ARGENTINA

I bambini del Llullaillaco

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Abbiamo imparato a conoscere gli Inca attraverso le numerose testimonianze che ci hanno lasciato. Nutriamo vero rispetto per questo popolo antico e finemente istruito. La loro conoscenza ci incuriosisce e ci interroga. Essi hanno rappresentato il più vasto impero precolombiano del continente americano e la loro esistenza va collocatafra l’XIII e il XVI secolo.

Gli inca, come ogni popolo, aveva le proprie credenze. Per garantirsi la benevolenza degli dei, era usanza riconosciuta e reiterata quella di sacrificare persone umane. Nella fattispecie bambini, che venivano scelti fra le famiglie che componevano le varie tribù in base alla loro purezza e alle loro condizioni perfette di salute, in maniera che il sacrificio fosse particolarmente apprezzato.

Nessuno poteva dire di no. Dunque, se tuo figlio risultava essere il prescelto, non dovevi mostrare in nessun caso amarezza ma solo orgoglio per tale onore. Di fatti tale famiglia poi veniva eletta a grado superiore, ossia entrava di diritto nell’aristocrazia incaica. Per la creatura veniva avviato un percorso ben preciso, mirato alla preparazione e al raggiungimento dell’ambito rito, purtroppo consapevole per il fanciullo. Abbiamo in possesso numerose informazioni al riguardo, ma come mai?

È presto detto, sulle Ande, due metri sottoterra, sono stati rinvenuti tre bambini mummificati per congelamento assieme ad un centinaio di oggetti di accompagnamento.

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Lo straordinario ritrovamento è il frutto della spedizione di 14 ricercatori, finanziata dal National Geographic, partiti alla volta della cima del vulcano Llullaillaco, monte maestoso di 6.700 metri, ubicato al limite tra Cile e Argentina nel mezzo della catena andina. Un team diretto dallo statunitense Johan Reinhard e organizzato da archeologi e antropologi nord americani, argentini e peruviani. In condizione climatiche proibitive per qualsiasi essere umano, nel marzo del 1999 la scoperta di tre mummie bambine perfettamente conservate. Tre corpi che ci raccontano il lato oscuro delle liturgie che precedevano il sacrificio vero e proprio. Grazie alle analisi successive condotte sui loro capelli dai ricercatori dell’Università di Bradford sappiamo, ad esempio che le vittime assumevano grandi quantità di alcol e foglie di coca. I bambini di 6, 7 e 13/15 anni sono stati sacrificati circa 500 anni fa in occasione di una tipica Capacocha. Una cerimonia sacrificale che siglava gli avvenimenti più importanti per il popolo Inca, legati alla vita dell’imperatore, o che aveva lo scopo di scampare catastrofi naturali come le carestie. Dunque i prescelti venivano agghindati con oggetti preziosi e vesti pregevoli poi portati dall’imperatore per il rito. Successivamente scortati dai sacerdoti sulle Ande, di lì bevevano drink inebrianti per minimizzare il dolore, seguiva lo strangolamento o un colpo in testa, perfino la morte per assideramento come giusta conclusione.

Il bimbo, 7 anni.

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Il primo corpo ritrovato apparteneva ad un ragazzo di circa sette anni, era seduto su una tunica grigia con la faccia rivolta verso il sole nascente. La presenza di vomito sulle sue vesti potrebbe essere la prova di una morte non pacifica.

La "doncella de Llullaillaco" è una delle mummie meglio conservate al mondo.

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Fu ritrovata poi la vergine, la cui età si aggira fra i 13-15 anni, probabilmente scelta per la sua straordinaria bellezza. Studi approfonditi hanno permesso di scoprire che la sua dieta era cambiata 24 mesi precedenti alla sua dipartita, mentre quella degli altri due bimbi solo nove mesi prima. Questo fatto potrebbe indicare la sua presenza in una casta ben precisa, alla quale accedeva solo chi aveva il destino segnato: sacerdotessa, moglie di re o ancella da sacrificare. Mais e proteine unite ad uso comprovato di sostanza stupefacenti lasciano presagire una certa consapevolezza del suo compito. Le ricche vesti con l’elegante acconciatura avvalorano la tesi del suo alto rango.

“La bambina del fulmine”, 6 anni.

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Il terzo ritrovamento: la bambina del fulmine, così chiamata perché dopo la sua morte un fulmine l’ha colpita in pieno, lasciando un segno visibile sul volto. L’espressione di terrore che trapela dal suo viso non ha bisogno di ulteriori parole.

Dal 2007 le tre mummie sono esposte al Museo de Arqueología de Alta Montaña, a Salta, in Argentina. La riesumazione e l’esposizione delle mummie viene ritenuto un affronto dai discendenti del popolo Inca. Il vulcano Llullaillaco è ancora un monte consacrato per loro, che non andrebbe profanato. Le tribù native implorano il riposizionamento dei corpi sul vulcano.

Francesca Coppola

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