“MYSTERIUM” FESTIVAL DI PRIMAVERA
IL MISTERO E LA RAGIONE DALL’UMANITA’ CROCIFISSA

Con l’affacciarsi della Primavera, si rinnova l’umano sondaggio del più affascinante mistero che, riferito all’Infinito all’Oltre da noi all’Entità Suprema autrice della prima scintilla della vita, ha sempre mosso la Filosofia trasfusa anche nelle opere dei poeti che più hanno saputo toccare le corde della riflessione e del sentire di ogni uomo, in senso di frustrata negazione oppure di ineludibile speranza.
Così Leopardi che, cercando quell’Essenza sconosciuta nella Bellezza della Natura, ne trasse solo amara deduzione nichilista; davanti alla tomba di una donna bellissima avendo considerato l’effimero destino della bellezza umana che, come la vita, sfiorisce sino a finire nella sozza bruttura del disfacimento della morte; di contro, lo stesso poeta volle che, sull’insondabile Infinito, comunque si interrogasse, in termini di positivo sentire, un umile pastore colto nella sua solitudine in compagnia della pallida silenziosa luna ispiratrice, depositaria della conoscenza su cosa, più che su chi, il pastore rappresentasse rispetto a quel percepito incombente Infinito.
Al di là dell’indagine sublimata di un Sant’Agostino, il tentativo di "afferrare" l’Infinito è stato anche su basi razionali; come nel caso di Cartesio che ne cercò le tracce nello stesso “finito” secondo calcoli matematici conosciuti, cui ci si continua ad affidare considerandone la validità relativa alle nuove conquiste scientifiche; di contro, Spinoza riflettè sulla impossibilità di "cogliere" quell’ Entità infinita, nello stesso modo in cui si fosse cercato di contenere, in un abbraccio, un tronco d’albero avente una circonferenza maggiore dell’ambito in cui lo si fosse voluto comprendere. Comunque, la ricerca di quell’Altro da noi è un tendere che affiora improvviso in concomitanza del fluire dell’esistenza; così è per l’adolescente che, affacciatosi alla pubertà, nello sconvolgimento del flusso del suo sangue e nello svegliarsi degli ormoni, scopre una tensione verso la nuova dilatata dimensione dell’amore che è un primo vero superamento del proprio limite e apre frontiere sublimate del sentire il mistero della provenienza da quella fonte di Amore Assoluto che ha voluto la vita di tutti gli esseri.
D’altra parte, da sempre, gli uomini comuni indirizzano la ricerca dell’Oltre da sè in base a quei canoni della ragione che si attende un Dio padre, sempiterno tutore nei confronti di ciò che ha creato; sembrando che l’abbia lasciato in balìa dell’esposizione ad un avvicendarsi della fragilità sempre drammaticamente e variamente crocifissa dalla preponderanza del Male, che è sinonimo di Ingiustizia e Morte, di contro ad un’etica del Bene sinonimo di Giustizia e Vita, di cui si cerca emblematica provenienza proprio da quel Dio fatto segno di un reverenziale timore e di un insopprimibile volerLo "sentire"; confrontandone la Tutela attesa con il contrasto della problematica realtà umana che induce ad un intimo diretto chiedere:
“Se sei quel Dio, d’ogni Giustizia pieno, a che serve il farci balenare, di Tua Equità, un concetto alieno che comprendere non può chi è fatto uomo, plasmato perché infima terra sia sua domo? Quando l’umano giudicare, corrotto o inetto, semina pianto; che cosa mai fai Tu, d’altro Tuo canto? Davanti all’innocenza mal pagata, vilipesa e finanche condannata, che senso ha il restarsene così lontana di Tua Giustizia alata? Sei proprio Tu, l’autore di questo pravo gioco del nostro andare, senza riscontro per il quotidiano travaglio in cui sperare? E’ giusto, poi, che il saldo di un vissuto sia il nulla della morte che, di tante promesse nell’aldilà, da sempre mostra solo gambe corte? Allora, se fra il buio finale e la luce di vita, in origine accesa, incommensurabile è la sproporzione; che senso ha quel volerci protesi a nient’altro che ad una, di Te, vaga illusione? Solo per questo, o per cos’altro mai, seguire un Pastore che in Tua vece ci regge, quale umanità che, per timore di domandarsi, si fa gregge e in Te si ottunde, belando un’orazione che, di Te, scongiuri anche l’estrema delusione? Dietro l’angolo della variegata umana crocefissione c’è, poi davvero, quella Tua Pasqua di Resurrezione? Premio solo per chi ti invoca per la continuità di privilegiata vita, oppure anche per il fattosi reo guerriero, che uccide e si immola in nome Tuo e di sua croce infinita? “
Come da sempre, andando alla ricerca di risposte che, chissà se mai verranno, resta quella tal quale magica circonvenzione da cui, più forte d’ogni dubbio, verso un Dio Infinito l’umanità è portata con tanta profonda e ineludibile emozione.
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