6 AGOSTO 1945: “NON SI RIPETERA’ PIU’ L’ERRORE”
In beffa al trattato TPAM proliferano le testate nucleari

Appartengo all’era atomica.
L’era inaugurata nella città giapponese di Hiroshima alle ore 8,16 e 8 secondi locali con l’esplosione, a 580 metri di altezza, della prima bomba nucleare .
Nel primo miliardesimo di secondo la temperatura raggiunse sessanta milioni di gradi centigradi (dieci volte maggiore della superficie del sole).
Migliaia di esseri umani (secondo alcune stime 80.000, secondo altre 130.000) e di animali si ridussero in cenere (o scomparvero) l’ acciaio degli edifici di cemento armato si liquefece.
Le cronache di quel terribile momento riportano che l’onda d’urto, con una forza iniziale di sette tonnellate per metro quadrato e viaggiando alla velocità di 3.000 metri al secondo, rase al suolo tutto ciò che era sopravvissuto al calore nel raggio di ottocento metri dal punto dello scoppio (più o meno 60 mila edifici), uccidendo almeno altre 50 mila persone e cifre imprecisate di animali.
Numeri destinati a lievitare nei mesi e negli anni a venire a causa dello sprigionarsi dei raggi gamma e dei neutroni veloci. Ai morti si aggiunsero le vittime di carcinoma tiroideo o leucemia.
Del conflitto e delle mostruosità che hanno caratterizzato il cammino della storia del XXI secolo so molto attraverso le testimonianze dei superstiti che per anni non sono riusciti a rimuovere dalla mente e dal cuore le innumerevoli sofferenze patite e gli orrori visti.
Meno ho appreso nel corso della formazione scolastica, primaria e secondaria, proclive a soffermarsi ampiamente nella somministrazione di nozioni sulla storia antica e moderna (corroborata anche dalle fonti se ritenute necessarie e/o opportune) e riduzionisticamente indirizzata nell’erogare la storiografia essenziale contemporanea. Al pari dei tanti della mia generazione dell’era nucleare che hanno pensato che fosse un dovere etico informarsi e conoscere pagine di storia che si ha il privilegio di poter leggere attraverso fonti dirette appartengo a quella parte di generazione che rifiuta le ideologie che nel passato ( non lontano) si sono sporcate le mani e/o l’anima con il sangue delle vittime degli olocausti.
Allo sprigionarsi della nuvola a forma di fungo che sarebbe diventatal’icona dell’Armageddon atomico gli aviatori americani sui tre bombardieri quadrimotori B-29 Enola Gay , Great Artiste e Dimples 91 (incaricato delle riprese cinematografiche) assistettero inorriditi dinnanzi allo scenario di distruzione.
Il puntatore dell’Enola Gay, Tom Ferebee esclamò “Dio, che cosa abbiamo fatto”. A stretto ridosso il colonnello Paul Tibbets dall’interfono aggiunse: “Signori, avete appena sganciato la prima bomba atomica della storia”. Dopo solo 3 giorni la tragedia di Hiroshima si replicò a Nagasaki, distrutta da “Fat Man”, un altro ordigno atomico che falcidiò decine di migliaia di morti (40 mila persone subito che divennero circa 70 mila nei mesi successivi).
Qualche anno più tardi, nel 1947, Einstein dichiarò alla rivista Newsweek "se avessi saputo che i tedeschi non sarebbero riusciti a sviluppare una bomba atomica, non avrei fatto nulla".
Riposate in pace perché noi non ripeteremo l’errore. È quanto si legge nell’Epitaffio sulla lapide dei martiri di Hiroshima.
E perché l’errore non si ripeta bisogna imparare e non dimenticare. Appartengo all’era nucleare, alla generazione che ha voluto imparare per non dimenticare, di chi come Kikmet ha voluto onorare le vittime con una delle sue poesie più belle.
Apritemi sono io…
busso alla porta di tutte le scale
ma nessuno mi vede
perché i bambini morti nessuno riesce a vederli.
Sono di Hiroshima e là sono morta
tanti anni fa. Tanti anni passeranno.
Ne avevo sette, allora:
anche adesso ne ho sette perché i bambini morti non diventano grandi.
Avevo dei lucidi capelli, il fuoco li ha strinati,
avevo dei begli occhi limpidi, il fuoco li ha fatti di vetro.
Un pugno di cenere, quella sono io
poi il vento ha disperso anche la cenere.
Apritemi; vi prego non per me
perché a me non occorre né il pane né il riso:
non chiedo neanche lo zucchero, io:
a un bambino bruciato come una foglia secca non serve.
Per piacere mettete una firma,
per favore, uomini di tutta la terra
firmate, vi prego, perché il fuoco non bruci i bambini
e possano sempre mangiare lo zucchero.
Alla mia stessa generazione appartengono gli armatori atomici, di mezzi di sterminio sempre più potenti. Mi chiedo se abbiano mai voluto conoscere quale sia stata la capacità distruttrice di Enola Gay e, al di là di ogni retorica in cui si consumano gli appelli pacifisti e gli inni all’armamento ad oltranza, comprendere quale potrà essere il potenziale devastante planetario di un terzo futuro conflitto atomico.
Forse gioverebbe ricordare le parole di Albert Einstein Non so con quali armi si combatterà la Terza guerra mondiale, ma posso dirvi cosa useranno nella quarta: pietre!
Concludo con l’immagine che avrei dovuto inserire in copertina.
Ho preferito, invece, riproporre la foto di Joe O’Donnell, il reporter statunitense incaricato delle fotocronache. Ritrae il bambino che nella dignità di un adulto spogliato di sentimenti umani porta sulle spalle il cadavere del suo fratellino per assistere, immobile, alla sua cremazione.
Unico varco al suo dolore: mentre il fratellino veniva bruciato strinse il labbro con tanta forza che finì per farlo sanguinare. Una volta che il corpicino fu cremato, si voltò dalla parte opposta e andò via silenziosamente.
Al di là di ogni retorica ideologica, ripeto, è mostruoso che i memorials ogni anno siano tiepidi e marginalizzati alla sfera religiosa. La ragion di Stato non risente di minimi deflessi (non mi risulta che ci siano stati mai formali dichiarazioni di responsabilità ) e tanto meno la irragionevolezza.
Lo scorso 22 gennaio è entrato in vigore il Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari” votato dall’Onu nel luglio 2017 da 122 Paesi è stato ratificato solamente da 50 Stati. L’Italia non l’ha firmato in occasione della sua adozione da parte delle Nazioni Unite, né l’ha successivamente ratificato.
(foto di copertina di Joe O’Donnell, il reporter statunitense incaricato delle fotocronache - si ringrazia)
Lascia un commento
NB: I commenti vengono approvati dalla redazione e in seguito pubblicati sul giornale, la tua email non verrà pubblicata.