AFGHANISTAN, I TALEBANI SCIOLGONO IL PARLAMENTO

Secondo l’agenzia ‘Khaama Press’ sarebbero almeno cinque le istituzioni sciolte dai talebani

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L’Afghanistan dopo otto mesi da quando i talebani hanno preso il potere, vacilla con una democrazia sull’orlo del baratro, diritti schiacciati, sanità ed istruzione al collasso. Dopo vent’anni di conflitto armato, all’indomani dell’attacco terroristico alle Torri Gemelle di New York, nell’agosto 2021 i talebani entravano a Kabul, con una concomitante frettoloso e caotico ritiro statunitense. Le immagini di migliaia di persone in fuga verso l’aeroporto della capitale, la folla che sulle piste prendeva d’assalto gli aerei in partenza hanno fatto il giro del mondo.

cms_26080/foto_1_copia.jpgDa quell’estate le promesse talebane, sottoscritte nell’accordo di Doha, di impegno a garantire la sicurezza di tutti i cittadini, a "formare un “governo inclusivo” e a voler dialogare con l’Occidente, paiono essere un lontano ricordo, e l’esecutivo emiro con le sue decisioni vanno in direzione opposta. Sono tanti i problemi in Afghanistan, passando dall’economia quasi in fallimento, milioni di cittadini che soffrono la fame, l’istruzione e i servizi sociali sono in condizioni disastrose ed il rispetto e condizione delle donne ripristinato a dogmi del passato.

Oltre alle difficoltà sociali, l’Afghanistan talebano si sta muovendo a passi svelti verso una svolta autoritaria ed assolutamente antidemocratica.
Già dal gennaio 2022 il governo di Kaboul ha iniziato a richiedere ripetutamente il riconoscimento ufficiale, fin qui mai dato. Ma a preoccupare sono le notizie diffuse dall’agenzia di stampa ‘Khaama Press’. Secondo la testata i talebani avrebbero sciolto almeno cinque istituzioni pubbliche in Afghanistan, fra cui le due camere del Parlamento nella capitale ed il Consiglio di sicurezza nazionale.

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A questi due organi vanno aggiunti anche l’Alto Consiglio per la riconciliazione nazionale, la Commissione indipendente per i diritti umani dell’Afghanistan e la Commissione indipendente per la supervisione dell’attuazione della Costituzione, tutte quante istituzioni sciolte. Questa decisione pare essere stata presa dal leader talebano Hibatullah Akhundzada in un decreto presentato qualche giorno fa e controfirmato dal primo ministro ad interim Mohammad Hassan Akhund. L’eliminazione di tali organi è un’evidente mossa autoritaria, che rasenta la dittatura, ed acuirebbe i già evidenti e conclamati problemi dell’Afghanistan. Oltre a ciò, a preoccupare maggiormente lo scenario internazionale è che, con un progressivo mutamento in regime semi dittatoriale, i talebani potrebbero tornare ad essere terreno di proliferazione terroristica.

Riccardo Seghizzi

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