano le stesse fonti – è perché magari ci è utile una figura politica per dare un senso politico a quel ministero lì. Ma Savona comunque soddisfa in pieno tutte le nostre richieste“.
“Savona è una persona valida che ci può dare una mano” a livello nazionale e internazionale “per realizzare le nostre riforme” ma “i ministri li sceglie il Presidente della Repubblica di concerto con il premier incaricato” ha detto Luigi Di Maio ieri sera lasciando Montecitorio. “Per me e per Salvini Savona è una persona all’altezza della situazione” ma “capiamo che c’è un’interlocuzione istituzionale” da fare, ha puntualizzato.
Anche la Lega rilancia la candidatura di Savona. “Ne parlerò con Conte – dice Matteo Salvini – ma la figura di spessore, coerenza, onestà e pulizia di Savona sarebbe una garanzia per 60 milioni di italiani che finalmente avrebbero a Bruxelles uno che tratta, non impone, con il fatto che l’interesse nazionale viene prima”. Secondo quanto si apprende da fonti parlamentari il nome di Savona sarebbe ancora in bilico per il dicastero di via XX Settembre. Si parla anche in alternativa di Giancarlo Giorgetti.
LE PROSSIME TAPPE – Potrebbe esserci già martedì o mercoledì la seduta del Senato per la votazione di fiducia al nuovo governo, mentre il voto sul Def a Palazzo Madama si terrà dopo quello di fiducia al nuovo governo.
Chi è Conte, il premier incaricato
Da candidato ministro per la Pubblica amministrazione nella squadra di governo Cinquestelle a presidente del Consiglio dell’esecutivo giallo-verde. Tutto in poche settimane. E’ Giuseppe Conte la persona incaricata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per formare il nuovo governo. Incarico che Conte ha accettato con riserva, affermando che sarà “l’avvocato difensore popolo italiano”.
LE ORIGINI – Il caso del curriculum che solo ieri aveva travolto Conte, quindi, non sembra aver scalfito la fiducia riposta nel professore universitario. Pugliese di Volturara Appula in provincia di Foggia, 54 anni, Conte è un avvocato civilista e insegnante di diritto. Sposato e poi separato, ha un figlio di 10 anni. “E’ uno tosto, si è fatto da solo” ha detto di lui Di Maio descrivendolo come “una persona di grandissimo profilo” che “viene dalla periferia di questo Paese, da San Giovanni Rotondo”.
LA CARRIERA – A lungo assistente di un giurista di peso come Guido Alpa, Conte risiede da anni a Firenze dove è ordinario di diritto privato all’Università. Nel suo curriculum figura una carrellata di master e perfezionamenti. Dalla laurea in Legge alla Sapienza nel 1988 con votazione 110/110 con lode, alla borsa presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) negli anni 1992-1993, oltre a studi giuridici all’estero, in diversi atenei, da Yale, a Vienna, passando per la Sorbona, New York e il Regno Unito.
IL CV CONTESTATO – Solo ieri, prima che arrivasse la chiamata dal Colle, Conte è finito nel mirino della stampa estera e dell’opinione pubblica italiana per via del suo cv. Prima sono arrivati i dubbi del New York Times, secondo il quale Conte avrebbe aggiunto una parte riguardante il perfezionamento degli studi presso la New York University. Circostanza che non sembrerebbe invece risultare alla stessa università interpellata proprio dal cronista Jason Horowitz.
Poi è arrivato il rituale fact checking di giornali e rete, che hanno rispolverato il passato recente del professore, nel 2013 legale della famiglia della piccola Sofia, simbolo della vicenda Stamina. Le polemiche legate al suo curriculum, però, non hanno sfiorato i vertici del Movimento, che stamattina hanno confermato ancora una volta l’investitura del professore. Poi è arrivata la convocazione al Quirinale.
IL PRIMO INCARICO POLITICO – Per Conte si tratta del primo incarico politico. Il professore non ha mai avuto svolto ruoli politici o amministrativi. Da elettore ha sempre avuto come riferimento la sinistra, come ha lui stesso dichiarato: “Il mio cuore ha tradizionalmente battuto a sinistra“, ha detto a in un’intervista a Di Martedì spiegando di aver avuto i primi contatti con i 5 Stelle quando gli fu chiesto di diventare membro del Consiglio di presidenza della Giustizia Amministrativa, l’organo di autogoverno della giustizia amministrativa. Era il 2013.
Di recente ha presieduto la commissione disciplinare del consiglio di presidenza della giustizia amministrativa che ha coordinato l’istruttoria che ha portato alla destituzione del consigliere di Stato Francesco Bellomo.
Confindustria: “Dove sono le risorse per le promesse elettorali?”
“Cambiare senza distruggere”, “riprendere in mano il cantiere delle riforme istituzionali per garantire la governabilità”, e poi “c’è il nodo delle risorse. Non è affatto chiaro dove si recuperano le risorse per realizzare i tanti obiettivi e le promesse elettorali“. E’ il leader di Confindustria, Vincenzo Boccia, a riassumere così dal palco dell’assemblea generale il sentiment della platea degli industriali verso il nuovo governo.
Il debito pubblico resta il nemico della crescita del Paese, scandisce, e occorre “una politica che rassicuri sulla graduale riduzione del debito pubblico, creando le precondizioni per la crescita e la creazione di lavoro, vera missione di pace”.
Da Boccia arriva anche il monito a non fare passi indietro sulla Tav, Tap e sul Terzo Valico. “Le infrastrutture – rimarca – sono la precondizione per costruire una società inclusiva e ridurre i divari”. Un’adeguata dotazione infrastrutturale, spiega, consente al nostro Paese di recuperare una “favorevole centralità” tra Europa e Mediterraneo. “Una centralità che però – aggiunge – rischiamo di perdere irrimediabilmente rimettendo in discussione scelte strategiche per il nostro futuro, a partire dal Terzo Valico, dalla Tav e dal Tap, condannando così il nostro Paese, i suoi cittadini e le sue imprese, a una posizione di marginalità e di isolamento. E a una enorme perdita di credibilità”. “Perché se passa l’idea che a ogni cambio di maggioranza politica si torna indietro su scelte strategiche per la nostra economia, è la nostra credibilità che mettiamo in discussione“, ammonisce Boccia.
Il presidente di Confindustria esprime inoltre la perplessità del mondo industriale sull’incertezza che da mesi grava sul destino dell’Ilva, al centro di una difficilissima vertenza con gli indiani di ArcelorMittal e oggi al centro di una possibile ‘rivisitazione’ del programma da parte del governo M5S-Lega. “Possiamo non condividere il protezionismo americano”, dice dal placo dell’assemblea nazionale, “ma oggi l’America parla di produrre più acciaio mentre da noi si vuole chiudere l’Ilva, la più grande acciaieria d’Europa”. Per questo, conclude, “viene da chiedersi se sia possibile cambiare continuamente le carte in tavola, per di più nell’anno in cui entriamo nella top ten dell’attrattività internazionale”.