ANORESSIA E BULIMIA, DUE MALI DEL NUOVO MILLENNIO

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Affrontare il tema dell’anoressia e della bulimia ai giorni nostri non è per niente facile.

Non lo è perché “accettare” e “scegliere” di farsi curare non è proprio come andare dal proprio medico di base e farsi prescrivere un anti-infiammatorio per curare l’influenza. Purtroppo chi ne soffre è un soggetto fragile, spesso emarginato dalla società, con una insicurezza di base che sfocia nel rifiuto di se stesso e di conseguenza nel volersi far male fisicamente nel modo che ad un essere umano riesce più facile: rifiutare il cibo o abusarne.

Anoressia e bulimia affliggono indistintamente generalmente uomini e donne nella fase adolescenziale della vita, ma anche persone adulte. Molto spesso chi ne soffre non riconosce questa come una vera e propria “malattia” ma semplicemente pensa che il dimagrimento eccessivo possa portare ad un miglioramento nelle relazioni sociali e possa evitare le discriminazioni a cui spesso si incappa quando si è soggetti deboli e con una personalità fragile, incapaci di reagire alle provocazioni che possono capitare nel quotidiano. Ma è sempre così? In realtà, anoressia e bulimia possono anche colpire chi apparentemente conduce una vita serena e appagante, una vita anche “patinata”, ma che sotto lo strato luccicante superficiale nasconde una insana accettazione di sé, un senso di insoddisfazione che si riversa spesso su quello che ci da il sostentamento per vivere, il cibo.

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Un adolescente, ad esempio, spesso si confronta con i propri coetanei che inseguono un’immagine estetica distorta e perfetta che incarna l’idea della bellezza nella magrezza eccessiva. Ci sono soggetti che reagiscono tenacemente, fregandosene, e altri che sono invece “sottomessi”, deboli, incapaci di reagire alle provocazioni; l’unico modo che questi ultimi hanno per affrontare questo annoso comportamento altrui è pensare che il dimagrimento sia la chiave per accettarsi ed essere accettati. Ci sono invece soggetti che trovano sollievo nel cibo, abusandone, spesso di nascosto, per poi successivamente accanirsi per espellere quanto hanno appena mangiato, come rifiuto o ribellione.

Questo è naturalmente solo un esempio, perché ogni caso è differente e presenta ragioni profonde che solo con l’aiuto di uno specialista si possono risolvere. Molto spesso non è solo il nutrizionista o lo psicologo la chiave di salvezza, ma si necessita di un connubio tra la famiglia e gli specialisti, volto al miglioramento delle condizioni di salute del paziente. Gli occhi vigili dei genitori sono fondamentali per capire se un ragazzo inizia lentamente ad addentrarsi in questi disturbi, perché questi si insinuano lentamente nella vita di tutti i giorni e, se non curati, portano a danni irreversibili, sia cerebrali che fisici, fino alla morte.

È possibile perdere la vita nel 2020 per problemi legati al cibo?

È possibile credere di essere in sovrappeso pesando solo 40 chili per 1,50m di altezza?

È possibile non accettare la propria immagine riflessa alla specchio e pensare che sia colpa dell’alimentazione?

Si, è possibile e spetta a noi migliorare il sistema.

Spetta a noi non divulgare messaggi sbagliati in tv, sui giornali o sui social. Occorre prestare attenzione e non diventare complici della società marcia in cui viviamo.

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Mangiare è bello ed è importante farlo con consapevolezza e con la possibilità di affrontare un esame così difficile come questo nel modo più sereno possibile. Spetta a tutti noi il compito di “aiutare” ed evitare così di diventare carnefice nei confronti di chi ci chiede solo di essere salvato.

Leonardo Bianchi

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