ANNIVERSARIO DEL SECONDO CONFLITTO IN NAGORNO-KARABAKH

Riunione armeno-azera sotto egida OSCE

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Domenica 27 settembre 2020 le forze armate azere, con il supporto strategico delle forze armate turche e la presenza di jihadisti mercenari, provenienti dalla Siria e da altri luoghi caldi del Medio Oriente, iniziavano a bombardare serratamente alcune delle principali città della Repubblica del Facto Artsakh (Nagorno-Karabakh). Già il giorno precedente i siti di alcune ambasciate straniere presenti in Armenia avevano pubblicato avvisi alquanto sibillini rivolti ai propri connazionali sconsigliando di recarsi in Artsakh o nelle zone di confine tra Armenia e Azerbaijan. Le informazioni provenienti dall’intelligence e le osservazioni satellitari avevano rilevato, infatti, informazioni sui movimenti delle truppe azere in assetto di guerra, oltre al fatto che pochi giorni prima si erano concluse le esercitazioni congiunte turco-azere. Tutti questi indizi portavano a concludere che qualcosa di estremamente organizzato rispetto alle scaramucce di confine si stava profilando. La prima ad attaccare fu l’artiglieria pesante, successivamente furono impiegate "armi sporche" ampiamente utilizzate dall’Azerbaijan già in passato, bombe a grappolo, proiettili di artiglieria al fosforo bianco severamente vietati da rogatorie internazionali, le cui tracce sono state riscontrate sui poveri resti dei soldati armeni. A ciò si aggiungono modalità di guerriglia volte a colpire soprattutto obiettivi civili e non militari, e per finire il lancio di velivoli da combattimento senza pilota, di fabbricazione israeliana, kamikaze o comandati da remoto, che avrebbero dovuto colpire non solo località nei territori contesi ma la città principali dell’Armenia, comprese la capitale Yerevan e la centrale nucleare di Metsamor.

In questo scenario, dopo 44 giorni di guerra in cui gli Azeri attaccavano e gli Armeni difendevano la loro sopravvivenza, vita e millenaria presenza in questi territori, il 9 novembre 2020 si è pervenuti ad un cessate il fuoco. Qualcuno ha avuto da ironizzare su questa data dal momento che la famosa popstar Lady Gaga qualche mese prima aveva pubblicato una canzone "911" il cui videoclip è un palese omaggio al cinema del regista armeno Sergey Paradjanov.

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A quasi un anno di distanza dallo scoppio della guerra i Copresidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE (Stephane Visconti della Francia, Andrew Schofer degli Stati Uniti d’America e Igor Khovaev della Federazione Russa) hanno annunciato che "a margine del dibattito generale della 76° sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, i copresidenti del gruppo di Minsk si sono incontrati separatamente a New York con il ministro degli Esteri azero Jeyhun Bayramov e il ministro degli Esteri armeno Ararat Mirzoyan”. I copresidenti hanno inoltre ospitato entrambi i ministri degli esteri in una riunione congiunta. Alle riunioni ha preso parte anche il Rappresentante personale del Presidente in esercizio dell’OSCE (PRCiO) Andrzej Kasprzyk.
I copresidenti e i ministri degli esteri hanno discusso un’ampia gamma di questioni irrisolte in sospeso tra l’Armenia e l’Azerbaigian. I copresidenti hanno proposto misure mirate specifiche per ridurre la situazione e possibili passi successivi, sottolineando il loro costante e forte sostegno all’intera gamma di attività e operazioni indispensabili intraprese dalla PRCiO e dal suo team.

Il 24 settembre i copresidenti e la rappresentanza della presidenza in esercizio OSCE hanno incontrato Rosemary DiCarlo, Sottosegretario generale per gli affari politici e di costruzione della pace, e il presidente in carica dell’OSCE, il ministro degli Esteri svedese Ann Linde, per informarli sugli sforzi compiuti nell’ultimo anno, compresi i più recenti sviluppi nel processo di pace.

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I copresidenti accolgono questa riunione dei due ministri degli affari esteri dei paesi in conflitto, la prima dal novembre 2020, come segno della determinazione dei due paesi a impegnarsi nuovamente nel processo di pace attraverso un dialogo diretto volto a contribuire alla sicurezza, alla stabilità e al benessere nella regione. Entrambi ribadiscono il loro impegno a continuare a lavorare con entrambe le parti per trovare soluzioni globali a tutte le restanti questioni relative o derivanti dal conflitto del Nagorno-Karabakh in conformità del loro mandato.

Carlo Coppola

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