AFGHANISTAN

I Talebani e la “guerra del Litio” che fa gola alla Cina

I_Talebani_e_la_guerra_del_Litio__che_fa_gola_alla_Cina.jpg

La Cina è quel paese che ha più da guadagnare nella battaglia per ottenere le risorse minerarie dell’Afghanistan e queste sono rappresentate da metalli e terre rare, fondamentali per la transizione energetica nella corsa mondiale per ridurre le emissioni di gas serra. Oggi tutto questo Eden è nelle mani dei talebani, una ricchezza smisurata che è finalizzata e mettere in ginocchio l’economie degli stati tecnologici occidentali.

cms_22899/1.jpg

"L’Afghanistan ha depositi di bauxite, rame, ferro, litio e terre rare", metalli che sono sempre più richiesti per trasportare o immagazzinare elettricità; è quanto si legge nell’ultimo rapporto annuale sulle risorse minerarie del paese pubblicato nel gennaio 2021 dall’US Geological Survey.

Il prezzo del rame, essenziale per la fabbricazione di cavi elettrici, quest’anno è salito a livelli record, arrivando a superare i 10.000 dollari per tonnellata mentre il litio è una risorsa essenziale per la transizione energetica e viene utilizzato per l’immagazzinamento di energia nelle batterie o nei parchi solari ed eolici. Una enorme riserva di litio che nel 2020, è entrato nella lista ufficiale delle 30 materie prime considerate "critiche" per l’indipendenza energetica dall’Unione Europea, insieme a cobalto, grafite, silicio e tantalio.

cms_22899/2_1629513885.jpgL’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) ha stimato lo scorso maggio che la domanda globale di litio aumenterà di 40 volte entro il 2040.

Guillaume Pitron, autore del libro "La guerre des métaux rares" (La guerra dei metalli rari), pubblicato nel 2018, ha affermato che L’Afghanistan "è seduto su un’enorme riserva di litio, finora non sfruttata", e altre terre rare come il neodimio, il praseodimio o il disprosio, anche queste presenti in Afghanistan, sono cruciali nella fabbricazione di magneti utilizzati nelle industrie del futuro come l’eolico o le auto elettriche.

Il sottosuolo dell’Afghanistan è leggendario per la sua ricchezza; finora è stato conosciuto essenzialmente per le sue pietre preziose (lapislazzuli, smeraldi, rubini, tormaline), per il talco e anche per il marmo. Ma il sottosuolo è ricco anche di carbone e di metalli tradizionali come il ferro. E’ noto che i depositi di pietre preziose sono anche oggetto di un importante traffico illegale tra l’ Afghanistan e il vicino Pakistan, come denuncia l’ultimo rapporto dell’USGS (United States Geological Survey). Come ben è conosciuta la valle di Mes Aynak, quale area di una delle più grandi riserve di rame non sfruttate al mondo.

cms_22899/3.jpg

La geopolitica gioca le sue carte, il disinteresse USA nei confronti della popolazione dell’Afghanistan nell’accettare l’esportazione della democrazia occidentale, responsabile secondo Biden di non essersi organizzata nelle civiltà democratica voluta dall’America e dai suoi alleati occidentali fa pensare molto, anche in considerazione del clima che è respirato in tutto il pianeta con la pandemia , che vede coinvolte differentemente le due super potenze USA e Cina, gli interessi delle multinazionali del farmaco, e il debito USA in gran parte nelle mani della finanza cinese. Ha tutta l’aria di un conflitto geopolitico tra USA e Cina con probabili concessioni reciproche al fine di mantenere una sorta di stabilità economico-finanziaria tra le due superpotenze. E l’Europa con le sue divisioni e contraddizioni si trova al centro di un conflitto transnazionale con l’Italia che ricopre il ruolo di grande campo di accoglienza con un incrocio tra etnie diverse che seguono la via dei Balcani da una parte e il Mediterraneo dall’altra. L’Europa, impreparata e divisa, potrebbe diventare il vero campo di battaglia tra etnie diverse spinte da motivazioni differenti. La fuga degli americani dall’Afghanistan e l’abbandono degli alleati della NATO lascia a Pechino tutti gli spazi di manovra possibile per imporre la propria politica economica in Medioriente così come è stata imposta in Africa e in gran parte del Sud America.

La Cina, stando all’Agenzia internazionale dell’energia già produce il 40% del rame mondiale, quasi il 60% del litio e più dell’80% delle terre rare, avrebbe iniziato già da tempo a stringere alleanze con le fazioni talebane, e la stessa aveva già sostenuto un certo numero di fazioni talebane per dare loro accesso ad alcuni depositi particolarmente promettenti, anche prima della vittoria dei talebani in Afghanistan.

cms_22899/4.jpg

Nel caso del rame, Pechino, che ha ottenuto una concessione nel 2008 per sfruttare la gigantesca miniera di Aynak, a 35 chilometri da Kabul, è in trattative dal 2015 con il governo deposto per cercare di ottenere emendamenti che permettano un effettivo sfruttamento del giacimento. Quest’ultimo è stato "bloccato per vari motivi", secondo l’USGS, che non ha dettagliato i problemi incontrati. I cinesi non subordinano i loro contratti commerciali a principi democratici.

Però non è certo che l’Afghanistan diventi un Eldorado minerario e il parco giochi geopolitico della transizione energetica globale, a causa delle incertezze politiche sulla gestione del regime talebano. Per questo è necessario un clima politico molto stabile.

cms_22899/5.jpegNel 2010 l’Afghanistan veniva definito "l’Arabia Saudita del litio" in un rapporto interno del Pentagono americano, redatto da militari e geologi e rivelato dal New York Times. Nel 2013 ,in un rapporto congiunto ONU-UE, il potenziale di tutte le risorse sotterranee del paese è stato stimato in mille miliardi di dollari. Con la presa del paese da parte dei talebani il destino di queste riserve è di estremo interesse per le potenze mondiali. Ma nel settore minerario, possono passare dai 10 ai 20 anni dalla scoperta di un giacimento al suo sfruttamento, e nessuna compagnia vorrà investire se non c’è un quadro politico e legale stabile che dia garanzia agli investitori per reperire fonti di approvvigionamento più stabili.

Pechino si dimostra molto cauta per paura del caos ed è preoccupata per una recrudescenza del conflitto con il gruppo etnico islamico separatista degli uiguri nella regione dello Xinjiang. Secondo gli esperti occidentali, almeno un milione di uiguri sono passati attraverso i "campi di rieducazione" anti-islamici.

La Cina è preoccupata dalla presenza dei militanti islamici uiguri in Afghanistan come ha riferito il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian: "Ci aspettiamo che i talebani si oppongano a tutte le organizzazioni terroristiche, compreso il Movimento islamista del Turkestan orientale"; Il gruppo separatista uiguro, conosciuto con il suo acronimo "Etim", è considerato un’organizzazione terroristica dall’ONU. La Cina è ben consapevole che il governo talebano non possa essere completamente affidabile.

cms_22899/6.jpg

A fine luglio, a Tianjin, nel nord della Cina, il governo cinese ha ricevuto una delegazione talebana di cui faceva parte anche il co-fondatore del movimento, il mullah Abdul Ghani Baradar. "I talebani sono una forza politica e militare cruciale in Afghanistan", ha riconosciuto il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, esprimendo la speranza che "giocheranno un ruolo importante nel processo di pace, riconciliazione e ricostruzione" del paese.

La Cina non ha ancora riconosciuto ufficialmente il regime talebano, in attesa della composizione di un futuro governo. "Stiamo aspettando che un regime aperto, inclusivo e ampiamente rappresentativo sia stabilito in Afghanistan prima di affrontare la questione del riconoscimento diplomatico", ha detto mercoledì il portavoce cinese Zhao Lijian.

A differenza di diverse potenze occidentali, la Cina ha tenuto aperta la sua ambasciata a Kabul e il suo ambasciatore è ancora nella capitale afghana. Pechino ha rimpatriato 210 dei suoi cittadini il mese scorso. La Cina vede anche il ritiro degli Stati Uniti come un’opportunità per rafforzare il suo grande progetto di infrastrutture, la nuova via della seta a cui l’Afghanistan ha aderito nel 2016. Le enormi riserve di litio del paese potrebbero attirare l’interesse delle aziende cinesi, dato che la Cina è il più grande produttore mondiale di veicoli elettrici.

l’investimento cinese però al momento è modesto, a causa di garanzie sulla sicurezza ed in questo momento di insicurezza e di caos le aziende cinesi per lo sfruttamento del litio , prima di investire in Afghanistan, pretenderanno garanzie.

"La prima è quella di proteggere gli investimenti della Cina e garantire la sicurezza dei suoi cittadini - dice Hua Po, un analista politico indipendente con sede a Pechino -. La seconda è un taglio netto alle relazioni dei talebani con i separatisti del Turkestan orientale, a cui si aggiunge la richiesta di impedirgli di tornare nello Xinjiang".

Il mese scorso il portavoce talebano Suhail Shaheen è stato rassicurante su entrambi i fronti, definendo la Cina un "paese amico dell’Afghanistan". Anche se Pechino non intende giocare alcun ruolo politico in Afghanistan, il governo comunista non ha evitato di tirare una stoccata al suo rivale statunitense all’indomani del caos causato dal precipitoso ritiro degli Stati Uniti.

I diplomatici cinesi hanno pubblicato sui social media alcune immagini di afghani che cercano disperatamente di fuggire dall’aeroporto di Kabul. "Il potere e la funzione degli Stati Uniti è di distruggere, non di costruire", ha detto martedì una portavoce diplomatica cinese, Hua Chunying, accusando Washington di lasciare un "terribile pasticcio" in Afghanistan.

La Cina non ha risparmiato aspre critiche all’operato degli Stati Uniti in Afghanistan, ma ad osservatori più attenti potrebbe essere una pantomima garantista di un cambio di guardia nell’assetto geopolitico nel Medioriente.

Massimo Montinari

Tags:

Lascia un commento



Autorizzo il trattamento dei miei dati come indicato nell'informativa privacy.
NB: I commenti vengono approvati dalla redazione e in seguito pubblicati sul giornale, la tua email non verrà pubblicata.

International Web Post

Direttore responsabile: Attilio miani
Condirettore: Antonina Giordano
Editore: Azzurro Image & Communication Srls - P.iva: 07470520722

Testata registrata presso il Tribunale di Bari al Nrº 17 del Registro della Stampa in data 30 Settembre 2013

info@internationalwebpost.org
Privacy Policy

Collabora con noi

Scrivi alla redazione per unirti ad un team internazionale di persone dinamiche ed appassionate!

Le collaborazioni con l’International Web Post sono a titolo gratuito, salvo articoli, contributi e studi commissionati dal Direttore responsabile sulla base di apposito incarico scritto secondo modalità e termini stabiliti dallo stesso.


Seguici sui social

Newsletter

Lascia la tua email per essere sempre aggiornato sui nostri contenuti!

Iscriviti al canale Telegram