ALLA SCOPERTA DELLE MARCHE

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Le Marche, la più recente regione della nostra penisola, come conformazione si intende, l’ultimo lembo di terra ad essere uscito dal mare per dare la forma al Bel Paese. Una regione, si dice, fondata da alcuni sabini costretti all’esilio a causa di un rituale sacro. Una regione che reca il simbolo dell’infinito non solo nelle parole del poeta, ma anche all’interno dell’Abbazia di San Vittore a Genga, in provincia di Ancona.

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Una costruzione edificata verso la fine del X secolo, nella Gola di Frasassi, circondata da una corona di montagne. Una chiesa spoglia, senza nessuna immagine, disadorna, solo il simbolo dell’infinito rovesciato vicino ad una porta, presso l’altare. Nessuno ha potuto fornire informazioni circa la sua presenza, un mistero che ben si adatta all’atmosfera. Quelle pareti vuote, quell’ambiente in cui il nulla diventa tutto, davvero richiamano alla mente ed ai sensi l’infinito. E sempre in provincia di Ancona troviamo Camerano.

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Un paese sotto cui si diramano grotte e gallerie, alcune delle quali ancora inesplorate. Ambienti sotterranei ben definiti, ipogei e templi, cunicoli messi in comunicazione tra loro stessi. Tra le ipotesi circa le funzioni di queste gallerie, ovviamente trovano posto quelle di carattere difensivo, ma per molti si tratterebbe d’altro, anche perché in diversi casi ricorrono simbologie che non sono il frutto di improvvisazioni architettoniche. La Grotta Burchiani, ad esempio è a forma di ank, la croce ansata, il simbolo nelle mani dei faraoni. Forse ha ragione chi sostiene che tale perfezione non corrisponda alla visione di popolazioni abituate a vivere nelle capanne. Nei pressi di Orfagna, non si può non visitare il castello medievale, al cui interno, o forse nei dintorni, si dice sia nascosto un tesoro, per la precisione una chioccia d’oro con i suoi pulcini vicino. Il problema è che a difendere questo tesoro vi sarebbe un fantasma, la Paora, che distoglie i cercatori dal loro intento. Non si sa se qualcuno l’abbia mai vista o se si tratti semplicemente di una diceria popolare, che ha identificato il rumore di una fonte con il suo canto molesto.

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Prima di abbandonare la provincia di Ancona bisogna fermarsi ad Osimo, un’altra città famosa per le gallerie che corrono sotto di essa, collegando i principali palazzi cittadini, a formare una ragnatela sotterranea di cui si ignorano le origini. Si sa per certo che il sottosuolo della città venne adibito a luogo di riunioni e rituali dai cavalieri Templari, e forse i simboli alchemici presenti sulle pareti servivano durante le cerimonie di iniziazione all’Ordine. Un simbolo che invece ancora non trova spiegazione, circa la sua funzione, è quello della cosiddetta “triplice cinta”, che rimanda al mito di Atlantide, così come riportato nei dialoghi di Timeo e Crizia, ad opera di Platone. Altri ancora pensano che sia da identificare con il Tempio di Salomone, al cui centro si celava il Sancta Sanctorum, o con la Gerusalemme Celeste. Misteri all’interno di misteri. Ma nelle Marche troviamo anche qualcosa che ci riporta non solo ai Templari ma anche al Santo Graal. A Montegallo, in provincia di Ascoli Piceno, troviamo una costellazione di rose scolpita sulle architravi e sui portali delle 23 fazioni che compongono il borgo, ed in più nella fazione di Uscerno si trova un portone con sopra una iscrizione templare. Templari e rose, come la roselyne, del Codice da Vinci, e come Rosslyn, in Scozia, dove si dice sia custodita la sacra Coppa. Sui monti Sibillini inoltre, dove si trova la grotta della Sibilla, anche detta Grotta delle Fate, si può assistere ad un fenomeno noto come “Earth Lights”. In molte zone del mondo, tra cui anche l’Italia, si possono osservare globi di luce che, a prescindere da condizioni ambientali particolari, si alzano dal terreno e fluttuano nell’aria. Ben lo sanno i contadini piemontesi della zona di Vercelli, che, negli anni ‘50 del secolo scorso, raccontavano di questi globi che accompagnavano il loro percorso tra i campi. Nonostante tutte le spiegazioni relative alla formazione di queste luci, ancora non è stata chiarita la loro esatta natura, ma qui, sulle vette delle Marche, si può sperimentare la loro meraviglia quando dal nulla si librano in aria, dirette, forse, verso l’infinito.

Paolo Varese

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