60MILA IN PIAZZA A MADRID CONTRO LA PROPOSTA DI AMNISTIA PER GLI INDIPENDENTISTI CATALANI

A poche ore dal primo tentativo di formazione di un governo in Spagna, dopo le elezioni dello scorso 23 luglio, Pedro Sanchez, leader del partito socialista PSOE uscito sconfitto, resta tuttavia favorito per la nomina a premier, ma gli servono alleanze. Il vincitore della tornata elettorale è stato invece Alberto Nunez Feijoo, leader del PP (Partito Popolare, espressione della destra), che però non è riuscito a ottenere la maggioranza assoluta. L’ago della bilancia è rappresentato quindi da Puigdemont, l’ex presidente della Catalogna e capo del partito indipendentista Junts, fuggito all’estero per scongiurare conseguenze penali a seguito dell’unilaterale dichiarazione di indipendenza nel 2017 della “sua” regione. Sanchez, pur di ottenere una maggioranza, ha deciso di corteggiarlo proponendo l’amnistia dei dissidenti che sei anni fa organizzarono quel referendum indipendentista ritenuto illegittimo. L’iniziativa, infatti, gli potrebbe portare quei consensi che gli mancano per costituire un governo stabile. Contro questa idea legislativa il PP la scorsa domenica è sceso in piazza, mettendo in piedi una manifestazione che ha raccolto molti più consensi di quanti originariamente previsti dagli stessi organizzatori.
Al grido di “uguaglianza di tutti gli spagnoli”, in una sconosciuta piazza secondaria di Madrid, sono affluite oltre 60mila persone (45mila secondo la polizia), legittimando la protesta e un sostegno, come detto, insperato. Feijoo mostra i muscoli e fa così valere il proprio peso politico e “popolare”, sperando di racimolare quei soli 4 voti che gli mancano per ottenere la fiducia. Alla manifestazione di piazza hanno preso parte anche i due ex premier popolari, Jose Maria Aznar e Mariano Rajoy. Feijoo pone sul piatto una scelta: il suo governo o “la proposta indegna” di Sanchez. “Non è mai successo che la formazione di un governo spagnolo dipendesse dalle volontà di un latitante”, ha dichiarato Feijoo, ergendosi a garante di uno Stato unitario e accusando l’avversario di essere privo di “moralità”. “Stanno manifestando contro un governo socialista, ma mi dispiace per loro: ci sarà un governo socialista” ha replicato proprio Sanchez, convinto quindi di poter ottenere la maggioranza e tornare al governo.
Come visto, pur essendo uscito sconfitto dalle elezioni, ha dalla sua una serie di deputati tra le fila degli indipendentisti, non solo catalani, ma anche baschi e galiziani che verosimilmente, grazie anche a questa iniziativa legislativa, lo vedrebbero con favore. Inoltre Sanchez sa che, nonostante tutto, la costituzione di una maggioranza di centro-destra è pressoché impossibile. Le posizioni di Feijoo e Puigdemont sono infatti inconciliabili. Quest’ultimo si è offerto sia al PP che al PSOE, chiedendo un “compromesso storico”. Una mano tesa che Feijoo ha rifiutato categoricamente, annullando proprio un previsto incontro con il partito Junts e dichiarando: “Se per diventare presidente devo concedere l’amnistia, possiamo risparmiarci la riunione”, aggiungendo che richieste di Puigdemont sono “inaccettabili e impossibili”. Nonostante quindi il coro dei 60mila al verso di “presidente, presidente”, il governo, salvo colpi di scena dell’ultimo minuto, sarà (nuovamente) di Sanchez.
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