2 GIUGNO FESTA DELLA REPUBBLICA ITALIANA. PARLIAMONE

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2 giugno è festa. E’ la festa degli Italiani sopravvissuti agli orrori di una guerra mondiale il cui esito devastante era prevedibile, degli Italiani che credono nei valori della Repubblica, degli Italiani che oggi, come nel giorno in cui venne proclamata, sanno che la grandezza di un Paese risiede in una forma di governo democratico in cui tutti abbiano pari dignità e in cui i loro rappresentanti cooperino tutti per l’affermazione e la salvaguardia del patrimonio statale come Bene comune.

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In Italia ricorre oggi la festa della Repubblica. Dichiarata con esultanza collettiva nel lontano 2 giugno 1946 quando, dopo 20 anni di regime fascista, il referendum a suffragio universale decretava la forma di governo del Paese, ponendo nel contempo termine a 85 anni di monarchia sabauda.

I numeri danno una dimensione delle proporzioni del sentimento popolare dell’epoca ma ciò che lo esprime con fedele immediatezza sono le immagini, le registrazioni amatoriali e ufficiali, le testimonianze di chi era presente nelle piazze gremite all’inverosimile e di chi volle lasciare alla memoria storica il sentire comune: la certezza che l’Italia, a forte componente analfabeta, ridotta alla fame, martoriata nei suoi principi di civiltà, umiliata dalla miopia e dalla supponenza dei decisori politici, sarebbe rinata presto consegnandosi ai posteri nella sua essenza migliore.

Gli Italiani riponevano fiducia nelle istituzioni e nelle forze politiche che della nuova forma di governo assumevano la maternità.

L’adesione al voto fu, non a caso, straordinaria e controversa al tempo stesso. Per la prima volta votavano anche le donne ma erano ancora molti i cittadini assenti. In tanti, infatti, erano prigionieri di guerra nei campi degli alleati e gli internati nei campi di concentramento dalla Germania non erano ancora rientrati.

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Assenti erano anche gli abitanti della provincia di Bolzano, che era stata annessa alla Germania a seguito della creazione della Repubblica di Salò e assoggettata al governo alleato.

Votarono a favore della Repubblica 12.718.641 tra uomini e donne, pari al 54,3% degli elettori. 10.718.502 scelsero la Monarchia. Le schede nulle o bianche furono 1.498.136.

Lo spoglio mostrava un’Italia divisa: al Nord si preferiva la Repubblica, il Sud restava maggiormente fedele alla Monarchia. Le due maggiori città del Meridione ritraevano le animosità popolari: a Napoli 900mila voti furono per il re contro 250mila per la Repubblica e a Palermo si registrarono 600mila preferenze monarchiche contro 380mila repubblicane.

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I risultati affermarono la vittoria della Repubblica e i Savoia dovettero fuggire dall’Italia perché esiliati.

La situazione sociale disomogenea non tardò ad alimentare i sospetti su presunte irregolarità, rese ancora più inquietanti dalla pessima gestione (lasciatemelo dire) della “comunicazione istituzionale”. La lettura dei primi risultati di voto fu affidata a Giuseppe Romita (in foto).

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Con un comunicato dai toni ipotetici il 10 giugno la Corte di Cassazione proclamò che 12 milioni di voti erano andati a favore della Repubblica.

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L’annuncio definitivo venne reso pochi giorni dopo, il 18 giugno. Enrico De Nicola venne nominato primo Presidente della Repubblica Italiana e Alcide De Gasperi primo Presidente del Consiglio.

La Festa della Repubblica negli anni

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La prima Festa della Repubblica venne celebrata nel 1947 mentre la prima parata militare ai Fori imperiali si tenne l’anno successivo, nel 1948 .

Nel corso degli anni la Festa è stata, tuttavia, oggetto di modifiche motivate da situazioni storico economiche contingenti. Nel 1961, in occasione dei 100 anni dell’Unità d’Italia, si celebrò a Torino, città che era stata la prima capitale dell’Italia unita, dal 1861 al 1865.

Dal 1977 al 1999, la crisi economica emersa a fine anni ’70, impose la prima domenica di giugno.

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Dal 2001 è stato ripristinato il 2 giugno. La Festa ha a Roma la sua espressione più solenne lungo via dei Fori Imperiali: alla presenza del Presidente della Repubblica e dei titolari di tutte le istituzioni il Canto degli Italiani precede la sfilata dei corpi militari (inserita ufficialmente nel cerimoniale della Festa nel 1950) e la parata delle Frecce Tricolori, eseguita dai dieci aerei che compongono una pattuglia acrobatica (tra le più numerose al mondo).

La Repubblica nelle parole dei suoi rappresentanti

Sono numerose e straordinarie le espressioni che definiscono cosa sia Repubblica. Dense di contenuti sono le parole delle persone che si sono adoperati per crearla.

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La Costituzione è il fondamento della Se cade dal cuore del popolo, se non è rispettata dalle autorità politiche, se non è difesa dal governo e dal Parlamento, se è manomessa dai partiti verrà a mancare il terreno sodo sul quale sono fabbricate le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà. (Luigi Sturzo)

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Ogni anno in tutte le località d’Italia questa ricorrenza viene celebrata con solennità….la consapevolezza che conservare integri nel tempo gli ideali cui essa si ispirava, avrebbe comportato momenti di duro impegno ed anche grandi sacrifici (Giovanni Leone)

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Bisogna che la Repubblica sia giusta e incorrotta, forte e umana: forte con tutti i colpevoli, umana con i deboli e i diseredati. Così l’hanno voluta coloro che la conquistarono dopo venti anni di lotta contro il fascismo e due anni di guerra di liberazione, e se così sarà oggi, ogni cittadino sarà pronto a difenderla contro chiunque tentasse di minacciarla con la violenza.
(Sandro Pertini)

Dietro ogni articolo della Carta Costituzionale stanno centinaia di giovani morti nella Resistenza. Quindi la Repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi.
(Sandro Pertini)

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La bandiera italiana è un vessillo di libertà conquistata da un popolo che – ha detto – si riconosce unito, che trova la sua identità nei principi di fratellanza, di eguaglianza, di giustizia. Nei valori della propria storia e della propria civiltà.(Carlo Azeglio Ciampi)

cms_22070/Mario_Borsa_intero.jpgE non meno emozionanti le espressioni contenute nei primi comunicati stampa. Il 6 giugno 1946 Mario Borsa sulle pagine del Corriere della Sera scriveva: Alla vigilia della storica decisione che il popolo italiano deve prendere” il direttore del «Corriere della Sera» scrive un editoriale in cui ripercorre i giorni di discussioni precedenti il referendum e.. Concludendo: tutto considerare, tutto valutare, tutto pesare, con calma e con serenità, senza quella paura stupida, inafferrabile, inconfutabile, morbosa, contagiosa che è là, inespressa e inesprimibile, in fondo all’anima di tanta, di troppa gente. Paura di che? Del nuovo perché nuovo? Qualunque cosa ci capiti domani non sarà mai così brutta, così disastrosa, così tragica come ciò che ci è capitato ieri. [..] Paura di che? Del famoso salto nel buio? Lo credano i nostri lettori: il buio non è né nella repubblica né nella monarchia. Il buio, purtroppo, è in noi, nella nostra ignoranza, o indifferenza, nelle nostre incertezze, nei nostri egoismi di classe e nelle nostre passioni di parte. Basterebbe avere un po’ di fede in noi stessi, nelle cose e nel Paese, per vedere chiaramente la strada da percorrere e come percorrerla. Noi non avremo nulla da temere da questa strada se sapremo tenere le mani sulla libertà che abbiamo riconquistata e se ci persuaderemo di una cosa sola: che libertà è coscienza e rispetto dei limiti.

La Repubblica Italiana per gli Italiani

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Gli Italiani nel 1946 credevano nel cambiamento, riponevano fiducia negli uomini politici che si assumevano la responsabilità di operare perché non venissero tradite le istanze dei rappresentati.

Gli Italiani oggi sognano una Repubblica Italiana in cui si realizzino i valori costituzionali, che i loro rappresentanti depongano definitivamente le sclerosi ideol-demagogiche delle petizioni di principio e lavorino concretamente per il benessere sociale ed economico dei cittadini.

Antonella Giordano

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Antonella Giordano

2 giugno 2023 “Desidero fare eco alle sagge parole del nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ringrazio per il suo alto servizio al Paese. Il suo messaggio odierno sull’importanza di passare "dalla fuga dei cervelli alla circolazione dei talenti" tocca un punto cruciale per i giovani italiani. Ci impegniamo a lavorare in un’Italia in cui l’opportunità di lavorare all’estero, o in altre aree del Paese rispetto a quella di origine, rappresenti una scelta libera e non un obbligo”. Lo afferma Maria Cristina Pisani, Presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani. “Crediamo - prosegue - fermamente che la valorizzazione dei talenti che si formano in Italia e all’estero, attraverso l’interazione e il confronto tra culture diverse, può essere un motore di crescita e avanzamento in tutti i campi. L’esperienza acquisita in altre realtà e in altri paesi non è solo preziosa, ma è una risorsa fondamentale per alimentare un circolo virtuoso di abilità e competenze. Ma questo, appunto, deve essere il frutto di una scelta libera e non di uno stato di necessità”. “È importante riconoscere che il futuro dell’Italia è intrinsecamente legato alla sua gioventù. In questo giorno di celebrazione, è doveroso - aggiunge la Presidente del CNG - che da parte di tutti venga rinnovato l’impegno a lavorare per un’Italia che valorizza i suoi principi fondanti a partire da libertà, democrazia, ma anche quello dell’uguaglianza, del rispetto e tutela della diversità, l’inclusione e l’innovazione. Un’Italia di cui noi, e le future generazioni, possiamo continuare ad essere orgogliosi. Viva la Repubblica! Viva l’Italia!”...
Commento del 17:56 02/06/2023 | Leggi articolo...



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