BIG DATA E CIVILTA’ DELL’INFORMAZIONE

Quale futuro per la tutela dei diritti cognitivi?

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Tutti sappiamo che cercare informazioni su prodotti e servizi interrogando i motori di ricerca è un’operazione rischiosa perché espone alla possibilità di ritrovarsi poi sommersi di pubblicità insopportabile seppure pertinente ai desiderata se non addirittura ad uno stillicidio di approcci non direttamente derivanti dall’accettazione dei cookies ma ad essa conseguenziale.

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La tecnologia dell’informazione, evoluta in maniera sempre più vertiginosa, intercetta tutti gli indicatori utili ai colossi del web da utilizzare, attraverso l’elaborazione dei dati forniti dallo stesso internauta, ogni la miriade di elementi captati per predire una sterminata serie di comportamenti umani.

cms_22445/2.jpgUna ricerca molto corposa condotta da Shoshana Zuboff, sociologa della Harvard business school, indaga come l’affermazione dei big data ( locuzione inglese traducibile in "grandi [masse di] dati", o in italiano megadati) e dell’economia della sorveglianza metta a rischio la democrazia.

La ricerca in estrema sintesi rileva la seguente dinamica dei fatti/comportamenti.

Diffusosi lo spazio web (world wide web) apparve ovvio che il miglior modo di guadagnarci del denaro fosse trasformarlo in un contenitore pubblicitario. L’idea, almeno inizialmente, non funzionò, o quasi, e molte aziende fallirono. Una compagnia, però, oltre a pubblicizzare i propri prodotti sul suo sito, creò un eccellente motore di ricerca: Google. Le informazioni, elaborate in maniera innovativa, permettevano di capire molte cose degli utenti, incluse quelle che, a prima vista, non sembravano strettamente correlate alle ricerche stesse.

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Capacità di immagazzinamento e potenza di calcolo consentirono a Google di inserire la pubblicità in maniera mirata e, quindi, maggiormente redditizia. Ma la scoperta dei futuri padroni del web (Google, Amazon, Facebook) fu quella, superata una certa soglia critica di dati immagazzinati, di riuscire a fare previsioni sull’utente così precise fino a predirne il comportamento. Con grande disinvoltura i padroni della rete, aiutati in questo dalla crescente dipendenza del pianeta nei confronti del telefono cellulare connesso ad internet, accumularono quantità difficilmente stimabili di dati relativi non solo alle propensioni commerciali delle persone, ma a localizzazione, abitudini, spostamenti, comportamenti umani (quelli online ma anche quelli offline). Questi dati in parte sono utilizzati per migliorare genericamente beni e servizi, ma il residuo (definito con neologismo behavioural surplus), confluisce in quei c.d. prodotti di previsione. Il punto più delicato è infatti, la trasformazione in comportamenti da vendere, in quelli che Zuboff chiama “mercati comportamentali a termine”.

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Questo tipo di mercato fornisce gli incentivi alla raccolta e alla profilazione dei dati, e si può considerare il perno del capitalismo della sorveglianza, perché da esso promana la forza che spinge a sorvegliare. Il capitalismo della sorveglianza si nutre, dunque, della complessiva esperienza umana e con esso si impone una nuova forma di potere.

La sua forza deriva non da armi ma da un’architettura computazionale di dispositivi intelligenti, di cose (Internet of Things) e spazi tra loro connessi. Il capitalismo della sorveglianza va, dunque, limitato non soltanto per ragioni antiche (è monopolistico e viola la privacy) ma soprattutto perché riduce a merce i comportamenti umani e attraverso il loro commercio consente arricchimenti straordinari. Un capitalismo che non si accontenta “di automatizzare i flussi di informazioni su di noi, ma mira a automatizzare noi stessi”. Una civiltà dell’informazione che voglia definirsi democratica se intende progredire, deve prevedere nuove tutele di diritti cognitivi che proteggano i cittadini dall’invasione e dal furto di dati su vasta scala.

Per maggiori approfondimenti sul tema: Shoshana Zuboff, Il capitalismo della sorveglianza. Il futuro dell’umanità nell’era dei nuovi poteri, Luiss University Press, 2019.

Francesco Leccese

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