ANTONELLA ATTILI AMBASSADOR TERRE DES HOMMES

Intervista esclusiva per “La Pagina della Cultura” dell’International Web Post

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Antonella Attili, attrice di Teatro, Cinema e TV, aggiunge un altro fiore all’occhiello l’incarico di Ambassador Terre des Hommes. Un impegno morale oltre che una grande responsabilità.
Non ama i Social ma dopo l’incarico cercherà di usarli in maniera utile.
E’ attenta a non cadere in contraddizione, sia nella vita pubblica che privata perché altrimenti si perde in credibilità. Tutela soprattutto la vita privata per non confonderla con quella pubblica.
Brava ed esilarante con i suoi monologhi a Propaganda Live.

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Vorrei complimentarmi per l’incarico come Ambassador per Terre des Hommes.

cms_21382/1.jpgE ’un incarico che mi ha proposto Alessandra, il mio Ufficio Stampa, e sento una grande responsabilità perché non è uno scherzo ed è un impegno morale. Non sono mai stata molto favorevole ai social, non sapevo bene cosa fare ma un po’ per lavoro o altro ti ritrovi dentro perché qualcuno ti convince. Vivo questa mia presenza un po’ in contraddizione. Non sono il tipo di persona che vuole utilizzare questi social in maniera commerciale per pubblicizzare la crema o il capo d’abbigliamento che mi regalano. Vorrei veicolare un messaggio un po’ più importante. Quando è arrivata questa proposta mi sono data una risposta, l’uso dei social diventa per me, più utile. Ha una sua utilità e ha anche un suo valore etico. Non riesco a fare delle cose nella totale superficialità.

Credo che nessuno potrebbe proporle qualcosa di superficiale, lei gode di una grande fama di serietà.

Secondo me ormai c’è una grande confusione e c’è una grande mancanza di specializzazioni nella professionalità, anche nel nostro lavoro. Mi sembra che tutti facciano tutto e questo crea il problema anche nella percezione del personaggio, nel senso che se io ti vedo fare delle cose in contraddizione tra di loro e a spingerti in terreni che non sono tuoi, alla fine perdo in credibilità. Ci sono delle cose che non possono andare di pari passo o viaggiare insieme. Una cosa è la mia professione quello che io dico attraverso la fama o la notorietà e bisogna stare molto attenti e chiari con i messaggi, soprattutto non cadere in contraddizione perché altrimenti non si è più credibili. Questa è una cosa su cui sto particolarmente attenta.

Concordo sul fatto che bisogna mantenere una certa linea.

Se ho deciso di seguire una certa responsabilità devo rinunciare a tante cose anche nella vita privata e non solo in quella pubblica. Credo che si debba tutelare soprattutto la vita privata e fare in modo che non si confonda con quella pubblica.

Non potrei postare il caffè o il cappuccino al mattino, dare il buongiorno, dire cosa faccio alle 11. Sarebbe una vita assurda. Un altro male della nostra epoca è che tutti parlano di tutto, sono del parere che ognuno dovrebbe parlare di ciò che conosce bene. Molti saltano da una cosa all’altra, fa lo showman, poi interpreta un ruolo. E’ una questione anche legata al fascino che esiste se associato al mistero e alla scoperta. Se metto in piazza tutto quello che sono a 360° rimane poco da scoprire.

cms_21382/00.jpgIn Màkari su Rai 1 interpreta Marilù, la proprietaria di un ristorante. E’ un ruolo meraviglioso!

Mi sono molto divertita, la Sicilia torna spesso nella mia vita e mi rende felice. Ha un dialetto che frequento e sono dei luoghi in cui mi sento a mio agio, per me la Sicilia è una seconda casa. Ritornare in quei luoghi, lavorare lì con colleghi che stimo. C’è una bellissima compagine di attori come Claudio Gioè, Ester Pantano, Domenico Centamore. Inoltre, con la Produzione dietro, sapevo che sarebbe stato un prodotto di qualità. E’ lo stesso gruppo che fa Montalbano. Ero incastonata in una cornice molto solida. Mi piace la storia: divertente con questo investigatore molto maldestro, suo malgrado, che risolve i casi quasi per inciampo. Mi divertiva questo aspetto- commedia.

Centamore è bravissimo l’ho visto in “Il Giudice Meschino!

Capita a tutti gli attori quando fanno un ruolo che li mette in luce, continui a collegare quello che hanno fatto. E’ un po’ quello che è successo a me! E’ incredibile, lavoro da quarant’anni ma solo dopo “Il Paradiso delle Signore” hanno cominciato a collegare che ero in “Romanzo Criminale” “Amiche da morire” “La cena di Natale” “Nuovo Cinema Paradiso”. Ho un curriculum abbastanza eclettico, ho fatto anche delle pubblicità ma ero poco identificabile. La gente comincia ad identificarti quando abbina il nome alla fisicità.

Il Paradiso delle Signore ha chiuso il set pochi giorni fa e andrà in onda fino al 5 maggio. Senza anticiparmi nulla, mi dica quello che può!

cms_21382/000.jpgSono contrarissima alla politica dello spoiler anche nella professione. Non capisco questa curiosità del voler sapere cosa succede al personaggio quando hai la possibilità di viverlo ogni giorno. Non leggo neanche le sceneggiature perché non voglio sapere dove va a parare. Non chiedo mai niente della linea narrativa perché personalmente anch’ io voglio essere sorpresa. Quello che le posso dire è che Agnese vive un conflitto tra testa e cuore e che dal mio punto di vista pensando al personaggio, il suo istinto, il suo carattere, da cosa è animata la sua indole, quest’ultima si può sacrificare ma fino ad un certo punto!

Prima o poi qualcosa succederà!

Ci sono vari gruppi su Facebook che commentano le puntate, i ruoli. Che ne pensa?

Credo che il successo della Fiction sia dovuto alla grande partecipazione emotiva che scatena. Mescolare la professione con l’immaginazione è molto pericoloso. Io non rispondo mai ai fan cerco anche di evitare di guardarle queste cose. Ne vengo anche irritata. Alcuni colleghi più giovani vengono influenzati dai commenti della settimana perché nell’evoluzione di un personaggio che sta in scena da tre anni, è normale che ci sia il periodo in cui ha un pieno gradimento e poi la totale avversione. E’ il meccanismo della Soap che è fatto così! Lo scopo è quello di tenere alta l’attenzione.
Lo dico fermamente che bisogna sempre tenere le distanze tra il personaggio e l’attore, altrimenti finisce che ti chiamano Agnese e non sai più chi sei.

cms_21382/2.jpgHa altri progetti?

Mi rimane molto poco perché il Paradiso mi occupa nove mesi l’anno. Tutto quello che ho fatto era quando il Paradiso era fermo. Vorrei tornare a Teatro, ho una pièce a due personaggi, scritta da Paolo Zuccarini. Vorrei farlo appena sarà possibile. Farò un Recital di poesie a Madrid per il 2 giugno. Visto il successo ottenuto, immagino che anche Màkari avrà un seguito e poi con la nuova stagione del Paradiso mi rimane poco tempo.

Se riaprono i Teatri potrà fare altro?

Mi sembra molto improbabile, dovevano aprire il 27 marzo e poi non hanno confermato. Mi sembrava più un contentino per dire “vi stiamo tenendo in considerazione piuttosto che una reale astensione”. Fare una programmazione il 27 marzo è ridicolo. Mi sembra più una mossa politica per evitare storie! Come dire “Vi abbiamo ascoltato e vi diamo il contentino”. E’ chiaro che la riapertura del 27 marzo non serve a nessuno.

Sarebbe meglio riaprire ad ottobre quando si potrà fare una programmazione vera!
La stessa cosa per il Cinema, non capisco perché non riaprano attuando una regolamentazione di posti distanziati, obbligo della mascherina, un protocollo Covid che si possa applicare nelle sale, avrebbe reso possibile la programmazione. Non so che dire, purtroppo siamo in questa situazione da troppo tempo, i contagi continuano a salire e ho l’impressione che vivremo a contatto con questo virus per un bel po’ di mesi. Non so neanche se aprendo i Teatri ed i Cinema, la gente si precipiterà a frequentare questi posti. Noi siamo in una guerra e non ci sveglieremo mai da questo incubo. La ricaduta di questa esperienza traumatica nelle nostre vite, sia di noi adulti, degli anziani, degli adolescenti e dei bambini, non sappiamo come sarà. Non è dato neanche sapere se domani, riaprendo il Teatro, quanta gente non avrebbe paura di frequentare quei luoghi.
Mentre ci si può accalcare nei centri commerciali e nelle pizzerie, siccome rispetto alla cultura abbiamo sempre avuto non una necessità ma uno sfizio, bisogna vedere se saranno quelli i più frequentati una volta riaperti. Temo di no ma bisogna aspettare!
Di cosa abbiamo sentito veramente la mancanza? Da quello che vedo in giro, sentono più la mancanza degli happy hour, delle discoteche, delle pizzerie piuttosto che del Cinema e del Teatro anche perché con le piattaforme ormai ci hanno ubriacato, siamo tutti a casa a seguire ed ha anche un costo inferiore rispetto a quanto costerebbe portare una famiglia al Cinema. Il Teatro è sempre stato luogo di elezione. Non è frequentato come in Inghilterra, in cui va sia l’operaio che la regina. Sono molto curiosa di sapere cosa succederà. Niente sarà come prima e ci vorrà un po’ di tempo prima di riprendere abitudini e fiducia che avevamo lasciato.

Elisabetta Ruffolo

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