ARANCIA MECCANICA E LA RONDA DEI CARCERATI
Cinema e arte

Molti di voi sicuramente avranno visto il capolavoro cinematografico di Stanley Kubrik Arancia Meccanica datato 1972. Più che un film, secondo il mio modesto parere, è un’analisi antropo-sociologica della violenza e dellasocietà che pone un dilemma morale vivo e attuale ancora oggi: la libertà di scelta. Il regista ha chiaramente tratto ispirazione dal libro di Antony Bruggess che porta lo stesso titolo, ma anche da un’opera d’arte: La ronda dei carcerati di Vincent Van Gogh (1890).
Siamo nella Londra del 1980, il protagonista si chiama Alex ed è il capo di un quartetto di giovani teppisti che trascorrono le loro giornate nell’esercizio di efferate violenze e stupri, dopo essersi drogati. A farne le spese sono un mendicante picchiato, una banda rivale fatta a pezzi, una ragazza di strada violentata e infine uno scrittore e sua moglie, massacrati di botte. Scontenti del dispotismo di Alex, i compagni, lo colpiscono e lo lasciano nelle mani della polizia. Condannato a 14 anni di reclusione, il giovane si finge mite e ottiene, dopo due anni un trattamento di condizionamento al bene mediante nausea per il male. Rimesso in libertà, dopo essere diventato remissivo e pacifico, sono gli altri ora ad essere violenti con lui: la famiglia lo respinge, due suoi amici lo seviziano. Dopo un tentativo di suicidio, viene ricoverato a spese dello Stato in una clinica, dove gli verrà restituita la sua primitiva fisionomia.
Subito dopo l’uscita nelle sale diversi casi di omicidio sono finiti sui tabloid britannici e Kubrick fu costretto a difendersi dalle accuse di violenza imitativa. Lo stesso regista in un’intervista fatta in quel periododisse:“so che ci sono persone che credono sinceramente che i film e la TV contribuiscono alla violenza, ma quasi tutti gli studi ufficiali su questa questione hanno concluso che non esistono prove , c’è sempre stata violenza nell’arte: c’è violenza nella Bibbia, violenza in Omero e violenza in Shakespeare” . Nonostante Stanley Kubrick avesse contestato l’idea che la violenza nell’arte potesse portare a quella nella realtà, alla fine nel 1973 decise di rimuovere Arancia meccanica dai cinema del Regno Unito e non fu più proiettato fino alla sua morte. La pellicola, ancora oggi resta una delle grandi opere del cinema: visivamente magnifica, aggressiva, riflessiva, ipnotica e soprattutto psicologica. A mio modesto parere il messaggio che vuole trasmettere è solo uno: l’istinto umano, la sua naturale inclinazione non possono essere soppressi poiché sono destinati a rimanere latenti nella fantasia e nelle azioni potenziali dell’uomo che continuerà sempre a rimanere ancorato alla sua impunita libertà. È necessario quindi che l’uomo possa scegliere tra bene e male e che vi sia il caso in cui egli scelga il male,poiché privarlo di questa possibilità di scelta significa renderlo un essere inferiore.
Vincent van Gogh dipinge La Ronda dei carcerati ispirandosi ad una incisione di Gustave Dorè. Il quadro nasce da una tragica esperienza del pittore che fu ricoverato in un manicomio, dopo che gli abitanti del suo quartiere, firmarono una petizione affinché fosse allontanato per i suoi comportamenti irrispettosi e intemperanti.
Nell’ospedale psichiatrico gli viene assegnata una camera singola e una stanza al piano terreno dove continuò a dipingere. Non ha soggetti, né ispirazioni da ciò che vede intorno a sé e allora decide di dipingere traendo spunto da riproduzioni di altri quadri, appunto quello di Dorè.
Nel dipinto vediamo un cerchio di uomini che camminano in un cortile, circondati da mura di mattoni talmente alte da non far vedere il cielo. E’ il cerchio di disperati intrappolati nell’espiazione delle loro pene, mentre la società, rappresentata dai borghesi e dal soldato nell’angolo, li guarda senza apparente pietà. E al centro di questa sofferenza circolare, fatta di un movimento perpetuo che non sembra possibile interrompere, un uomo senza berretto, dai capelli rossi, fissa il pubblico. Solo un detenuto guarda verso l’osservatore con uno sguardo diretto e interrogativo che indica la volontà di stabilire un contatto tra il detenuto e gli osservatori dell’opera. Il dipinto non è la raffigurazione di una scena vista dal vero ma la scelta di trasformare l’immagine in una sorta di reportage sociale sulla condizione dei reclusi come forse si sentiva Vincent. La scena è ossessiva e senza speranza anche se in alto a sinistra le due farfalle potrebbero simboleggiare un desiderio di libertà che prima o poi si trasformerà in realtà; tuttavia, il quadro è stato spesso utilizzato come spunto per raccontare e rappresentare storie di reclusione e di annichilimento senza speranza.
Il confronto
Ciò che spicca a primo impatto, osservando la somiglianza fra la scena di Arancia Meccanica e l’opera d’arte é proprio l’andamento circolare dei carcerati. Nel quadro,tra la folla si scorge un uomo che fissa lo spettatore, il quale secondo alcuni critici,rappresenterebbe un autoritratto. Nonostante nel film la medesima figura non volga lo sguardo verso l’osservatore, possiamo comunque dedurre che si tratti del protagonista e che, così come Van Gogh ha voluto rappresentare il suo spaesamento interiore e la sua perdita di valori, allo stesso modo Kubrick ha voluto conferire al protagonista Alex, la stessa carica emotiva e le stesse sensazioni.
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