2 GIUGNO 1946, L’ITALIA E’ REPUBBLICANA
L’affluenza fu dell’89,1% : Repubblica 54,3% - Monarchia 45,7%
2 giugno 1946! Gli Italiani provati, che escono da una guerra durata cinque anni , da una dittatura durata 20 anni che ha negate libertà civili e giuridiche, vanno a votare!!!
“Voto” il diritto riacquista il peso, il significato della parola! Scelta per l’uomo che pensa ad un’Italia democratica! Repubblica! Per tutti quegli uomini che volevano diventare popolo, cittadini sovrani, partecipi e protagonisti delle proprie scelte, del loro destino! Voto! lo immaginano cosa possa essere, anche per le donne, nell’inizio della loro vita da cittadine: per la prima volta infatti, possono esercitare il proprio diritto di voto!
Quelle stesse donne che erano uscite dall ’isolamento di un ruolo rigido, tradizionale, del loro regno domestico.
Negli anni della seconda guerra mondiale partecipano attivamente alla Resistenza, protagoniste, impavide, combattive, pronte ad affrontare rischi e fatiche al pari degli uomini. Come non ricordare Tina Anselmi, partigiana attiva nella lotta contro il fascismo. Le donne che si trovano a gestire situazioni critiche, complesse negli aspetti collettivi della vita civile di un costituendo sistema democratico. La conquista: il riconoscimento del diritto di voto. Il loro banco di prova lo avevano già avuto il 1° febbraio del ’46 , prima del referendum istituzionale del 2 giugno, avevano già partecipato alle elezioni amministrative e si erano già contate tutte quelle donne! Nel formarsi dei grandi partiti, il PCI e la DC, e delle loro rispettive organizzazioni femminili, l’Unione donne italiane il Centro italiano femminile.
Il primo passo, che determina mutamenti radicali della società italiana, nell’ambito del riconoscimento del ruolo sociale e politico della donna, non più solo nella sfera privata e familiare ma anche in quella collettiva e politica. La conferma di questo impegno politico e civile è rintracciabile anche nella figura di Nilde Iotti, prima donna a ricoprire l’importante carica di Presidente della Camera.
Ma il lungo percorso che ha portato le donne alla conquista del voto, non si è ancora del tutto concluso nell’elaborazione del pensiero politico e nel riconfermarsi del ruolo attivo nella vita politica Italiana. .Ancora oggi l’ingresso ufficiale nella vita politica del sesso femminile continua ad essere “istituzionalmente” negato o meglio dire poco agevolato! Dopo sessantotto anni in Italia siamo ancora a chiederci perché, le donne devono lasciare la gestione della politica nelle mani degli uomini.
Cosa persiste e resiste alla base di questo? Non certo il disinteresse nei confronti dell’esercizio dell’attività politica, e non ci manca il coraggio di misurarci con una politica troppo modellata al maschile? La differenza di genere, non passa attraverso la crescita della forza femminile in politica. Oggi, giustamente, lo scarso numero di elette nei luoghi della politica è una distorsione della democrazia, della rappresentanza :discriminazione che bisogna bilanciare con azioni positive. In Italia c’è bisogno ancora una volta di cambiare la società!
Una società nuova, che promuova azioni, volte a garantire una maggiore presenza femminile nei luoghi di un potere più trasparente. Con funzione di responsabilità delle cariche politiche, affidate alle donne e che le porteranno ad una crescita maggiore, intesa come formazione, militanza e numero di presenza! Per le nuove generazioni femminili l’impegno è di continuare nel percorso della partecipazione attiva e consapevole, alla vita politica, in nome di tutte quelle donne che hanno lottato per la conquista della rappresentanza politica.
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