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Conte: “Valuteremo se è possibile anticipare aperture” (Altre News)

Conte: “Valuteremo se è possibile anticipare aperture”

“Dobbiamo affrontare un periodo di grandi sofferenze”, bisogna “lavorare tutti insieme e affrettarsi per portare questa settimana in Cdm il decreto legge” sulle misure economiche. Lo ha detto il premier Giuseppe Conte nel corso dell’incontro con Rete Imprese Italia in cui ha riferito ai partecipanti la “dolorosa notizia” del piccolo imprenditore che si è tolto la vita nella notte a Napoli. Il 57enne si è impiccato nel capannone della sua ditta, provato dallo stress dovuto alla crisi economica, innescata dal Covid-19. “Non conosciamo ancora i dettagli di questa vicenda – ha detto il presidente del Consiglio ai rappresentanti di commercianti e esercenti in conference call, riferiscono alcuni presenti – siamo vicini alla famiglia” dell’uomo, che lascia la moglie e una figlia.

“Dal governo non c’è alcuna volontà di protrarre questo lockdown residuo” ha detto il premier in riferimento alle attività della vendita al dettaglio e degli esercizi commerciali, nel corso dell’incontro. “Se c’è la possibilità di anticipare qualche data, possiamo anche valutare delle aperture ulteriori”, ha spiegato il presidente del Consiglio, sottolineando che con il piano del ministro della Salute e con le informazioni che Regioni ed enti locali dovranno mandare giornalmente “siamo nelle condizioni di un piano che ci consenta di tenere sotto controllo la curva del contagio anche a livello territorialmente molto circoscritto”.

Scontro su regolarizzazioni, Bellanova minaccia dimissioni

Una riunione tesissima, a quanto viene riferito all’Adnkronos, quella tra i ministri Teresa Bellanova, Nunzia Catalfo, Luciana Lamorgese e Beppe Provenzano. Un vertice che si è concluso con una fumata nera. “Dovevamo trovare una mediazione, ma non c’è stata”, si spiega da fonti di governo. La situazione descritta è quella di un braccio di ferro durissimo tra Catalfo e Bellanova, sostenuta dalla titolare del Viminale e dal ministro dem Provenzano.

Durante la riunione, si riferisce, si è tornati sul nodo dei permessi di soggiorno. Ieri la proposta Iv era quella di 6 mesi per il permesso, rinnovabili per altri 6. E c’è stato il niet di Catalfo. Oggi si è tentata la mediazione su 3 mesi ma, si spiega, la soluzione ha incontrato di nuovo il no della ministra del Lavoro. “Io da bracciante – avrebbe detto allora detto Bellanova che sarebbe stata anche pronta alle dimissioni- non posso permettere che i lavoratori siano lasciati nelle mani dei caporali”.

Resta dunque una situazione molto tesa con il ministro Iv pronto all’addio al governo per una “battaglia di civiltà perché altrimenti lo Stato finirebbe per farsi complice di chi sfrutta i lavoratori nella illegalità”. Giovedì ci sarà un’altra riunione. La trattativa continua. Ma le premesse per un accordo dopo gli incontri di martedì e l’ultimo di stasera non sono delle migliori. E in serata trapela che giovedì il premier Giuseppe Conte riceverà lo stato maggiore di Italia viva, con il presidente Ettore Rosato e i capigruppo Maria Elena Boschi e Davide Faraone.

Crimi: “No a sanatoria migranti”

“Emersione del lavoro nero e lotta al caporalato sono sempre stati i nostri cavalli di battaglia e continueremo a fare tutto ciò che serve ed è utile in questo senso, che siano italiani o stranieri: il tema non è la regolarizzazione degli immigrati irregolari ma l’emersione del lavoro nero. Se su quello vogliamo lavorare, e una parte dei testi che ho letto vanno in quella direzione, ok. Ma se come ho potuto leggere c’è anche una parte di testo di intenzioni di fare una sanatoria modello Maroni, noi non ci stiamo”. Così Vito Crimi, capo politico del Movimento 5 Stelle, ospite di 24 Mattino su Radio 24.

“Le ipotesi in campo, che prevedono la concessione di permessi di soggiorno temporanei a immigrati irregolari, non aiuta l’emersione di lavoro nero, tutt’altro. Perché se noi concediamo uno status di regolarizzazione a chi è in Italia illegalmente, consentiamo a queste persone di continuare a svolgere lavoro nero ed essere oggetto di sfruttamento”, aggiunge.

“Massima disponibilità alla lotta al lavoro nero – ribadisce Crimi – ma non accetto che vengano dati dei permessi di soggiorno temporanei perché è lì che si insidia il lavoro nero”.

Bonafede: “In cantiere dl per rivalutare scarcerazioni boss”

“E’ in cantiere un decreto legge che permetterà ai giudici, alla luce del nuovo quadro sanitario, di rivalutare l’attuale persistenza dei presupposti per le scarcerazioni di detenuti di alta sicurezza e al 41 bis”. Lo ha detto il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, rispondendo al Question time alla Camera. “La linea che ho seguito nella mia azione da ministro è stata, è e sarà sempre improntata alla massima determinazione nella lotta alle mafie”, ha affermato.

“Nel giugno 2018 non vi fu alcuna ’interferenza’, diretta o indiretta, nella nomina del capo dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Punto. Non c’è nient’altro da dire”, ha aggiunto Bonafede, riferendosi alla mancata nomina di Nino Di Matteo al Dap. “Anche con riferimento alla recente nomina del nuovo Capo Dipartimento, ho seguito mie valutazioni personali nella scelta, la cui discrezionalità rivendico”, ha detto soffermandosi sulla nomina del nuovo capo del Dap, Dino Petralia.

Sul mancato incairoc a Di Matteo, secondo Bonafede, si è sviluppato “un dibattito politico surreale”. “Ogni ipotesi o illazione costruita in questi giorni da alcune forze politiche, è del tutto campata in aria perché, come emerso dalla ricostruzione temporale dei fatti, le dichiarazioni di alcuni boss erano già note al Ministero dal 9 giugno 2018 e quindi ben prima di ogni interlocuzione con il diretto interessato”, ha ribadito il ministro, riferendosi alle intercettazioni di alcuni detenuti al 41 bis che avrebbero dimostrato il mancato gradimento per la nomina di Di Matteo.

Lega pensa a sfiducia Bonafede

La mozione di sfiducia al Guardasigilli Alfonso Bonafede anima la discussione nel centrodestra. Per la Lega, che l’ha proposta giorni fa, è Matteo Salvini che sta trattando direttamente la questione. Nel frattempo, riflettono anche Giorgia Meloni e Forza Italia, che resta però defilata. Ma la mozione, a quanto apprende AdnKronos, sarebbe già pronta alla Camera. Fonti leghiste spiegano che il testo, tra domani e l’inizio della prossima settimana, potrebbe essere presentato. Prima lo scarceramento dei boss, poi la questione Di Matteo, spingono il partito di Salvini a intervenire con la mozione contro il ministro della Giustizia.

Non convince i leghisti il passo indietro annunciato in Aula, nel corso del Question time alla Camera, da Bonafede, che ha parlato di un decreto allo studio per consentire ai magistrati di sorveglianza di rivalutare le scarcerazioni già disposte. “E’ solo un bluff”, taglia corto un parlamentare del Carroccio, mentre altri sottolineano la difficoltà anche tecnica di procedere in questo modo, che viene giudicata inaccettabile in termini di autonomia della magistratura.

In queste ore sono in corso consultazioni con gli alleati del centrodestra, a partire da Giorgia Meloni, per valutare una iniziativa unitaria. La leader di Fdi, ieri sera, aveva sottolineato come “ha un senso una cosa del genere se è una iniziativa comune del centrodestra”. Più difficile il coinvolgimento di Forza Italia, che resterebbe contraria a mozioni individuali, come già chiarito negli scorsi giorni, relativamente alla proposta – sempre leghista – di procedere a sfiduciare il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri.

Posizione ribadita all’AdnKronos dal forzista Enrico Costa. Che spiega come “anche sul tema della prescrizione, tempo fa, avremmo avuto motivi per chiedere le dimissioni di Bonafede e non lo abbiamo fatto”. “In ogni caso – avverte – noi non abbiamo letto ancora alcun testo”.

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7 Maggio 2020