" UN AUTUNNO DI FUOCO "

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cms_19509/1v.jpg“Un autunno di fuoco” con Milena Vukotic e Maximilian Nisi.
Regia di Marcello Cotugno. Scene di Luigi Ferrigno. Costumi di Andrea Stanisci.
Una produzione della Contrada – Teatro stabile di Trieste
Un testo giovane di un Autore anglosassone: Eric Coble.
Può essere definito un DramComedy! Analizza il rapporto tra una madre e i figli.

Involontariamente prende spunto da una Poesia di Dylan Thomas “Non andartene vita in quella piccola notte”.

Sulla scena un bellissimo albero che è quasi una figura centrale e che ci riporta alle stagioni della vita e a ciò che resta dopo di noi. Il suo colore rosso, simboleggia il temperamento di Alexandra, donna e madre molto forte ed energica. Una donna che costruendo delle bombe molotov con il liquido delle fotografie, cerca di farsi saltare in aria quasi a voler cancellare il passato.
L’ultimo figlio Cris, arrampicandosi sui rami dell’albero, riesce a raggiungere la madre che si è barricata in casa perché non vuole andare nella casa di riposo dove vogliono spedirla i figli.
Attraverso un incontro-scontro generazionale con Cris la madre acquisterà una nuova consapevolezza!
Grande successo sia al Festival di Borgio Verezzi che al Teatro Ghione di Roma.
Gran parte del pubblico ha gradito che un argomento molto drammatico, fosse trattato con una certaleggerezza quasi liberatrice.

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Il regista è stato colpito da una poesia di Dylan Thomas, sul tema della morte e del morire come possibile gesto di estrema ribellione. Tema centrale della pièce, come viene trattato?

Il Regista ci ha proposto questa poesia perché tratta appunto il tema della morte. Io e Milena ci siamo confrontati ed abbiamo condiviso un’idea che collimava con quella del Regista. Non è una pièce che ha una chiusa drammatica ma realistica anche se il finale rimane aperto. Non si sa bene dove andranno i due personaggi, una volta usciti dalla porta. Alexandra decide di affrontare il problema del passaggio del tempo e Chris capisce che deve diventare adulto. Sono entrambi due personaggi dinamici ma il messaggio che si vuole dare è di speranza, di rinascita come può essere la ciclicità delle stagioni. Non è inverno ma autunno, la figura dell’albero è molto simbolica, le radici, la famiglia. Dylan Thomas rimane perché la poesia è molto bella, uno spunto da cui poter partire per poi in un certo senso negare. Rimane il concetto della morte perché fa parte della vita, cambia la modalità in cui si affronta quel momento che è stato l’argomento dello studio attoriale.

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Alexandra è uno spirito libero, una madre amorevole ed una donna senza radici. Quale aspetto tra questi Le appartiene maggiormente?

Sono sempre stata uno spirito libero, alla ricerca di esperienze, emozioni e situazioni in cui poter stare bene.

Perché il Guggenheim assomiglia alla vita?

La vita è circolare, così come è circolare la struttura del Guggenheim. Con curiosità e un po’ di timore procediamo nelle nostre esperienze, rappresentate dalla metafora di Coble dalle opere d’arte. Voltandoci indietro, in età adulta, vediamo il nostro passato sotto una luce diversa, questo grazie ad un’inevitabile consapevolezza acquisita.

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Maximilian Nisi: Alexandra rivuole la sua libertà che le è stata negata prima dal marito e poi dai figli…

In realtà lei la libertà l’ha sempre esercitata. Le dico “quando tu dipingevi, noi dovevamo andarcene, ti dovevamo lasciare a casa da sola”. Lei anche in questa fase della sua vita vuole essere lasciata da sola, libera di decidere come morire e cosa avere accanto a sé, vuole avere le sue cose sotto gli occhi e quell’albero che è stato testimone della sua vita e che per lei rappresenta la vita. Solo che per lei cominciano dei piccoli mancamenti, i figli vorrebbero decidere per lei. Lei da donna forte che ha sempre deciso per sé, non si è mai rimessa alle decisioni di altre persone e quindi non vuole che i figli decidano per lei.
Forse Cris è l’unico dei figli che può capirla in questa scelta e la può accompagnare dolcemente ad una consapevolezza maggiore.
Quando la pièce inizia c’è un momento di grande rottura ma ad un certo punto, confrontandosi lei si apre e decide di reagire. Credo che lei reagisca quando si rende conto che il figlio ha ancora bisogno di lei. Una madre è sempre madre, qualsiasi sia la sua età e se uno dei figli ha delle necessità, prende quella forza che non aveva all’inizio della pièce.

Ti sei riconosciuto maggiormente come figlio o nello scontro generazionale?

Questo è un altro testo come Mister Green che ho intercettato io e l’ho fatto tradurre da Marco Casazza. Quando l’ho letto, mi sono ritrovato molto nel personaggio perché sono andato via di casa molto tempo fa, ho due fratelli che vivono a Torino. Ho sempre avuto delle velleità artistiche come Cris. Mi sono un po’ ritrovato nella sinossi generale. Mia madre non mi ha mai rimproverato del fatto che me ne fossi andato per realizzare la mia vita. Ci sono dei momenti nella pièce in cui mi chiedo se ma madre me lo dicesse realmente in questo modo, come potrei reagire? Il Teatro, a volte ti dà la possibilità di chiudere dei cicli o dei pensieri o ti fa trovare delle risposte che magari inconsciamente ti sei soltanto posto. Mi sono ritrovato in Chris ma non in quello del genitore perché non ho figli. Con mia madre non c’è mai stato uno scontro generazionale però mio padre non è stata una persona molto presente. Più che scontro c’è stato un grande amore viscerale. Quando mia madre mi dice “Tu sei l’unico che mi capisce veramente! I tuoi fratelli vivono qui a Torino ma non mi sento compresa da loro! Tu non ci sei, sei distante ma mi basta pensarti e mi sento compresa!”
Tra di noi c’è un legame di un certo tipo che è molto simile a quello che ha Alessandra con Cris.
Grande successo al Teatro Ghione di Roma, fino al 2 dicembre sarete a Torino, nella tua città natìa. Cosa ti aspetti? Milena l’altro giorno mi ha detto “Farò questo spettacolo e in sala ci sarà tua madre?” Ci sarà sicuramente e vedremo cosa ne penserà! In questi anni mia madre ha visto veramente di tutto ed è pronta a tutto. Per la catarsi, il fatto di rivedersi in scena con dei discorsi molto simili perché l’autore Eric Coble è stato veramente capace a descrivere la psicologia e l’animo di una donna.

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La Commedia è molto dinamica per essere stata scritta da uno scozzese! Essendo un uomo è stato veramente molto bravo a descrivere l’universo femminile.

Con Nisi siete in perfetta sintonia da subito o avete faticato ad averla?

È un bel punto di arrivo. Ci siamo entrambi posti in ascolto e cercato sotto la guida di Marcello Cotugno la sintonia necessaria per portare in scena un testo come questo. Ogni sera è affascinante ricrearla in scena.

Si spera in una ripresa della rappresentazione al Teatro della Contrada tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021.

Elisabetta Ruffolo

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