"FEMN MAZ TAMMOR"

Lo spettro del castello di Monopoli

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cms_29044/0.jpgSe è vero che ogni castello che si rispetti ospita il suo malinconico e triste fantasma, devo ammettere che lo spettro che secondo la leggenda dimorerebbe nel maniero monopolitano è forse il più singolare da me incontrato nei miei anni di studi sul folklore pugliese.

"Femn Maz Tammor" (donna con mazza e Tamburo, oppure donna che batte la Tammorra) è il nome con cui è nota la dama evanescente che nottetempo si farebbe notare nei pressi del castello e del porto che ad esso è limitrofo.
Questo spettro si aggirerebbe nel Castello di Carlo V - fortilizio cinquecentesco edificato durante la dominazione spagnola della città - terrorizzando i testimoni che avessero la fortuna, o la sfortuna, di incontrarlo.
Non è tutto, il fantasma non sarebbe accompagnato da lamenti e suoni metallici, come il folklore ci ha abituato in relazione a molte altre leggende aventi come protagonisti spettri del castello, no, questo suonerebbe una Tammorra, strumento a percussione simile al più noto tamburello che spesso viene utilizzato nella “pizzica salentina”.

La leggenda fa riferimento, come già accennato, alla figura evanescente di una donna, che apparirebbe percuotendo il suo strumento, creando così un suono ritmico e ben udibile, ascoltato con terrore da decine di testimoni nel corso dei decenni (quasi tutti pescatori che la notte si trovano nelle vicinanze del castello, che come già detto si affaccia nello specchio di mare in cui è presente il porto).

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Qualcuno afferma che il famoso spettro appartenga ad una donna rimasta nella nostra “dimensione” (ossia nel nostro cronotopo) perché in attesa del ritorno del marito, morto nelle acque antistanti la fortezza in un naufragio avvenuto in seguito a una violenta tempesta.
Secondo altre versioni della storia, invece, le apparizioni non avverrebbero all’interno del maniero ma nei pressi del vicino molo. In questo caso il fantasma sarebbe quello di una suora impegnata a spaventare le tante coppiette che si nasconderebbero nella parte più celata agli sguardi, in cerca di intimità.

Qualunque sia la causa che possa spingere il presunto fantasma ad apparire, le tante leggende mi portarono ad effettuare un’indagine atta a stabilire se lo spettro potesse realmente dimorare nel castello, ossia se nel maniero si verificassero realmente eventi definibili di natura “paranormale”.

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Ero particolarmente emozionato ed abbastanza curioso, con me era presente anche il prof. Cosimo Lamanna, sempre attento a salvaguardare la storia, il folklore, ed in generale la cultura monopolitana e non solo.

Autorizzati dall’allora amministrazione comunale, interessata a comprendere quanta verità potesse celarsi in quelle che la popolazione ritiene essere leggende legate a fenomeni realmente accaduti, trascorremmo buona parte della notte all’interno del castello, muniti di attrezzatura idonea a registrare materiale audio e video-fotografico, nonché a misurare parametri biofisici ambientali.
Non ottenni nessun risultato tangibile né dal materiale fotografico, ottenuto grazie a strumenti capaci di percepire anche il range dell’ultravioletto e dell’infrarosso, né dalle tracce audio registrate con strumenti molto sensibili capaci di registrare nitidamente nel range degli infrasuoni e degli ultrasuoni.

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Ottenni invece un segno ben evidente sulla mia pelle, un graffio sulla schiena, rosso e dolorante. Tre strisce a forma di “zampa di gallina” comparse in un momento nel quale insistentemente chiedevamo alla presunta entità di manifestare la sua presenza e scomparse nel momento in cui chiesi scusa per l’eventuale scortesia.

Casualità?
Non posso escluderla e del resto la mia opinione, senza prove inconfutabili e scientificamente valide a suo sostegno, non è certamente utile in un’ottica di dibattito scientifico.
Oltretutto il maniero è praticamente a ridosso del mare, quindi è lecito supporre che durante le notti tempestose le onde possano infiltrarsi in cavità sottomarine e produrre un suono ritmico amplificato dalla struttura stessa del castello. Questo suono, considerando la nebbia che crea facili pareidolie e la suggestione dovuta alla conoscenza della leggenda sopra riportata, potrebbe essere alla base di molte delle testimonianze esistenti sullo spettro del Castello di Carlo V.

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Personalmente visiterei il maniero di Monopoli con occhi curiosi e ben aperti.
Spero di poter essere presto nuovamente autorizzato al fine di poter riprendere uno degli studi più interessanti da me effettuati in Italia.

Mario Contino

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