AURORA:LA PENNA COL SERBATOIO ESPOSTA PERMANENTENENTE AL MOMA DI N.Y.

Dietro le grandi penne ci sono le grandi idee.

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cms_20457/f1.jpgÈ il 1919, pochi mesi dopo la fine della Grande Guerra, quando Isaia Levi (Torino 1863 - Roma 1949) industriale ebreo, fonda a Torino la Fabbrica italiana penne a serbatoio Aurora.

Lo stabilimento ha sede nel centro storico della città, in via della Basilica 9, nel cosiddetto quadrilatero romano.

Le "penne a serbatoio" indicate nella denominazione dell’azienda non sono altro che quelle che comunemente definiamo penne stilografiche, oggetti inventati all’incirca alla metà dell’Ottocento, la cui diffusione farà registrare un decisivo salto di qualità tra il 1883 ed il 1884.

Il successo arride quasi subito all’azienda torinese, premiata dal mercato per l’ottima qualità delle penne prodotte; una parte importante della rapida affermazione dell’Aurora va senza dubbio assegnata alle efficaci campagne pubblicitarie con le quali vengono lanciati i prodotti, affidate ad affermati professionisti del settore.

Una delle caratteristiche che contraddistingue l’Aurora fin dai suoi primi anni è il forte impegno a favore dell’innovazione tecnologica dei prodotti: non a caso, già nella seconda metà degli anni Venti l’impresa torinese introduce un’importante novità nella produzione, lanciando una penna realizzata non più in ebanite, ma in celluloide, la Duplex (così chiamata in quanto la stilografica viene proposta assieme ad una matita meccanica).

Il nome di questa nuova serie viene deciso tramite un concorso pubblico, a conferma della grande attenzione riservata alla comunicazione in tutte le sue forme.

Negli anni Cinquanta, la diffusione sempre più capillare delle penne a sfera determina una forte riduzione delle quote di mercato delle case produttrici di stilografiche, le quali, per reagire a questo stato di cose, non hanno altra strada che quella di puntare con grande forza su una sempre maggiore innovazione dei propri prodotti.

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L’Aurora si dimostra pronta, a differenza di altri storici marchi internazionali, a raccogliere questa sfida, e introduce pertanto nel mercato modelli con particolari tecnici inediti: è il caso della Duocart, nella quale vengono utilizzate per la prima volta cartucce di inchiostro in materiale plastico in duplice copia per ogni penna (progettate dal futuro premio Nobel per la chimica Giulio Natta, il padre del celebre Moplen), consentendo di abbandonare definitivamente l’uso ormai anacronistico del calamaio.

La stessa soluzione tecnica verrà adottata qualche anno dopo nel modello Auretta, penna con la quale l’azienda torinese cercherà, così come fece negli anni Trenta con la Topolino, di reinserirsi nel mercato degli studenti; questo modello verrà accolto con grande favore dai soggetti per i quali era stata pensata.

Nel 1958 viene assunto in azienda come dipendente Franco Verona, appena rientrato a Torino dopo aver seguito nel 1938 la madre in Argentina a causa delle leggi razziali.

Verona diventa quindi manager e negli anni Sessanta acquisisce il controllo della società.

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Due le sue creazioni considerate opere d’arte ed esposte al Moma di New York: nel 1970 la cilindrica Hastil e nel 1974 la penna a sfera Thesi.

Gruppo arte e cultura di Orietta Paganotti

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