ALESSANDRO MAGNO (parte I)

La morte improvvisa di una vita straordinaria…E’ ancora un mistero irrisolto?

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Conquistata la Persia e raggiunta l’India, Alessandro Magno stava preparando, secondo alcune fonti, una grande campagna in Occidente, ma la morte improvvisa per malaria, per veleno o forse per cirrosi epatica visto che soleva bere grandi quantità di vino schietto, lo colse a soli 33 anni, un giorno di giugno del 323 a. C. e il progettò sfumò, ma pare che l’interesse del Macedone per l’Italia risalisse a diversi anni prima.

Nel 335 a.C. Alessandro appena salito sul trono, (nel 336 a.C. Filippo II di Macedonia venne ucciso da una delle sue guardie del corpo tramite una spada celtica con un’impugnatura d’avorio su cui era incisa l’immagine di un carro: si compiva la profezia che aveva messo in guardia Filippo dai carri) mentre era in guerra con la popolazione tracia dei Triballi nei pressi del Danubio, nell’attuale Serbia sud-orientale, venne presso di lui una delegazione celtica di Adria (importante città sul delta padano, che ha dato il nome al mare Adriatico, inizialmente etrusca fu poi conquistata dai Galli) proponendosi come mercenari e chiedendo la sua amicizia: Alessandro accettò e diede per loro una festa. Strabone riporta un fatto: …durante una bevuta Alessandro chiese ai Celti di cosa avessero particolarmente paura, pensando che avrebbero detto di lui. Ma quelli risposero che non avevano timore di nulla, se non che il cielo gli cadesse addosso, tuttavia aggiunsero che essi ponevano sopra ogni cosa l’amicizia di un uomo come lui. Per i Celti dalla pietra delle montagne nasceva l’acqua e la fertilità, avevano conservato un’antica superstizione indoeuropea con cui si credeva che il cielo fosse di pietra e di conseguenza il grande timore che potesse crollare sull’umanità.

Un altro incontro vi fu nel 323 a.C. quando alcuni legati celtici si recarono a Babilonia per incontrare Alessandro, poco tempo dopo, Alessandro si sentì male e dopo una decina di giorni morì… la leggenda di Alessandro iniziò con una spada celtica e terminò dopo un incontro con dei Celti è possibile un nesso? (Si può ipotizzare fantasticamente un aiuto celtico per la salita al trono macedone, col patto che Alessandro non muovesse guerra a Occidente, anni dopo il suo avvelenamento per la decisione del Macedone di conquistare l’Italia)

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Secondo gli storici greci Strabone e Memnone di Eraclea, Alessandro nel 334 a.C. ebbe dei contatti anche coi Romani, li invitò a controllare meglio i loro domini, in quanto i pirati (Etruschi e quelli Anziati) stavano infestavano l’Adriatico. Al tempo le coste adriatiche erano in mano ai Galli ma vi erano ancora basi etrusche che esercitavano la pirateria ai danni dei Greci. Gli Anziati erano stati sconfitti dai Romani nel 338 a. C., nella famosa battaglia di Anzio: i Rostri, le tribune nel Foro Romano, dalle quali i magistrati tenevano le orazioni, derivano il nome dai rostri delle navi anziate, che furono orgoglioso bottino di guerra dei Romani. In risposta ad Alessandro i Romani gli inviarono una corona d’oro e il Macedone restituì loro i pirati.

In quest’ottica i Romani paiono, così come gli italici celtici, degli alleati alla pari, seppur riconoscendo la regalità del Macedone.

Sembra evidente che Alessandro Magno non conquistò subito l’Occidente, essendo in alleanza e amicizia coi Galli e coi Romani.

Nonostante ciò, secondo la Vulgata di Alessandro, una serie di racconti leggendari scritta circa un secolo dopo la sua morte, un apocrifo falsamente attribuito a Callistene che ebbe grande diffusione per tutta l’antichità e il Medioevo (il cosiddetto Romanzo d’Alessandro) il condottiero aveva già cercato di impadronirsi dell’Occidente con la discesa sul suolo italico di suo zio e cognato: Alessandro, detto il Molosso e re d’Epiro.

cms_19464/3.jpgAlessandro il Molosso radunò un esercito numerosissimo, sbarcando nel 334/35 a.C. in Italia in soccorso dei Tarantini, che avevano invocato l’aiuto ad Alessandro Magno, la guerra avrebbe sicuramente raggiunto i Romani se avesse avuto la medesima fortuna della conquista orientale. Il Molosso fu inizialmente vittorioso, sul terreno dell’odierna Puglia, sui Messapi e sui loro alleati Peucezi e Dauni: a garanzia dei trattati di pace fece mandare in ostaggio in Epiro trecento illustri famiglie dei popoli sconfitti, ma l’egemonia macedone non durò; i Tarantini preoccupati di un socio troppo forte, si associarono con Peucezi e Dauni in una campagna contro l’ex alleato. Alessandro ed il suo esercito perirono in modo disastroso a Pandosia attorno al 330 a.C., aveva cercato di continuare la conquista, ma le pessime condizioni meteorologiche e il tradimento dei mercenari gli furono fatali. Morì combattendo eroicamente, il suo corpo fu brutalmente diviso in due parti: una fu lasciata sul campo di battaglia; l’altra fu portata in trionfo a Cosenza. Il cadavere di Alessandro il Molosso fu poi riscattato dagli Italioti e le ceneri furono inviate in Epiro alla moglie Cleopatra, sorella di Alessandro Magno.

A volte, per vie traverse succedono fatti strani, quasi un po’ alieni, così se Alessandro Magno non è mai riuscito a mettere piede in Italia una teoria ipotizza che la sua tomba si trovi a Venezia. La tomba di Alessandro Magno (conosciuta come anche come Soma, dal greco ‘corpo’) fu costruita probabilmente ad Alessandria d’Egitto (questa fu la prima delle città omonime fondate dal condottiero) è uno dei grandi misteri della storia tuttora irrisolto. Lo storico Diodoros Sikeliotes tre secoli dopo, rifacendosi a fonti dell’epoca, descrive così il sarcofago tumulato nel grande edificio della tomba: “Innanzitutto fu realizzato un sarcofago in lamina d’oro martellato a misura del corpo di Alexandros che vi venne deposto e sommerso con grande abbondanza di spezie per conservarlo e profumarlo. Sopra vi fu posto il coperchio pure d’oro massiccio perfettamente adattato all’orlo del sarcofago. Sul coperchio venne deposto un drappo di porpora ricamato d’oro e su questo la sua armatura”.

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Nell’89 a.C. con l’Egitto in piena decadenza, Tolomeo X decise di appropriarsi del sarcofago d’oro sostituendolo con uno più economico.

Nel 48 a.C. la tomba di Alessandro fu visitata da Cesare, successivamente Cleopatra prese l’oro rimasto nella tomba per finanziare la sua guerra contro Ottaviano.

Nel 30 a.C. quando Ottaviano visitò Alessandria volle tributare omaggio alla salma del grande condottiero sopra cui depose una corona d’oro e dei fiori, decise inoltre di far rimuovere tutte le salme della casata dei Tolomei, mantenendo nel sepolcro solo Alessandro, facendosi poi rappresentare nelle sembianze di un faraone come aveva fatto il Macedone.

Nei primi due secoli dopo Cristo, la tomba divenne meta di pellegrinaggi di uomini di potere e di gente comune, essendo Alessandro ritenuto quasi come un Dio.

Svetonio, racconta che la tomba fu poi parzialmente saccheggiata da Caligola, che secondo quanto riferito rimosse la corazza.

Nel 199 Settimio Severo decise di chiudere la tomba al pubblico.

Nel 215 secondo il cronista Giovanni d’Antiochia, Caracalla rimosse la tunica di Alessandro, il suo anello, la sua cintura con alcuni altri oggetti preziosi e li depositò sulla bara.

Nel 390 Libanio un intellettuale pagano retore e sofista a Nicomedia (antica città dell’Asia Minore con un’importante Scuola di Studi Superiori), riportava che ad Alessandria vi erano gravi conflitti religiosi portati avanti dagli zeloti cristiani (noti come fanatici ortodossi) sempre più intolleranti e lamentava che: “Il corpo di Alessandro giaceva abbandonato”. In questo periodo con i decreti di Teodosio (347/395) veniva messo al bando ogni tipo di paganesimo che culminò con la distruzione dei templi (tra cui Il famoso Serapeo, costruito durante il regno di Tolomeo III, tempio dedicato a Serapide, una divinità internazionale che univa il culto egizio di Osiride e Api ai culti greci di Zeus, Esculapio e Dioniso) o con la loro conversione in chiese cristiane.

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In questa guerra tra pagani e cristiani e le distruzioni di opere d’arte e di monumenti del passato si perse la tomba di Alessandro.

(Continua)

Paola Tassinari

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