AFGHANISTAN: UNA NAZIONE SENZA PACE

Nel frattempo è arrivato un nuovo nemico

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Oramai è più che superfluo discutere sul fatto che il Covid19 si stia propagando in ogni anfratto del pianeta Terra. Così come è inutile elucubrare su quanto siano importanti i protocolli di prevenzione e di cura previsti in presenza di un virus alquanto letale. Partendo dall’assioma che una pandemia porta con sé grossi problemi sociali ed economici, un pensiero, ammantato da tanti dubbi, bisognerebbe averlo verso quei paesi (relativamente del terzo mondo) in cui ai problemi causati dal coronavirus si aggiungono quelli legati alle guerre intestine. L’Afghanistan, per esempio, grazie anche al ritiro delle forze USA e alla mancanza di stabilità politica, con un presidente (Ashraf Ghani) riconosciuto dalla comunità internazionale da una parte e dall’altra (Abdullah Abdullah) un sedicente leader autoproclamatosi presidente, si ritrova da diversi giorni a fare i conti con una situazione che solo le forze di coalizione occidentali, guidate dagli Stati Uniti e sotto l’egida delle Nazioni Unite, erano riuscite a stabilizzare dopo diversi anni di lotta ai talebani e ad Al Qaeda. Morale della favola, il virus si sta facendo strada attraverso le bombe e i proiettili delle fazioni in campo: forze governative, talebani e fondamentalisti islamici composti.

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Proprio in queste ore, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha esortato le parti in guerra a dare ascoltare il segretario generale Antonio Guterres di dare seguito a un cessate il fuoco per rispondere all’emergenza coronavirus e garantire la consegna di aiuti umanitari in tutto il paese. Ingrid Hayden, vice rappresentante speciale delle Nazioni Unite ha spiegato che il paese “sembra essere arrivato ad un momento decisivo” esortando i leader politici a “impegnarsi in colloqui significativi con i talebani e raggiungere l’obiettivo di una pace sostenibile” considerata la “minaccia del coronavirus, che costituisce un grave pericolo per la salute della popolazione afgana e, potenzialmente, per la stabilità delle sue istituzioni”. La storia ci insegna che quando si parla di Afghanistan, la parola ‘pace’ rappresenta un termine da favola della buonanotte. Sarà già molto, a partire da subito, se si riuscirà a raggiungere una tregua che consenta a tutti di affrontare uniti un nemico invisibile che non fa sconti a nessuno.

Umberto De Giosa

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