ATTENTATO DUGIN, IL PUNTO SULLE INDAGINI

Mosca punta il dito contro l’Ucraina: “Terrorismo di Stato”. La prima sospettata è Natalya Vovk

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Sono in corso le indagini per individuare l’autore dell’attentato nel quale è rimasta uccisa Darya, filosofa e giornalista russa nota per essere la figlia del filosofo ultranazionalista Aleksandr Dugin.

Le immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza sono sconvolgenti: si vede Dugin in piedi con le mani tra i capelli, incredulo, davanti alla vettura in fiamme.

Classe 1992, collaboratrice delle testate giornalistiche “Russia Today” e della tv ortodossa “Tsargrad”, simpatizzante delle politiche espansionistiche e imperialistiche di Putin e sostenitrice dell’invasione dell’Ucraina, Darya è stata vittima di un’autobomba a cinquanta chilometri da Mosca.

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Dalle prime verifiche è emerso che l’attentato sarebbe stato commissionato da uomini di Kiev. In realtà il bersaglio non era Darya, bensì Dugin, che aveva approvato pubblicamente l’offensiva del Cremlino in Ucraina. L’intellettuale sessantenne, famoso in patria e all’estero per la sua vicinanza al leader della Lega Matteo Salvini, è tra i promotori di una filosofia nazionalista che si basa sull’idea di creare una superpotenza sovietica e quindi di restaurare l’antico impero unificando la Russia con le ex Repubbliche sovietiche.

Aleksandr Bastrykin, capo del Comitato investigativo russo, ha dichiarato: “Si stanno valutando tutte le versioni per determinare la responsabilità dell’accaduto. Si sospetta che l’ordigno fosse piazzato sotto il sedile del conducente”.

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Dugin sarebbe ancora vivo solo grazie a una casuale circostanza, in quanto avrebbe cambiato auto all’ultimo minuto e gli attentatori avrebbero così seguito la figlia Darya, che sfortunatamente era salita a bordo della Toyota Land Cruiser del padre.

cms_27251/Maria_Zakharova.jpgMaria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, ha affermato che se le indagini dovessero confermare la responsabilità del governo di Kiev questo attentato andrebbe classificato come un vero e proprio atto di terrorismo di Stato.

I servizi segreti russi hanno puntato il dito contro gli omologhi ucraini, indicando come sicaria una donna di nome Natalya Vovk, la quale, approdata in Russia il 23 luglio di quest’anno insieme alla figlia 12enne, avrebbe seguito i movimenti di Darya Dugin affittando un appartamento poco distante dalla sua abitazione. La presunta attentatrice, secondo i russi legata alle forze militari ucraine, sarebbe fuggita in Estonia subito dopo l’agguato.

Immediata la risposta della Presidenza ucraina che, per mezzo del consigliere Mikhailo Podolyak, ha negato categoricamente il proprio intervento con queste parole: “L’Ucraina non è uno Stato criminale come la Russia”.

Nonostante ciò alcuni amici della vittima, tra cui Akim Apachev, ultranazionalista, facendo leva sulla possibile matrice ucraina dell’attentato, hanno cercato di incitare la gente a marciare contro Kiev per distruggere l’Ucraina, sostenendo che a causa dei possibili attacchi di quest’ultima neanche la Russia è più un Paese sicuro.

Antonio Conversano

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