AKBARI, L’IRANIANO ANTITESI DELL’IRAN ATTUALE

Magistratura iraniana: “la sua morte segno della forza del nostro sistema”

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21 ottobre 1961, 14 gennaio 2023. Sono queste le due date che scandiscono la vita di Alireza Akbari, politico iraniano naturalizzato britannico. E probabilmente è stata la sua seconda cittadinanza a costargli la vita, in un periodo dove anche il respirare in maniera diversa dalla massa è considerato un reato. Iperbole, di cui chi scrive si è avvalso a favor di racconto, ma che comunque descrive in maniera incisiva quanto la situazione politico-psicologica dell’Iran balli sul filo del rasoio. Un ex viceministro della difesa della Repubblica islamica dell’Iran, in carica per 9 anni dal 2000 al 2008, è stato brutalmente giustiziato senza che ci fossero prove concrete per togliergli la vita. Perché da “accusa” a “sentenza” la differenza non è minima. L’accusa a suo carico, infatti, era quella di spionaggio a vantaggio del Secret Intelligence Service del Regno Unito. La presunta collaborazione segreta con l’MI6 gli è costata prima l’arresto da parte delle autorità iraniane nel marzo 2019, con emissione praticamente istantanea della condanna a morte. Piccolo particolare: senza giusto processo.

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Quasi una settimana fa, alle prime luci del mattino ora locale, l’impiccagione. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, aumentando la portata delle proteste anziché scoraggiarle. Ma, con tutta probabilità, le accuse a danno di Akbari sono state aggravate dai suoi precedenti – che vanno palesemente contro il regime dittatoriale che ora tiranneggia in Iran e che sta reprimendo nel sangue delle giuste proteste. Nel 1988, infatti, era parte dell’organizzazione che ordinò il cessate il fuoco e pose fine alla guerra contro l’Iraq. L’arresto, poi, era avvenuto durante le trattative per l’accordo nucleare che le vedeva coinvolto.

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La Gran Bretagna ne aveva chiesto invano la scarcerazione: alla fine incarnava principi non tollerati da uno stato governato in maniera totalitaristica, e anacronistica se consideriamo che siamo ormai nel ventitreesimo anno del ventunesimo secolo. Già raccontato delle reazioni mondiali, non poteva mancare quella dell’Iran diretto interessato: secondo Iran International, e rimbalzato dall’ANSA, Masoud Satayashi ha asserito che “la morte di Alireza Akbari è un segno della forza del sistema giudiziario iraniano”. Stando a quanto dichiara il portavoce della magistratura di Teheran “la volontà del sistema giudiziario è di garantire che il duro schiaffo che è stato inflitto al Regno Unito dall’esecuzione della spia in questione continui e prosegua per rivendicare i pieni diritti del popolo iraniano nei tribunali nazionali e internazionali”. Come mistificare la realtà, a terzo millennio incominciato non da poco.

Francesco Bulzis

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