BOTTIGLIE RICICLATE DAL MARE
Il progetto Ecover

La seconda estate Covid è appena iniziata e mentre ci si interroga quando sarà possibile un vero ritorno alla normalità, senza mascherine e tutta la libertà possibile di muoversi ovunque, toccarsi senza temere, c’è chi, finalmente pone l’obiettivo principale sulla salute dell’ambiente. In un periodo davvero tragico per il nostro clima, dove l’impatto sempre crescente dei condizionatori è particolarmente evidente, unito alla bomba di plastica pronta ad esplodere dell’uso delle mascherine costituite da un materiale non biodegradabile e per questo, si corre il rischio di uno smaltimento di rifiuti solidi, una minaccia simile a quello delle buste.
Arriva direttamente dal Belgio una notizia che dona speranza. Il brand Ecover ha messo in pratica, quella che fino ad ora era una idea utopica: creare packaging dei detersivi, utilizzando la plastica presente negli oceani. Si tratta di un’azienda che già si occupa di prodotti sostenibili ed ecologici. I detersivi sono creati senza l’uso di fosfati, ossia quelle sostanze altamente nocive per l’ambiente e soprattutto per le acque. Per completare tale progetto di sostenibilità, hanno pensato di dedicarsi al riciclo. La fine di maggio ha dato il via al commercio di bottiglie realizzate usando i rifiuti plastici raccolti in mare, i primi prototipi immessi sul mercato conterranno solo il 10% di rifiuti marini, una quantità, comunque, destinata ad aumentare gradualmente. “Ocean Bottle”, questo il nome dei prodotti è stato possibile grazie anche al lavoro combinato con il produttore Logoplaste, il quale si è occupato dell’accostamento dei rifiuti polimerici marini, con un tipo di bioplastica creata dall’unione di canna da zucchero e plastica riciclata. Per il momento l’involucro riciclato riguarderà solo il detersivo della lavatrice, per poi fare spazio ad ogni tipo di detersivo.
Tutto ha inizio attraverso una pesca insolita, ossia quella della plastica dal mare. “Waste Free Oceans” organizza la raccolta dei rifiuti di plastica, con lo scopo primaditutto di sensibilizzare un problema che attanaglia la nostra Terra ormai da tempo con lo scopo inoltre, di vedere la plastica come risorsa. La plastica ripescata non è molto degradata ma è comunque viscida, per via delle alghe, per questo motivo necessita di una maggiore pulizia rispetto a quella raccolta a bordo strada. Si tratta di un processo molto minuzioso che prevede il riutilizzo solo del 20%, mentre il restante sarà rivenduta a chi si occupa della produzione di oggetti che non richiedono materiale riciclato di qualità alimentare, come il bidone della spazzatura.
Cambiare la rotta si può: modificare le proprie abitudini, demolire l’indifferenza, aprire gli occhi non al futuro ma al presente, essere esempio, lasciarsi ispirare.
Un progetto ambizioso che dovrebbe avere più proseliti, chi avrà la caparbietà e il coraggio di seguirli?
Lascia un commento
NB: I commenti vengono approvati dalla redazione e in seguito pubblicati sul giornale, la tua email non verrà pubblicata.