“RYUICHI SAKAMOTO: CODA”
In un docufilm di Nomura Schible che racconta, attraverso alcuni tristi episodi, le continue trasformazioni della vita artistica del grande maestro giapponese
Musicista, compositore e anche attore. Una vita spesa con tanta dedizione in sala di registrazione, sui palcoscenici di tutto il mondo e, a volte, sui set cinematografici. Vincitore di molti premi tra cui il British Academy Film Award (1984) alla migliore colonna sonora per il film Furyo: Merry Christmas Mr. Lawrence, l’Oscar (1988) e il Grammy (1989) per la colonna sonora, realizzata con David Byrne e Cong Su, de L’ultimo Imperatore di Bertolucci. Ritenuto tra i primi artisti ad aver fuso la tradizione musicale orientale con quella sinto-elettrica occidentale. Prolifico nella produzione di lavori discografici che spaziano dal Jazz, fusion, bossa, elettro pop e neo–classica.
Numerose le collaborazioni con artisti di fama mondiale come David Byrne, Thomas Dolby, Iggy Pop, Youssou N’Dour e Caetano Veloso e David Sylvian con il quale compose il famoso singolo tratto da Furyo, Forbidden Colours. Indimenticabili, anche se poco considerate dall’Accademy di Los Angeles, le colone sonore de Il Tè Nel Deserto e Il Piccolo Buddha. Molto convincenti anche le interpretazioni come attore non protagonista nel film L’ultimo Imperatore e da protagonista in “Furyo…” al fianco di un sorprendente David Bowie.
Questi giorni, il maestro Ryuichi Sakamoto è a Venezia per presentare fuori concorso alla Biennale il docufilm Ryuichi Sakamoto: Coda, di Stephen Nomura Schible. “Sono una persona timida e non amo mostrare la mia vita quotidiana – ha detto Sakamoto in conferenza stampa -. Un documentario però pur essendo ritenuto non fiction in realtà, è in una zona di confine. E in fondo tutti in qualche modo recitiamo nella vita”. E riguardo alla propria vita da compositore di musica per il cinema, aggiunge: “Il cinema è da sempre una grande fonte di ispirazione per me. Tutta la mia musica la concepisco come fosse una colonna sonora senza film”.
Il documentario esplora l’animo artistico e umano del 65enne maestro giapponese, scosso da eventi terribili come il disastro di Fukushima e la sua guarigione dal tumore, e rivelandoci le diverse trasformazioni che lo hanno interessato durante la lunga carriera artistica. “Fin dall’inizio avevo in mente il titolo Coda perché volevo che il film approdasse a un finale musicale: alla nascita di una nuova canzone - ha dichiarato il regista, Nomura Schible -. La mia speranza è che coloro che si immergeranno nel film che possano vivere come un’apertura della percezione, provando a immaginare come Ryuichi Sakamoto sente il mondo ed essendo testimoni di come l’artista, alla fine, trionfi nel trovare nuove espressioni musicali.”
(Foto dal sito web della Biennale del Cinema: si ringrazia)
Lascia un commento
NB: I commenti vengono approvati dalla redazione e in seguito pubblicati sul giornale, la tua email non verrà pubblicata.