ANCHE IL MERCATO MUSICALE STA LANGUENDO

Molti live rimandati al 2021, ma soluzioni, al momento, non se ne vedono all’orizzonte

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L’emergenza coronavirus sta mettendo a dura prova tutti, ad ogni livello della società: sanitario, istituzionale, familiare e imprenditoriale. Senza soffermarsi sulle statistiche dei contagi e decessi conseguenti al virus (leggi le Notizie dall’Italia sulle pagine dell’IwP), la difficile situazione economica sta causando ingenti danni per molti settori e aziende che non rientrano nella classificazione ATECO (Il codice Ateco è una combinazione alfanumerica che identifica una Attività Economica con una produzione ritenuta necessaria anche durante la pandemia). Uno dei settori a risentire maggiormente delle sospensioni e divieti sanciti dai governi e dagli istituti di sanità mondiali (e nazionali), è quello musicale. Nei giorni scorsi vi abbiamo parlato della perdita di miliardi di dollari dell’azienda cinematografica con le anteprime dei film rimandate a data da destinarsi e con le produzioni di nuove pellicole rimaste in cantiere. Anche l’industria musicale, purtroppo, sta risentendo di questa fase di lungo stallo, senza avere una prospettiva rosea neanche per il prossimo autunno. Il mercato della musica non è solo la vendita di dischi o delle hit del momento, facilmente acquistabili con un clic sulle piattaforme e-commerce. È fatto anche di Live e dell’indotto che si crea attorno ai concerti e alle tournée di cantanti e musicisti. La musica dal vivo è parte integrante del sistema economico di un paese che si regge anche sul comparto dell’intrattenimento.

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Ma è impensabile riaprire gli stadi a folle di persone che molto spesso, e addirittura, girano il mondo per seguire i propri beniamini. Se la distanza sociale, al momento, è uno dei modi per non contagiare o venir contagiati, è giusto che si vieti o si annulli la programmazione dei live musicali o teatrali. E se a partire da maggio avremo la possibilità (almeno per noi italiani) di rimettere piede fuori dalle case e non solo per fare la spesa, certamente non si potrà pensare di acquistare un biglietto per andare ad ascoltare un concerto. Si può solo immaginare cosa significhi una riapertura, anche se all’aperto, degli spazi per i concerti e/o per le rappresentazioni teatrali o di intrattenimento come quelle organizzate dalla Fondazione Arena di Verona, per esempio. Nel frattempo molti management di artisti nazionali e internazionali procedono con l’annullamento ed eventuale rinvio di tour e appuntamenti dal vivo, e non sempre, purtroppo, al rimborso dei biglietti già venduti. Alla lunga lista di rinvii si sono aggiunti in queste ore anche i Pearl Jam, rimandando all’anno prossimo le date italiane del tour europeo 2020, senza però restituire il denaro dei tagliandi messi in vendita sui booking online. «In questo momento non è possibile fare richiesta per eventuali rimborsi», fa sapere la band, «tuttavia si procederà a valutare ogni policy specifica sui biglietti in ciascun Paese. I possessori dei biglietti saranno avvisati di ogni aggiornamento».

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E questo è anche un altro aspetto negativo che riguarda, però, fan e appassionati. Intanto la fiamma sta languendo. Di soluzioni, purtroppo, ce ne sono ben poche se non quella, a cui qualche artista ha iniziato a pensare, di organizzare eventi a pagamento on line, con il pubblico a casa. Una soluzione che sa di minestra scipita che lascerebbe a pancia vuota l’eventuale spettatore. Meglio i live alla vecchia maniera. Ma chissà quando potrà accadere di tornare a cantare a squarciagola uno di fianco all’altro nella calca di uno stadio o di un parco! Stando agli scienziati di tutto il mondo ci vorranno molti mesi per vedere la luce in fondo al tunnel. Anche se ce la stanno mettendo tutta per trovare un rimedio al coronavirus e, con l’ausilio delle Istituzioni, stanno facendo adottare ogni metodo e protocollo per evitare che il contagio si diffonda il meno possibile tra la popolazione. E le nostre manifeste speranze di guardare all’estate come alla stagione del risorgimento dalle ceneri primaverili, dal mio punto di vista sono alquanto flebili. Intanto, di decreto in decreto, passando per gli annunci degli organismi superiori di sanità, si allontana sempre più la data “quasi certa” per una ripresa della normalità vigilata, e con le dovute cautele, che solo l’efficacia di un vaccino potrà sancire a tutti gli effetti e coram populo.

Umberto De Giosa

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