25 FEBBRAIO 2023
Istantanee d’autore
Considero la musica e il canto due forme di arte che possono trasmettere emozioni e messaggi, suscitare riflessioni e, addirittura, provocare piccole estasi al cospetto della bellezza delle armonie e del suono di una bella voce.
Da molto tempo noto una certa speculazione su dei temi ricorrenti nella nostra società e quindi ho piacere a sottoporre alla vostra attenzione un brano appena uscito su numerose piattaforme digitali, perché scaturisce da una storia vera e sofferta.
La storia di una donna che per anni ha subito violenza da parte di un uomo violento, che ha tentato fino all’ultimo di toglierle il respiro per sempre.
Ma l’amore per la vita e per la sua piccola bambina ha fatto in modo che quel respiro continuasse, per diventare una voce grande e potente anche per quelle donne che non hanno avuto la sua stessa forza e l’epilogo di serenità che, dopo molto, è arrivato con il suo attuale marito.
Questa vicenda è stata raccolta direttamente dalla voce di quella donna da Fabio Urbani, pianista, crooner e compositore con un passato di collaborazioni artistiche eccellenti.
Sono amico di Fabio, che mi ha presentato la signora che gli ha ispirato questa canzone che si chiama “Io libera”.
E l’ha affidata all’interpretazione di Mariana Giosuè, una cantante di tanta sensibilità ed esperienze di esibizioni, che ha continuato a studiare e a perfezionarsi nel tempo.
Il testo è semplice, come è semplice un grido di dolore e di desiderio di riscatto.
Per la protagonista di questa storia da dimenticare, il brano assume l’importanza dell’amplificazione di questo grido, che è stato afono per anni e che ora vuole arrivare ad altre donne che vivono nascostamente e nell’isolamento la bruttura di una relazione in cui l’amore vero non ha alcun ruolo.
Ne ho parlato per l’affetto che nutro per lei, per il rispetto verso la sua forza d’animo, per l’apprezzamento verso il maestro Urbani e Mariana e per esprimere quel senso di vergogna che provo quando leggo, nelle cronache, di uomini che sporcano il valore del loro (e anche mio) genere di appartenenza, che dovrebbe avere, come priorità, la valorizzazione di colei che ci permette di vivere l’amore.
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