ALLARME OBESITÀ: IN ITALIA È ANCORA TRASCURATA

A confermarlo uno studio di livello mondiale

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Una ricerca tutta italiana, realizzata nell’ambito dello studio di livello mondiale Action-Io e in seguito pubblicata sulla rivista Eating and Weight Disorders - Studies on Anorexia, Bulimia and Obesity, ha raccolto dei dati sull’obesità attraverso la compilazione di un apposito questionario fornito a persone provenienti da diversi paesi del mondo.

Lo scopo principale era quello di illustrare le abitudini, i comportamenti e tutte le difficoltà riscontrate per curare l’obesità, sia da parte degli stessi medici che dei pazienti.

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In Italia, su più di 2000 persone coinvolte, solo una minima parte, all’incirca il 15%, ha fornito risposte incoraggianti, sottolineando un crescente impegno delle strutture sanitarie nell’affrontare l’obesità, la quale nel nostro paese resta tuttora un problema molto trascurato. È emerso che la maggior parte dei medici la considerano come una malattia cronica, da affrontare e monitorare con attenzione, consigliando perlopiù un’alimentazione sana per ridurre l’apporto calorico, abbinata a una costante attività fisica. Solo in minima parte (intorno al 25%), invece, il personale sanitario tende a consigliare una dieta o allenamenti specifici, l’utilizzo di farmaci per ridurre il peso o la chirurgia bariatrica.

In generale, però, circa l’80% delle persone è più propenso a gestire da solo la propria alimentazione, senza ricorrere al supporto di specialisti o dei moderni trattamenti finalizzati alla perdita di peso, tra cui farmaci e chirurgia bariatrica.

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A questo proposito, Paolo Sbraccia, vice presidente della Ibdo Foundation, specializzata in analisi e monitoraggio del diabete, ha affermato che “l’obesità deve essere considerata come una malattia cronica, a patogenesi multifattoriale, che necessita di cure e attenzioni adeguate. La gestione terapeutica è complessa e richiede un approccio multidimensionale. Le principali linee guida dell’obesità indicano che il primo passo della terapia è rappresentato dalla modificazione degli stili di vita attraverso l’intervento nutrizionale, l’incremento dell’attività fisica strutturata e le modifiche comportamentali. Tuttavia, quando questa prima strategia risulta insufficiente o del tutto inefficace, è possibile ricorrere alla terapia farmacologica e in alcuni casi alla chirurgia bariatrica. I dati italiani rivelano la necessità di implementare le conoscenze sull’obesità di medici, governi, persone con obesità e opinione pubblica in generale, migliorando l’educazione relativa alle basi biologiche, per far sì che venga riconosciuta come malattia cronica. In secondo luogo, bisogna sfidare la percezione errata che l’obesità sia sotto il controllo dell’individuo e i medici devono promuovere conversazioni utili sulla perdita di peso. Infine, è necessario migliorare la formazione degli operatori sanitari per quanto riguarda la gestione clinica dell’obesità, sottolineando l’importanza di un approccio multidisciplinare".

Francesco Ambrosio

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