1° CONCORSO NAZIONALE DI POESIA MARIO MANUELE MUNAFO’: NOMINATI I VINCITORI

L’iniziativa, promossa dal nostro giornale con la collaborazione dell’Atelier Nettuno, culminerà con la premiazione del prossimo 13 dicembre

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L’International Web Post, con la collaborazione dell’Atelier Nettuno - Studio d’Arte dell’Artista Maria Casalanguida - ha promosso la realizzazione del Primo Concorso Nazionale di Poesia intitolato a Mario Manuele Munafò, giovane ragazzo morto il 12 maggio del 2004. Sono state proprio la profondità e la creatività del suo Essere (Mario Manuele amava l’arte ed era appassionato, in particolare, della Scuola romana, tanto da divenirne un vero e proprio esperto) ad ispirare un’iniziativa che potesse dar voce alla cultura in suo nome, sotto la supervisione attenta dei genitori Manuela Fiorini de Rensis e Stefano Munafò, che a lui hanno dedicato e continuano a dedicare le loro più coinvolgenti poesie.

Innumerevoli composizioni poetiche dall’Italia e dall’estero sono pervenute al nostro giornale e all’artista Maria Casalanguida, membro della Commissione di Presidenza del Concorso, insieme alla Signora Manuela Fiorini de Rensis,madre di Mario Manuele, alla nostra vicedirettrice Federica Marocchino, alla dott.ssa Alessandra Squaglia e all’artista, Sig,ra Maresa Stramacci. In sinergia con la Commissione Tecnica - presieduta dal critico d’arte Maurizio Barrès e composta da: Vincenzo Diana, Donatella di Mario Bologna, Daniela Leone, Rita Mangiabene, Fattino Tedeschi, Manuela Venier - sono state selezionate, per particolare profondità ed originalità, 33 delle poesie proposte. Di seguito i nomi dei loro autori, riportati in ordine alfabetico: Mauro Barbetti, Mirko Bertelli, Viviana Biagioli, Paolo Maria Borsoni, Victor Attilio Campagna, Carla Casolari, Carla Cenci, Davide Rocco Colacrai, Francesca Coppola, Antonio Cuomo, Loriana D’ari, Cristian Fior, Mariateresa Fiorato, Antonio Galizia, Antonina Giordano, Giovanni Lardieri, Orietta Less, Rita Lo Monaco, Nunzio Lucarelli, Paolo Maccari, Carla Malerba, Riccardo Marzoli, Monica Messa, Mariella Mulas, Antonio Nepita, Patrizia Nizzo, Alessandro Palmieri, Giuseppe Pennella, Laura Quinzi, Cristina Raddavero, Alberto Rella, Cinzia Robosolan, Mario Paolo Saccomanno.

Ad aggiudicarsi rispettivamente il primo, il secondo ed il terzo posto sono state Mariateresa Fiorato, Francesca Coppola e Orietta Less con le composizioni intitolate “Graphein”, “In me stanze inquiete” ed “Il rumore del silenzio”.

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Nell’etimologia del termine greco graphein, ossia grafia, il segno che incide e che racconta, è racchiuso in modo esaustivo il significato della poesia stessa. Il testo narra la volontà di un vero e proprio atto creativo ed il poeta si manifesta demiurgo… dove le entità ‘magiche’ del suo fare altro non sono che matita, carta e rumore, ‘oggetti’ simbolici ed iniziatici. Così il rumore diviene suono… il suono del Verbo... il sacro Om… il grido della Fenice… la vibrazione cosmica che scuote l’animo umano… che graffia dentro… crea… Il Suono duro, ruvido, roco, graffiante è la materia grezza di cui il poeta ha bisogno. Materia informe da miscelare con i sui opposti spirituali: la tenerezza, la pelle, l’Anima… al fine di avere una precisa trasmutazione alchemica: svelare quella Parola Giusta (cesellata sul vetro dal diamante) che è Disegno eletto… Un Fare, un Agire, un Percorso che porta alla Luce”: così Maurizio Barrès commenta l’opera che ha conquistato il primo posto.

Gli fa eco Vincenzo Diana, che scrive: Nella sua stringata esposizione l’autrice esprime, con originalità, il suo desiderio di ritrovare una sua reale identità e, per questo, mette in pratica, metaforicamente, il suo provvidenziale, continuo, scavare nella sua intimità come nella materia al pari di una matita che graffia un foglio di carta. E’ la disperata volontà di trovare un ruolo, un significato da attribuire ad un destino universale che non si infiamma ed ancora non si svela, alla ricerca della ‘parola giusta’”.

Infine, Manuela Fiorini de Rensis si esprime così sulla prima classificata: “Questa poesia mi ha molto colpita per la sua modalità asciutta d’espressione, colma di contenuto, che evoca mille e mille strati dell’anima e della coscienza e un desiderio profondo, immenso di poter trovare il segno giusto, il momento giusto, l’incisione giusta, la modalità giusta per arrivare alla verità. E’ un inno alla ricerca della verità, del contenuto vero e profondo in cui ognuno di noi possa ritrovarsi, riconoscersi e percepire l’appartenenza. L’appartenenza al proprio destino, al destino del mondo, per dare un senso e un significato al nostro vivere, al nostro passaggio. La composizione è veramente l’evocazione di qualcosa di assoluto, di immenso, e, ripeto, ribadisco questo anelare alla verità, la verità del cuore dove potersi riconoscere e dare la traiettoria giusta e vera al proprio percorso”.

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Anche l’opera seconda classificata ha generato nella giuria forte entusiasmo. "‘In me stanze inquiete, donatori senza organi da salvare’ è una poesia che si è posta subito, già dal titolo, in contrapposizione rispetto alle altre. I versi si snodano, taglienti e brucianti. La poetessa ci mette di fronte a quelle che sono le sue certezze riguardo la sua presenza, intesa come corpo e persona. ‘Non bastarsi’, ‘cadere’, ‘darsi in pasto’ sono i verbi decisi che non lasciano spazio a ripensamenti. Dopo qualche rigo afferma con risolutezza ‘il guscio non si sceglie’ a dimostrazione, ancora una volta, che il corpo - visto quasi come un involucro che ci contiene - è solo qualcosa di esteriore, forse troppo protettivo, reprimente, perché da ‘qualche altra parte’ esiste una felicità da prendere, da ottenere. Gli ultimi versi cercano di risolvere la questione o, quantomeno, la poetessa cerca di farsi piacere la sua presenza, di tollerarla. ‘Ho imparato a respirare piano / per non soffrire la mia presenza’, scrive, e non possiamo fare altro che fermarci di fronte a questa dichiarazione. Ebbene, anche i vuoti riempiono, ci si inventa dei ruoli per mantenersi vivi, per riprendersi, per darsi una chance e non fermarsi nel dolore” interpreta Daniela Leone.

Di simile natura le considerazioni di Manuela Fiorini de Rensis: “L’autrice cerca una sospensione alla sofferenza del vivere, una sorta di galleggiamento etico estetico. In un certo senso si capisce che le sue stanze sono tutti passaggi della coscienza, passaggi esistenziali. E’ molto bello che lei riesca ad intravedere al di là della sofferenza, delle difficoltà, del dolore, una possibilità di darsi una pausa e quindi è un messaggio di speranza”.

Sono le stanze della solitudine quelle che inquietano, che lasciano tracce dolorose, che auspicano speranza. Il tono dell’autrice, attraverso esempi, affabula conflitti, indecisioni, vuoti, che colpiscono e che rendono il messaggio più che convincente”: questa invece la lettura critica di Vincenzo Diana.

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Il silenzio può essere terribilmente assordante perché la solitudine, non quella dei non rumori, ma la solitudine esistenziale è veramente a volte qualcosa di insopportabile. - scrive Manuela Fiorini de Rensis in merito alla terza classificata - Questa poesia è commovente perché si capisce la sofferenza dell’autrice ed il bisogno di avere suoni buoni, delle melodie buone intorno, dei suoni che possano rievocare la tenerezza di una voce materna accogliente e cullante e il bisogno di sentirsi appartenere a qualche casa interiore, dove i rumori non sono solo rumori bensì dei suoni, delle tenerezze, delle voci d’amore. Molto commovente e struggente è quindi questa sua invocazione quasi a Dio, di poter arrivare in aiuto del suo dolore, della sua solitudine. E’ veramente un’occasione per poter ripensare al valore delle nostre presenze accanto agli altri e delle nostre parole che debbono essere intonate all’amore”. Grande apprezzamento anche da parte di Vincenzo Diana, che precisa: “Quello del rumore, oggi, è il tema dei temi, così come il silenzio, non quello fisico, cui pure si rimanda, ma quello più intimo e profondo. Traccia un percorso, un sentiero che solo in apparenza ci sembra naturale, visto il volitivo comportamento umano. Il componimento va al di là descrivendo il desiderio di voler capire, essere liberati da ‘questa realtà infame’”.

Riportiamo infine le parole di Maria Casalanguida, a cui porgiamo i nostri più sinceri ringraziamenti per l’impegno profuso nell’organizzazione del Concorso: “Sono in pieno accordo con le scelte fatte dalla Commissione tecnica. Amo l’originalità e la forza di ‘Graphein’: parole scudo alla fragilità! Mi immedesimo in ‘In me quattro stanze’: ‘ho imparato respirare piano per non soffrire la mia presenza’… Ne ‘Il rumore del silenzio’ mi colpisce in particolare questo silenzio definito senza cuore e l’accorato grido di aiuto rivolto, tra l’altro, a forme-pensiero dell’ignoto. Complessivamente, tutte le trentatré poesie esaminate mi hanno colpito molto, e devo aggiungere che con tutti gli autori conosciuti si è instaurato un bellissimo rapporto. Colgo l’occasione per ringraziarli!

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La cerimonia di premiazione si terrà il giorno 13 dicembre, alle ore 17, presso il Santuario Pontificio intitolato alla Madonna delle Grazie e a S. Maria Goretti di Nettuno (Roma). Un pomeriggio in cui la Poesia, unita alla sacralità di una location d’eccezione ed alla sensibilità dei partecipanti, sarà capace di celebrare la Vita a tutto tondo…

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