ALLA RICERCA DEL SILENZIO
20 maggio 2023

Due settimane fa ho citato come grande assente del nostro correre quotidiano il silenzio.
Ho provato poi il piacevole gioco di scoprire, invece, i luoghi della sua presenza affinché ricominciamo ad apprezzarne l’utilità e la bellezza e ad inserirlo nella nostra vita.
Immaginare che cosa succede in un albero che cresce. Al via vai di molecole, alla produzione e poi alla distribuzione di energia.
Tutto questo avviene nel silenzio.
Pensate ad un feto.
Il momento del suo concepimento, quando uno spermatozoo riesce a penetrare nell’ovulo innescando la più potente catena di produzione esistente al mondo.
Quell’azione, che è pregna della più grande potenza, si svolge in un silenzio profondo, lo stesso nel quale le cellule cominciano a dividersi e a spartirsi i ruoli.
Alcune andranno a formare la placenta ed altre l’embrione.
Ed in seguito sorgeranno altre moltitudini per formare i vari organi del corpicino, in laborioso e religioso silenzio.
Considerate come sono preziose le note di un pianoforte o di un violino o di tanti altri strumenti, che cominciano a susseguirsi solo se c’è silenzio in sala.
Le belle composizioni classiche contengono sempre delle pause di silenzio, che danno poi forza espressiva alle note che seguono.
(Nella foto il mio amico Ludovic Van Hellemont)
Osservate tanti animali che hanno lunghi tempi di fissità, di immobilità, quasi che vogliano autoprodurre un silenzio interiore che vivono come una dimensione estatica.
E in particolare quelli del mare, che comunicano in silenzio o con suoni che questo silenzio appena lambiscono con un certo doveroso innato rispetto.
Noi stessi spesso chiediamo aiuto al silenzio o, senza alternativa, lasciamo che sia lui ad esprimere ciò che non riusciamo a dire con le nostre parole.
Contemplate un’alba o un tramonto e vi rendete conto di quanto li si godano maggiormente se avvolti nel silenzio.
Il sole che nasce, che fa da overture silenziosa ai suoni delle vite che si risvegliano; il sole che tramonta, che pretende il silenzio tipico di un addio, che la sua imponenza e la sua solennità sembrano annunciare come definitivo.
E qualsiasi suono e financo rumore, se non avesse il silenzio come confini da cui emergere, non potrebbe imporre la sua presenza.
Un pugno di farina con pochi altri ingredienti accoglie il lievito per immergersi insieme in un lungo silenzio che li trasformerà in pane.
Forse il silenzio lo può trovare dovunque chi lo cerca davvero, nonostante i molti che ne hanno paura tentino di riempirlo di tutto ciò che sembra annientarlo.
Forse il silenzio non è l’assenza dei suoni, ma l’assenza dell’ego.
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