"OSTAGGI" IL FILM DAL 15 MAGGIO SU SKY CINEMA E ON DEMAND

Intervista esclusiva per “La Pagina della Cultura” dell’International Web Post a Eleonora Ivone

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cms_21933/1v.jpg“Ostaggi” è una black comedy con un cast corale. E’ il titolo del film diretto da Eleonora Ivone al suo esordio dietro la macchina da presa, tratto dall’omonima opera teatrale di Angelo Longoni che è anche sceneggiatore.

Marco un imprenditore che all’ennesima cartella esattoriale dopo aver rapinato una banca, entra in una panetteria e prende in ostaggio i clienti, ognuno con i propri problemi.E’ una situazione tragicomica che fa pensare ma è anche divertente e soprattutto molto attuale, soprattutto con i tempi che viviamo a causa della pandemia.

Dalle note di regia si evince che è un po’ un apologo di una situazione preesistente che la pandemia ha in qualche modo amplificato ma in realtà la crisi c’era già. E’ un’analisi sociale delle diseguaglianze economiche, razziali e dei conflitti che erano e sono nella nostra società.

Un Cast molto coeso, di cui fanno parte anche Alessandro Haber nel ruolo del commissario e a sessa Eleonora Ivone nel ruolo di negoziatrice per liberare gli ostaggi. Il Cast è impreziosito dalla colonna sonora di Niccolò Agliardi che si è aggiudicato il Golden Globe 2021 per la miglior canzone originale.

Un film necessario che andava raccontato.

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cms_21933/1.jpgVorrei iniziare con un pezzetto della canzone che va sul finale del Film e chiederti: “Come ti va?”

In questo momento oserei dire che ho alzato un po’ la testa, ho fatto quelle cose che fanno i pulcini quando escono dal guscio. Sono in una fase per me abbastanza insolita, magica perché è cambiato qualcosa nella mia vita.

La pandemia c’è stata per tutti però è aver scelto di prendere in mano la mia vita professionale passando dall’altra parte della macchina da presa che mi ha regalato una consapevolezza e mi ha portato a capire molte cose che non conoscevo e mi fa molto piacere.

Sei riuscita perfettamente nell’intento!

Ho cominciato un paio di anni fa, vedendo una replica di “Ostaggi” a Teatro e mi aveva molto colpito. La cosa che mi è balzata agli occhi, oltre ai contenuti in particolar modo mi è piaciuto l’impianto cinematografico. Sono andata da Angelo, mio marito, e gli ho chiesto di scrivere la sceneggiatura. Lui era un po’ scettico e mi ha detto che non era sicuro che ce la facessero fare. Io gli ho risposto “Intanto proviamoci, mi assumo io la responsabilità.

Lo porto avanti io”. Devo dire che con grande perseveranza e tenacia e voglia di fare le cose, ho portato avanti il progetto e ho avuto questo primo grande risultato, non solo averlo finito ma anche distribuito sulla piattaforma benché fosse stato girato per il cinema. Dal punto di vista prettamente imprenditoriale non posso che ringraziare la Casa di produzione Wake Up che ha creduto nel mio progetto in un momento di grave crisi. Infatti hanno aderito che eravamo in piena pandemia, verso la fine aprile, e c’erano state da poco le prime riaperture. Il 10 settembre ero già sul set. La Fenix entertainment ha investito nell’idea in maniera totale, supportando la nostra piccola e neonata società di produzione. Ringrazio anche la Film Commission Calabria che mi ha sostenuto. Abbiamo iniziato questo percorso e credo di essere stata fortunata e di aver dato, dal mio punto di vista, una strada alternativa al percorso di attrice.

L’incipit del Film è la scena al ristorante in cui sei insieme a Cesare Bocci (Angelo) e state cenando. Lui ad un certo punto dice “Solo in Italia può succedere una cosa del genere, è un cane che si morde la coda.” Che ne pensi?

cms_21933/3.jpgCondivido pienamente! Secondo me quella scena è fondamentale perché è un po’ il mood che descrive in maniera verbale ciò che è accaduto a Marco (Gianmarco Tognazzi). A questa battuta segue “Tu devi fare causa allo Stato anche se hai vinto per avere i soldi che ti possono aiutare in quell’altra causa”. Il cittadino onesto, vessato dallo Stato, è costretto a spendere soldi per gli avvocati per potersi permettere di riavere i propri indietro. Rimani intrappolato in un labirinto e per uscirne passano molti anni.

Gente che dichiara fallimento, si indebita, molti si uccidono. Ho preferito creare un altro paradosso, il tizio visto che non viene aiutato da nessuno, neanche il suo avvocato, decide di fare una rapina perché non riusciva più ad andare avanti. E’ ovvio che prima di compiere il gesto avrà pensato a lungo prima di farlo. Le poche scene con la figlia (Andrea Viola Tognazzi) sono anche delucidanti per la situazione di quest’uomo fragile. La moglie se n’è andata, non hanno più soldi. Non mi sembrerebbe così strano che una persona così si svegli una mattina e faccia una rapina.

cms_21933/4.jpgIn che periodo avete girato?

Ho cominciato a lavorare a questo progetto due anni fa. Alla fine del 2019 ho visto il bando della Film Commission ed è stata la prima a crederci. Mi ha dato i soldi per iniziare ma per le piccole produzioni il percorso è stato ad ostacoli finché non ho incontrato la produzione “Fenix Entertainment” ed abbiamo fatto una produzione associata. Noi avevamo già fatto un po’ di sopralluoghi ed avevo scelto di girare in Calabria tra Cosenza e Rende una storia che racconta il disagio sociale che oggi ognuno prova!

cms_21933/5_1621403790.jpgCome spesso succede al Sud.

Il personaggio di Regina, interpretato da Elena Cotta è straordinario, vero, emozionante la ascolterei per ore. E’ un po’ di tempo che non la seguo per il teatro. Pensavo che non lavorasse più.

Lei nel 2013 ha vinto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile per il film “ Via Castellana Bandiera” di Emma Dante.

Mi ha commosso sia perché Nabil (Jonis Bascir) la chiamava Mamma e sia quando è svenuta, in quanto mi ha ricordato mia mamma ed ho pianto.

Se questo è accaduto è la finzione del cinema: la capacità di immedesimazione. Vuol dire che è un bene. E’ una catarsi che porta a ripensare anche a sentimenti, emozioni e citazioni che tutti noi abbiamo sentito e che viviamo. Come ti dicevo prima è aderente alla realtà ma anche ai sentimenti. Non c’è niente di falsato. Avevo espresso una volontà specifica su questo collante legato alla verità. Stiamo facendo cinema ma non stiamo facendo il genere “action”.

Secondo me c’è anche un po’ di neorealismo, visto i sentimenti che emana.

cms_21933/6.jpgIn un certo senso c’è un po’ di tutte queste cose che dovevano essere un po’ la spinta emotiva che doveva provocare e così è stato.

Tornando ad Elena, lavora spesso con il marito Carlo Alighiero e sono una coppia meravigliosa. Quanto è vero che “L’amore migliora la vita”. Lei è una donna straordinaria, equilibrata, minimale. Una donna che si è fatta dirigere con umiltà, semplicità, leggerezza, con profondità ma anche con grande dimostrazione di stima. Era alla mia prima opera ma con me ha avuto sempre un rapporto di grande rispetto e ascolto su tutte le cose che le dicevo o che le chiedevo. Non facevo in tempo a dirle vogliamo provare e ci mettevamo appartate e provavamo noi due. E’ stata un’esperienza bellissima.

Elena pur essendo una grande attrice conserva una certa umiltà che le fa onore!

I giovani attori dovrebbero imparare dai grandi attori che dimostrano la loro grandezza anche attraverso la loro umanità nella vita. Elena è una donna pacata, quando apre bocca sa quello che dice. E’ naturale e non artefatta. Avevo in mente una vecchietta che doveva avere una sua dignità ma non doveva avere orpelli. Spero che si legga nelle scene che fa.
Niente trucco, niente piega, niente imbellettamenti con una dignità estetica legata ai costumi perché doveva essere una donna pulita e semplice ma non una donna con vezzi. Un’immagine pulita ed è quello che sul set è riuscita a dare perfettamente.

Uno dei motivi ricorrenti è che tutti i personaggi dicono “sono stanco”. Perché?

E’ la stanchezza alla quale ti fa arrivare la vita. Questa espressione che i personaggi usano è una stanchezza legata a delle problematiche della vita che poi ovviamente si esplicheranno solo più avanti.

Ogni ostaggio ha un ruolo diverso, per esempio Remo il panettiere (Francesco Pannofino) è razzista e dice di sparare a un immigrato e non a se stesso perché ha dei figli oppure alla vecchia”.

cms_21933/7.jpgPannofino rappresenta l’italiota o l’italiano medio. Esatto! Rappresenta quell’immagine di cittadino che ha come riferimento della sua vita il lavoro. Di fatti questo è talmente fondamentale che fa una battuta e dice “Ma che crisi? Io mi alzo tutti i giorni alle cinque per dare da mangiare alla mia famiglia”. Il che vuol dire che il lavoro diventa l’elemento portante della sua vita e lo denota come l’unico elemento di una valenza sociale ed economica dentro la panetteria che è fondamentale.

E’ quella tipologia di uomo che cade sui luoghi comuni come il razzismo, la codardia, il disprezzo nei confronti dell’altro. Secondo me anche lui ha dei momenti di fragilità quando dice “Cosa credi? Anch’io ho dovuto pagare delle mazzette ai vigili”.

Da questo punto di vista è molto significativo!

Assolutamente è un momento di riflessione totale. In quel microcosmo escono fuori in modo molto esplicito sia i lati negativi che l’umanità di ognuno di loro.

Già! Ognuno di loro racconta la propria vita. Regina racconta “sono vedova, ho una pensione molto bassa, ho una figlia stronza che non mi fa vedere i nipotini se le faccio qualcosa”.

Secondo me quello è l’apice di tutto, la dimostrazione di una donna che sembra apparentemente innocua, borghese, per certi versi è accomodante e cerca sempre la soluzione giusta. Quella scena iniziale che descrive gli estremi del personaggio quando chiede il pane e prima ne chiede tre etti, poi cinque e subito smentisce perché la figlia sta a dieta. Tutta una serie di comportamenti che la denotano come una donna calma, tranquilla, innocua, borghese, preoccupata dalla quotidianità e invece poi tira fuori il leone che c’è in lei.

“Le stelle cadono su di te. Come si fronteggia il silenzio di chi avrebbe dovuto parlare?

cms_21933/8.jpgOgnuno lo affronta in modo proprio, Marco decide di fare la rapina e gli altri tirano fuori le loro problematiche legate all’esasperazione di quel momento oppure dichiarando la loro sconfitta.

Secondo me loro non sono mai dei perdenti. In realtà sono una fotografia di tante persone che ho avuto la fortuna di conoscere e si sono trovate in grande difficoltà per un motivo o per un altro.

“Ognuno tiene in tasca il suo dolore” in che modo?

Devo dire che Niccolò Agliardi è riuscito a metter il suo testo in musica in modo da rendere i contenuti del film in maniera eccellente. Quando ho letto il testo sono rimasta molto colpita e l’ho immediatamente sposato come emblema del film. Purtroppo credo che ognuno di noi porti il fardello del proprio dolore e ognuno di noi lo elabori e cerchi di affrontarlo in base alla propria capacità di sopportazione e di elaborazione. E’ estremamente esplicativo.

Si parla molto di solidarietà perché qualcuno lo aiuta ed altri no e Marco si trova costretto a fare una rapina. “Ognuno sa come sentirsi solo” penso che sia la cosa peggiore vivere un dramma del genere in solitudine!

E’ inevitabile che quest’uomo affronti da solo la problematica e decida di fare questo gesto proprio perché è solo. Credo che ci sia una situazione di solitudine generale nelle persone fragili (come può essere l’anziano, l’extracomunitario) che apparentemente non ci tocca perché non lo viviamo in prima persona. Apriamo i riflettori su problemi che non sono solo di cronaca ma fanno parte della vita quotidiana.

cms_21933/9.jpgNon uscirà a Cinema ma sarà su Sky dal 15 maggio...

Non se la sono sentiti né il produttore e neanche il distributore di andare in sala in questo momento perchè hanno riaperto ma i dati dell’incasso non ci fa pensare di alzare un po’ la testa. Posso capire che dal punto di vista puramente tecnico e visto il periodo sia complicato uscire in sala. L’accordo era che dovesse uscire in centocinquanta sale e sarebbe stato un bel lancio. Credo che la piattaforma di Sky sia una possibilità plausibile per poterlo vedere bene. Non escludiamo tutte le altre piattaforme come Netflix, Amazon, Tim Vision e quant’altro. Non deve essere tanto strano pensare di uscire su più piattaforme. E’ sicuramente un film che visto in una sala cinematografica ha sicuramente un appeal cinematografico. Dal punto di vista imprenditoriale posso capire perché lo abbiano fatto.

Durante la conferenza stampa hai detto “ho abbandonato le mie sensazioni e ascoltato quelle degli altri. A chi ti riferivi?

Ai personaggi, agli attori che avevo lì e al fatto che volevo interpretare l’anima di quelle persone. Ho cercato in qualche modo di essere mezzo attraverso i miei personaggi.

Secondo me hai avuto molto intuito sulla saracinesca perché alzarla e abbassarla significa la positività e la negatività!

Certo! E’ un po’ una metafora generale!

Comunque anche il personaggio di Tognazzi per quanto sia negativo è allo stesso tempo molto umano e fragile!

cms_21933/10.jpgAssolutamente! il personaggio di Marco lo si può immaginare come una mosca intrappolata in un bicchiere. E’ incapace di portare avanti una vera trattativa con le forze dell’Ordine e tra una richiesta negata ed una accolta in realtà poi si smaschera. A capirlo per prima è Ambra (Vanessa Incontrada) che con la sua ironia e il suo sarcasmo, la sua verità, per niente intimorita ma pratica e smaliziata lo guida come una sorta di Deus ex machina. Marco è una persona fragile che in realtà vorrebbe proteggere la sua famiglia, i suoi dipendenti. Cito una battuta della scena iniziale in cui dice al suo avvocato (Cesare Bocci) “Capisci che io ho trenta famiglie a cui dover dare conto”. Per quanto possa sembrare trito e ritrito, ognuno di loro rappresenta una fascia importante della nostra società.

Regina alla fine dice “La risoluzione è una risata”!

Mi allaccio a quella frase della canzone che tu hai citato, la risata è una risoluzione, l’anestesia delle miserie umane. Questa frase esprime un po’ nella sua verità, il concetto proprio della commedia sociale perché i personaggi hanno caratteristiche diametralmente opposte tra di loro e quindi dall’alchimia conflittuale che viene generata da questa unione forzata c’è pure la commedia che è scaturita proprio dall’appartenenza sociale che ognuno di loro ha ma anche dall’insicurezza del personaggio di Marco. Tutto quello che vediamo, i comportamenti dei personaggi, le loro reazioni, in realtà poi provocano un immedesimazione immediata non solo con le vittime ma anche con il carnefice. Quei problemi riguardano non solo loro ma il Paese. E’ una chiave che dal singolo passa alla collettività.

Ci chiediamo perché un film del cinema va in televisione ma dovremmo chiederci perché i registi del cinema vanno a fare le lunghe serialità sulle piattaforme. La piattaforma in questomomento offre delle opportunità sia narrative che dal punto di vista del mezzo cinematografico è uguale al cinema. Tutto questo è indiscutibile.

cms_21933/11.jpgIl grande schermo ha un altro fascino. Durante la pandemia non sono riuscita a vederli sulle piattaforme.

E’ ovvio questo non si discute ma dobbiamo essere consapevoli che adesso è un momento di transizione.

Secondo me il comparto distributivo del cinema adesso è veramente il comparto più massacrato perché è quello che ha riaperto per ultimo.

Una mia amica mi ha proposto di andare a cinema il sabato ma le ho risposto che sarebbe stato meglio andarci di martedì, mercoledì o giovedì e poi a che ora dovremmo andare visto che alle 22 c’è il coprifuoco?

La stessa cosa per il Teatro!

cms_21933/12.jpgIo sono d’accordo ma la gente si deve adeguare. Devi fare come gli anglosassoni, cambiare gli orari di lavoro per permettere alla gente di uscire dall’ufficio, poter mangiare anche un boccone velocemente e andare al cinema. Un po’ tutti dobbiamo capire come cambiare le abitudini. Dobbiamo avere pazienza. Sono andata a vedere Nomadland ma c’erano quattro gatti. Torno sempre alla domanda perchè il mio produttore ha scelto di andare sulla piattaforma? Personalmente avrei aspettato anche settembre, ottobre ma se poi come l’altr’anno aumentano i contagi?

Questo film ha avuto un percorso particolare proprio perché ho apprezzato lo sforzo produttivo per il quale sono riuscita a fare il mio primo film, voglio vedere le cose in modo positivo e sperare che abbia un buon ascolto e poi vediamo. Spero di andare in qualche Festival, di andare anche in qualche sala cinematografica per qualche evento pubblico così lo potrò far vedere anche al pubblico.

Elisabetta Ruffolo

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