“LA (R)IVOLUZIONE” DI STEVE JOBS
La vita del fondatore della Apple in lirica, in un’opera rivisitata che lo riabilita dall’immagine insopportabile creatasi sin dalla sua nascita
Per un grande rivoluzionario della tecnologia del secondo e terzo millennio, dopo il cinema e la televisione, non poteva non mancare anche un contributo a livello musicale. “The (R)evolution”, è l’opera lirica del compositore Mason Bates dedicata al controverso, seppur molto amato dai millenials, fondatore di Apple, Steve Jobs. L’opera, scritta in collaborazione con il premio Pulitzer Mark Campbell, in cui il baritono Edward Parks interpreta il guru della “mela morsicata” più famosa al mondo, ripercorre la vita di Jobs fino alla fine dei suoi giorni.
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Tra gli altri interpreti saliti sul palco del Santa Fe Opera, importante festival internazionale che va in scena all’aperto nel deserto a nord della capitale del New Mexico, c’è Garret Sorenson nei panni del primo socio Steve Woznieck e il mezzosoprano Sacha Cook in quelli della moglie di Steve, Laurene Powell. Si potrebbe pensare a una ennesima trovata pubblicitaria della casa di Cupertino, ma “The (R)evolution” nasce senza il consenso e/o assenso né della Apple né degli eredi di Jobs.
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Non a caso il libretto non fa alcuna menzione del marchio, anche quando, nel ripercorrere alcune fasi molto importanti della vita dell’inventore del mela-fonino, va in scena l’episodio del lancio dell’iPhone al MacWorld del 2007.
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La partitura incorpora suoni dei prodotti Apple compreso l’audio diventato sinonimo dell’accensione di uno dei primi Macintosh. E il leitmotiv dell’opera è il garage dove, negli anni ’70, tutto ebbe inizio. È “il luogo dove tecnologia e creatività si incontrano", ha spiegato al Guardian il compositore Bates.
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E aggiunge: "Sono sempre stato affascinato dalla tensione al centro della sua vita: come puoi creare questi gadget bellissimi e miniaturizzati quando la gente è un totale casino? La gente è complicata. Nessuno ha un solo pulsante". Per la critica l’opera è fin troppo melensa, e consegna al pubblico uno Steve Jobs dall’animo fin troppo gentile, sdoganandolo dall’immagine di quel personaggio, a mio parere, egoista e prevaricatore.
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