ALLA RICERCA DI UN BUON GOVERNO PER IL BENE COMUNE

Certamente, è risultata scritta una pagina di grande valenza culturale grazie all’incontro che l’estro imprenditoriale di un Sud di eccellenza, facente capo agli Editori LATERZA di Bari, ha ideato per la terza volta nell’ambito di quella socializzazione già molto evoluta che, nella città di Trieste, per tradizione, è il fulcro di una civiltà che si è andata forgiando sulla costante inclinazione alla diffusione della cultura, persino in termini cosmopoliti.

Così, il teatro Verdi di Trieste ha offerto il suo palcoscenico alle lezioni “LA STORIA NELL’ARTE”; alla presenza di un parterre in fervida partecipazione che, dopo la compostezza dell’ascolto in religioso silenzio, ha mostrato il suo vivo consenso con lunghi applausi e richieste di bis alla fine della relazione, di volta in volta, tenuta da insigni esponenti storici che, attraverso celebri opere d’arte, hanno ripercorso le sfaccettature delle varie epoche in cui pittori e scultori, insieme con i contemporanei, hanno vissuto ragione fede e speranza nel quotidiano; essendosi confrontati con gli straordinari avvicendamenti di predominio, conquistato anche violentemente, per quella supremazia che gli uomini hanno sempre ricercato gli uni sugli altri; comunque, avendo subito gli esiti di come siano stati governati secondo un concetto di “bene comune”, così come inteso più o meno maldestramente dal potere.

Proprio relativamente a questo tema, il settimo incontro su “POTERE E GIUSTIZIA” è sembrato fare da spartiacque discostandosi da una comprensione ideale in cui, almeno due per volta, potrebbero sommarsi le altre lezioni. Partendo da una allegoria, usata da Ambrogio Lorenzetti (1258-1348) per indicare il “Buono e Cattivo Governo” nell’opera realizzata fra il 1337 e il 1340 nella Sala dei Nove del Palazzo Pubblico di Siena; l’insigne storico Maurizio Viroli ha evidenziato gli elementi biblici ma anche greco-romanici del dipinto, avendone interpretato il messaggio impresso dal pittore del tardo medioevo. Così, non solo nella vantata discendenza di romanica tradizione dei gemelli allattati dalla lupa; ma, soprattutto, come espressione della maestà e sacralità del Governo Repubblicano secondo il principio Aristotelico del “Bene comune alla base di un Buon Governo”, il Comune di Siena è stato indicato raffigurato nella ieratica figura centrale di un regnante quasi incoronato dall’acronimo di Commune Senarum Civitas Virginis e dalle stesse Virtù Teologali della Fede della Speranza e della Carità poste alla stessa altezza della SAPIENZA ispiratrice della GIUSTIZIA.


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